“La Russia di Putin”: Ezio Mauro dialoga con Annalisa Cuzzocrea sugli scenari globali

Molto interessante quest’iniziativa presa da la Repubblica di pubblicare tre libretti che prendono in esame le più grandi potenze a livello globale, e i relativi leader, attraverso altrettante interviste di Annalisa Cuzzocrea a esperti di Geopolitica.

La Russia di Putin Ezio Mauro Annalisa Cuzzocrea
La Russia di Putin Ezio Mauro Annalisa Cuzzocrea

Ne “La Russia di Putin”, la giornalista intervista Ezio Mauro, giornalista e scrittore, ex corrispondente da Mosca, relativamente al paese guidato da ormai 25 anni da Putin.

Per capire la Russia di oggi, afferma Mauro, bisogna partire da Stalin, dal suo difficile rapporto con Lenin e dalla degenerazione degli ideali della rivoluzione che avrebbe dovuto portare il “sol dell’avvenire” e che invece ha complessivamente fallito la prova della storia.

Cuzzocrea inizia la sua intervista entrando nel vivo della contraddizione tra la visione federalista dello stato di Lenin e quella centralistica di Stalin.

Spiega Mauro: «Stalin ha un’idea “granderussa”, Lenin è per l’autodeterminazione delle repubbliche, l’Ucraina, la Bielorussia, la Transcaucasia, unite alla Russia da un patto federale

D’altra parte, aggiungo io, che nel mirino di Putin ci fosse quel diritto alla secessione delle repubbliche, inscritto nella Costituzione sovietica del 1924, fortemente voluto da Lenin, era divenuto già chiaro nel discorso fatto dal nuovo zar in occasione della cosiddetta Operazione Speciale Militare, del febbraio 2022.

L’Europa, secondo Mauro, si è trovata spiazzata dall’iniziativa militare della Russia a causa non solo di una sottovalutazione, ma soprattutto di un’incomprensione, non avendo tenuto conto che la dimensione imperiale della Russia non è una sovrastruttura dello stato, ma un elemento della natura russa, parte della sua anima. Questa natura imperiale è qualcosa di insopprimibile, che porta probabilmente, assieme alla ripulsa di Gorbaciov e Eltsin, un certo consenso a Putin, almeno iniziale.

Putin nel tempo si trasforma, afferma Cuzzocrea; prima fa accettare al cosiddetto Occidente i suoi metodi antidemocratici: in Georgia, in Cecenia, in Crimea e nel suo stesso paese (personalmente, ritengo che questa “cecità” dei paesi europei sia stata in gran parte indotta dalle forniture di gas a prezzo assai concorrenziale), per poi decidere di sfidarlo.

Mauro conferma quest’opinione dell’intervistatrice, chiarendo come con questa sfida Putin attacchi direttamente la cultura liberale e democratica che è alla base delle Costituzioni e delle istituzioni europee, giudicandola non più in grado di rappresentare gli interessi dei cittadini, strizzando maliziosamente l’occhio ai cittadini stessi.

Putin cerca di rivestire la sua guerra in Ucraina di una nuova vernice ideologica, con la teorizzazione putiniana dell’autoritarismo come cultura politica figlia perfetta dei tempi, dopo la stagione esausta della democrazia.

Putin, dice Mauro ne “La Russia di Putin”, non rimpiange il comunismo, la bandiera rossa e la falce e il martello, anche se spesso usa ancora questi simboli per accattivarsi i nostalgici della vecchia URSS. Ciò che Putin rimpiange è la solidità che la dottrina marxista-leninista, con l’accompagnamento di tutta la sua mitologia, conferiva a Mosca nel mondo.

Il Presidente russo, con l’invasione dell’Ucraina: «infine spezza il codice su cui si regge l’equilibrio mondiale, infrange il sistema di regolazione dei conflitti, cancella il disegno europeo di coesistenza degli opposti tracciato a Jalta quasi ottanta anni fa… Tutto diventa possibile perché sono saltate le tavole della legge e la politica può essere soppiantata dalla forza.» riporta ancora Mauro.

Da un punto di vista ideologico, Putin identifica il cuore dell’Occidente nella democrazia, denunciandola come in crisi, esaurita e declinante, proponendo un altro tipo di democrazia, illiberale, cioè di tipo totalitario, quasi un ossimoro.

L’iniziativa al contempo politica e militare di Putin mira quindi alla creazione di un mondo multipolare, non più egemonizzato dall’Occidente, nel quale la Russia possa assumere un ruolo salvifico e moralizzatore contro il presunto nichilismo, il presunto decadimento dei costumi, il rifiuto della tradizione, la globalizzazione e la società aperta. La nuova ed eterna Arca, l’avamposto della salvezza, secondo il filosofo Aleksandr Dugin.

Cuzzocrea chiede quindi conto a Ezio Mauro della pervasività di un’ideologia simile in Europa, tanto in una parte della sinistra che della destra, il quale risponde non negando la difficoltà a capire tale atteggiamento.

A sinistra va cercato in parte nella persistenza della memoria della Rivoluzione d’Ottobre, nonostante le sconfessioni e le rivelazioni della storia e in parte all’antiamericanismo a prescindere.

A destra, invece, la Russia di Putin rappresenta il modello di un possibile superamento della forma democratica a favore di un modello autoritario.

Le ultime domande di Cuzzocrea riguardano Navalny e la sua eliminazione fisica.  Mauro non usa infatti mezze parole per dire che Navalny è stato dapprima isolato, poi annientato.

Il volumetto “La Russia di Putin” termina infine con una citazione da parte di Mauro di una frase presa da Il maestro e Margherita di Bulgakov, la seguente: «Tutto può ancora accadere, perché nulla può durare in eterno».

 

Written by Algo Ferrari

 

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