“Introspezione” di Giovanna Fracassi: andare oltre il confine spazio-tempo
“La mente, lo spirito, l’anima stanno rinchiusi in questo involucro e questo sono io. Il corpo è il guscio, la casa, il tempio, il mio balcone sul mondo, ciò per mezzo del quale agisco, mi muovo, mi rendo visibile e fruibile agli altri. Quando si guasta o degenera io vado a fondo, è solo questione di tempo. E quanto tempo ho a disposizione?”[1]

“Introspezione” di Giovanna Fracassi è una raccolta di racconti edita nel 2024 da Rupe Mutevole Edizioni (volume iscritto alla 63ª Edizione del Premio Campiello). Al suo interno trentasei racconti di diversa estensione, alcuni infatti sono brevissimi come “Insonnia”, “L’uomo senza storia”, “La ragazza farfalla, “Ti ricordi?”, “Una storia in dissolvenza” e “Temporale d’estate”; altri si estendono per circa una decina di pagine come “L’amore di Alfred”, “L’alba”, “Un uomo” e “La scelta”. Come già dichiarato nella prefazione dalla stessa autrice vicentina, il protagonista indiscusso è il tempo.
“Infatti ogni mio personaggio si muove sul piano temporale inclinato o verso la vita già trascorsa o verso quella che si prospetta, quella che spera ed il suo presente è in bilico, sempre alla ricerca di un difficile equilibrio.”[2]
Il tempo è presente anche nella copertina ‒ realizzata da Patricia Tessaro ‒ sottoforma di clessidra[3] che ne richiama la misurazione nella materia: l’aspirazione di poter contenere in un oggetto questa dimensione che, sin dalla sua intuizione-creazione, ha lasciato nell’essere umano una sorta di ferita inguaribile che si manifesta con il pensiero della morte. Infatti tempo e morte sono da sempre accostati e temuti, nella mitologia greca si narra che la dimensione temporale abbia avuto inizio con l’evirazione di Urano per mano del figlio Crono armato di falce (che ricalca il simbolo della morte). Crono successivamente divenne proprio la divinità del tempo, della fertilità e dell’agricoltura.[4]
La clessidra di Giovanna Fracassi rappresenta la circolarità del tempo, nei racconti ivi presentati i personaggi si distaccano dal concetto lineare per intraprendere un viaggio di consapevolezza necessario per la salvaguardia del proprio benessere fisico e psichico.
“E quanto tempo ho a disposizione?”
Il secondo simbolo presente in copertina è la bussola che convoca la dimensione spaziale essendo usata come indicazione per i punti cardinali, dunque le quattro direzioni principali dello spazio (nel pianeta Terra, ovviamente). In questa immagine nella quale spazio e tempo diventano bussola e clessidra, due colori ‒ rosso e blu ‒ spiccano maggiormente essendo legati al completamento del senso che l’autrice vuole rappresentare, infatti il rosso è connesso all’amore ed al sangue (che richiama la morte) ed il blu all’anima ed alla morte. Amore, anima, morte. Nascita, vita, morte.
Sono diversi i racconti contenuti in “Introspezione” che terminano con il decesso del protagonista o di una persona cara al protagonista, l’autrice presenta in alcuni casi il suicidio come, ad esempio, ne “Il fiume” e “L’assenza”, in altri casi è la malattia che subentra implacabile come ne “La scelta” oppure è un incidente stradale che sconvolge la vita dei personaggi come nel racconto “Determinazione”.
“E quanto tempo ho a disposizione?”
Non si deve considerare cupa la prosa di Giovanna Fracassi, anzi tutt’altro, la tematica della morte è affrontata con cognizione e determinazione: il Fato ‒ ciò che è accaduto, ciò che accade e ciò che accadrà ‒ è il protagonista silente, gli eventi che accadono nelle storie sono già stati scritti dalla Provvidenza e per questo ritenuti doverosi, obbligatori, giusti. Quando il punto di vista è ciclico non c’è spazio per l’ingiustizia della malattia e della perdita: quella che viene erroneamente chiamata fine è in realtà trasformazione in un eterno divenire.[5]
“Forse devi allontanarti da questo posto, è stupendo e capisco quanto tu te ne senta parte, ma per comprendere che direzione vuoi dare alla tua vita, hai bisogno di lasciarti il passato alle spalle. Non puoi vivere solo di ricordi. Li terrai sempre con te ma non devi lasciare che ti impediscano di guardare avanti, di vivere la tua vita adesso e di progettare il tuo futuro.”[6]
La ricerca del sé profondo, dell’introspezione, è l’unica via di liberazione che gli esseri umani possono percorrere. Lo sa bene l’io narrante de “La donna allo specchio” che “inventa parole o si racconta tra il serio e il faceto, si prende un po’ in giro ma poi si riveste di seria autocritica […]”[7] e che stanca e sofferente “attende nella notte il messaggio del figlio ed il suo passo sicuro e resta in ascolto dei movimenti leggeri della figlia al suo rientro e nel silenzio resta immobile per non disturbare il sonno di chi le è accanto e intanto ricorda, riflette, spera, sogna e sempre s’interroga senza sosta”.[8]

Un altro filo conduttore della raccolta è la presenza dei “libri” o dell’atto dello scrivere nella maggioranza dei racconti, un dettaglio che profuma di biografico essendo Giovanna Fracassi una lettrice vorace. La partecipazione dei libri[9] ‒ da ritenersi veri e propri “aiutanti/assistenti” per la stesura delle storie ‒ è sin da subito esibita nella splendida citazione iniziale tratta da “Una storia di amore e di tenebra” di Amos Oz[10]: “C’era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità. Quand’ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. […]”
Uno solo dei trentasei racconti vede come protagonisti degli animali: “Lo sparo”, nel quale i cacciatori di frodo rendono orfano un tigrotto adottato successivamente da una lupa argentata, madre di un cucciolo zoppicante.
“Passarono così alcuni mesi fino a quando, un giorno di primavera, i tre sentirono dei guaiti e dei colpi di fucile. Capirono che i cacciatori erano tornati.”[11]
In chiusura si consiglia al lettore di meditare su tutti i racconti contenuti nel volume “Introspezione” perché ognuno cela simboli ed insegnamenti benefici che aiutano a percorrere la via della trasparenza interiore (alcuni di essi appartengono a “Lo scrigno dei racconti” pubblicato precedentemente all’interno del saggio “Lettere a Sofia”, edito da Tomarchio editore nel 2022).
“Camminando ho la possibilità di entrare nel guscio che contiene la parte più fragile e delicata della mia anima: è un guscio che custodisco gelosamente e che proteggo con caparbietà. Non consento a nessuno di penetrarvi, perché è lì che si trova la mia solitudine, la vera essenza del mio essere.”[12]
Written by Alessia Mocci
Note
[1] Giovanna Fracassi, Introspezione, Rupe Mutevole, 2024, pp. 65-67
[2] Ibidem, pp. 9-10
[3] La clessidra è una figura importante per l’autrice, la ritroviamo anche nel titolo della raccolta “Nella clessidra del cuore” (Rupe Mutevole, 2017).
[4] Fertilità ed agricoltura sono legate allo scorrere delle stagioni, e dunque inserite nella dimensione temporale ciclica.
[5] Il pensiero del filosofo greco Eraclito presupponeva proprio un eterno divenire ciclico come, ad esempio, si legge nel frammento “Questo cosmo non lo fece nessuno degli dèi né degli uomini, ma sempre era, ed è, e sarà, fuoco sempre vivente, che con misura divampa e con misura si spegne” (Eraclito, Dell’origine, Feltrinelli, 1993, trad. it. Angelo Tonelli).
[6] Giovanna Fracassi, Introspezione, Rupe Mutevole, 2024, p. 90
[7] Ibidem, p. 63
[8] Ibidem, p. 64
[9] Di seguito qualche esempio tratto dal libro. Da “Il tempo della libertà”: “C’erano libri sparsi ovunque e il suo Pc lampeggiava a lato, su un piccolissimo tavolo.” (p.15); da “L’amore di Alfred”: “Ruth brontolava immancabilmente che non era possibile ridurre così la libreria paterna e che nessuno mai sarebbe entrato ad acquistare un libro in quelle condizioni.” (p.17); da “Intreccio di solitudini”: “Presto sarebbe scesa a rinfrescarsi fra quelle acque azzurre, quieta pausa prima di riprendere a scrivere.” (p.25); da “Il carillon”: “Rebecca scacciò quel pensiero per concentrarsi sul piacere di tenere tra le mani i libri odorosi di stampa. Scelse tre volumi e si avviò a casa.” (p.41); da “Clara e la notte”: “Clara scrive sempre e solo di notte perché è convinta che essa sia popolata dai fotogrammi dei suoi ricordi che, liberi, riemergono a riscaldare, con i colori del tempo, il presente.” (p.45); da “Insonnia”: “Il libro mi è scivolato dalle mani, quando? Non lo so.” (p. 53); da “Un paese quasi fantasma”: “C’erano libri per bambini, con le illustrazioni degli anni ’50 e ’60, tutte le fiabe dei Fratelli Grimm…” (p.73); da “L’alba”: “L’estate scivolava via accentuando l’apparente pigrizia di Laura che trascorreva molto tempo sulla sdraio nel prato davanti a casa, immersa nelle sue letture.” (p.89); da “Tra le increspature dell’anima”: “I libri sono accatastati sul piano del comodino e hanno spinto sul bordo la lampada da lettura, mentre sulla scrivania sono già disposti in ordine sparso quaderni, fogli, penne e matite.” (p. 137); et cetera.
[10] Amos Oz (1939-2018) è stato uno scrittore e saggista israeliano sostenitore della soluzione dei due Stati per la conclusione del conflitto arabo-israeliano.
[11] Giovanna Fracassi, Introspezione, Rupe Mutevole, 2024, pp. 57
[12] Ibidem, p. 75
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