Painting Words #16: intervista a Valeria Gilardoni, in arte Vally
La rubrica “Painting Words” vuole tracciare l’arte contemporanea con una serie di domande rivolte alle personalità più interessanti del panorama odierno. Nella prima puntata abbiamo incontrato Iena Cruz, nella seconda Lorenzo Babboni, nella terza Eugenio Sicomoro, nella quarta Gabriele Artusio, nella quinta Kimi, nella sesta Antonio Bonanno, nella settima Silvia Crocicchi, nell’ottava Giovanni Lopez, nella nona Alessandro Coppola, nella decima Maria Pappalardo, nell’undicesima Sergio Olivotti, nella dodicesima Bruna Iacopino, nella tredicesima Valentina Merzi, nella quattordicesima Erika Belfanti, nella quindicesima Irene Penazzi ed in questa sedicesima vi presentiamo Valeria Gilardoni.

Valeria Gilardoni, in arte “Vally”, nasce a Como il 12 novembre del 1971, vive a Cusino un paesino piccolo in Val Cavargna.
Autodidatta, ha seguito qualche corso per approfondire nuove tecniche: in particolare è appassionata di acquerello che le consente al meglio di esprimere la sua fantasia e la sua gioia di vivere.
I dipinti nascono dal vissuto e la realtà viene trasformata in magiche scenografie, adora ammirare le fotografie di Salgado dove nascono i suoi “bianco e nero” oppure quelle di Kiarostami, dove spesso trasforma i pensieri in illustrazioni.
Ama definire le sue opere vere e proprie cartoline vintage e riesce così a trasmettere anche la sua passione per gli animali, che divengono tra i soggetti preferiti dei suoi lavori creativi. Ha partecipato a svariate mostre a Torino, Roma e ultimamente alla biennale di Ferrara, inserendosi così nei Cataloghi di Effetto Arte.
S.T.: Il tuo percorso di illustratrice è sempre stato lineare o si è imposto improvviso nel tuo cammino? Se sì, puoi raccontare l’evento scatenante che ti ha indotto definitivamente a questa scelta?
Valeria Gilardoni: Fin da bambina mi è sempre piaciuto il mondo creativo, soprattutto i colori, sono autodidatta però ho fatto tantissimi corsi di tecnica acrilico, olio, pastello morbido e secco, ritratto quello che mi si addiceva di più è l’acquarello; però l’evento scatenante è stato in fine 2020, quando una grave patologia cardiaca mi ha colpito e per non pensare mi sono ributtata a capofitto nell’acquarello e nei pastel pencil, posso dire che è stato la mia salvezza.
S.T.: C’è un’illustrazione od opera che ti caratterizza maggiormente?
Valeria Gilardoni: Direi che le mie illustrazioni con gli animali mi caratterizzano maggiormente soprattutto un gatto vestito da Babbo Natale “Mufasa” i suoi occhi mi hanno rapito, però l’illustrazione che sento più mia che mi ha fatto vincere il premio “sisnet” sono “i folletti del finocchione” il finocchio selvatico fa parte dei ricordi della mia infanzia.
S.T.: Fantasia o realtà: qual è la magia che li accomuna?
Valeria Gilardoni: Entrambi i mondi sono affascinanti, ed entrambi in fondo rappresentano la tua anima.
S.T.: Il tuo processo creativo segue pura ispirazione o fasi progettuali predefinite?
Valeria Gilardoni: Di solito ispirazione, però se commissionato ovviamente ha delle fasi progettuali, bozze, struttura, colorazione…
S.T.: Tra i lavori che ti hanno commissionato qual è il tuo preferito?
Valeria Gilardoni: Posso dire i miei preferiti sono i personaggi che ho rivisitato di Tim Burton, Jack e Sally (dove mi sono ritrovata una lei con il mio sguardo) e il cappellaio matto, sono andati a prender posto da chi se li merita veramente!

S.T.: I social hanno contribuito a una visione maggiore delle tue opere? Se sì, quale hai utilizzato maggiormente?
Valeria Gilardoni: Ho aperto una pagina Facebook moltissimi anni fa, solo che ultimamente se non si fa promozione resti invisibile, preferisco Instagram inserendo dei reel o facendo dirette, si ha molta più visibilità.
S.T.: Scegli tre aggettivi per definirti.
Valeria Gilardoni: Guardando i miei lavori magari si riesce a definirmi meglio. Io mi trovo molto solare ma terribilmente permalosa e testarda.
Written by Simona Trunzo
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