“C’era un comico di nome Cecchelin” documentario di Alessio Bozzer: l’essenza dell’attore triestino

“Ho ricostruito la sua vita, la sua professione e le sue vicende, ho letto gli scritti su di lui e su quelli autobiografici che ha lasciato. Ne è emersa una figura davvero sfaccettata. Un uomo triste (come dice suo figlio Guido ‘triste come tutti i comici’), assolutamente geniale e vulcanico, allergico a qualsiasi forma di potere costituito. Un personaggio perfetto a cui dedicare un film.” ‒ Alessio Bozzer

C’era un comico di nome Cecchelin documentario di Alessio Bozzer
C’era un comico di nome Cecchelin documentario di Alessio Bozzer

Il Trieste Film Festival, dedicato al cinema dell’Europa Centrale e Orientale, rappresenta un’importante vetrina nel panorama cinematografico internazionale. La 36ª edizione, che si svolgerà dal 16 al 24 gennaio 2025, si caratterizza non solo per le sue proiezioni di film ma anche per eventi paralleli, come masterclass e incontri con i registi.

“I triestini lo amano ancora tantissimo, è un tipo di comicità che attraverso il teatro e la musica entra nel cuore…” ‒ Nicoletta Romeo

Ricca di spunti per riflettere sulle trasformazioni dell’Europa contemporanea, l’edizione 2025 si preannuncia davvero interessante. Uno dei fiori all’occhiello del Festival è dedicato a un ospite d’eccezione: Angelo Cecchelin.

Che viene celebrato nel documentario diretto da Alessio Bozzer dal titolo C’era un comico di nome Cecchelin, il quale rappresenta un viaggio nel cuore della straordinaria carriera del comico, che ha attraversato decenni di storia italiana.

Doveroso quindi, che la sua città natale rendesse omaggio alla vita e alla carriera del più grande attore comico della Trieste del Novecento; il cui nome, grazie al suo sottile umorismo, si erge come un fondamento della cultura triestina.

Paragonato a figure argute come Petrolini o Totò, a suo tempo Cecchelin veniva celebrato nella sua città per la sua tagliente ironia, oltre che per il suo spirito critico teso a sfidare il potere e a mettere alla berlina ogni sua esternazione.

Un’occasione quindi, quella del Trieste Film Festival 2025, per celebrare il comico con la proiezione del documentario diretto da Alessio Bozzer, e al contempo motivo per scoprire un’artista che con il suo carisma ha segnato la storia del teatro popolare.

È interessante, come Trieste appartenga geograficamente e culturalmente ad un’area ben definita che è quella della Mitteleuropa e non all’Italia.L’Italia aveva Totò e noi avevamo Cecchelin.” Nicoletta Romeo

Il documentario C’era un comico di nome Cecchelin, della durata di 92 minuti, intreccia immagini d’archivio e testimonianze, dipingendo un ritratto sfaccettato di un uomo dalla personalità complessa accompagnata da una sorta di genialità. La pellicola ripercorre il suo percorso artistico e umano, segnato da censure, arresti e il doloroso esilio da Trieste, città che tanto amava, partendo dalla sua iniziale popolarità, durante l’epoca dell’Impero austro-ungarico. Si raccontano poi le sue difficoltà incontrate durante il Ventennio fascista, fino agli anni del suo declino.

“Irredentista all’epoca dell’Impero austro-ungarico, irriverente antifascista nel Ventennio, non si tirò indietro dal prendere in giro i “rossi” e gli jugoslavi nei “40 giorni”, tantomeno a usare la sua tagliente ironia sugli alleati quando governavano la città. Ne pagò il prezzo con sospensioni, diffide, denunce, arresti, lunghi periodi dietro le sbarre o costretto a un forzato ritiro dalle scene.” ‒ Nicoletta Romeo

Nato a Trieste nel 1894, Cecchelin trova nella sua città l’ispirazione per una comicità radicata nel dialetto e nelle tradizioni locali. Ciò, grazie alla sua straordinaria inclinazione a osservare e reinterpretare la realtà, che gli permetteva di creare personaggi pittoreschi, e portare alla luce le caratteristiche del popolo triestino incarnandone il suo spirito.

Perché Angelo Cecchelin non era solo un comico: era un osservatore acuto della società, capace di trasformare le contraddizioni del suo tempo in pungenti rappresentazioni sceniche.

Iniziata la sua carriera negli anni ’20 con compagnie teatrali come La Triestinissima, portava il dialetto e le tradizioni della città sul palcoscenico con un repertorio che spaziava da monologhi esilaranti a una satira politica, la cui impronta erano leggerezza e profondità amalgamate in un mix davvero accattivante.

Comico popolarissimo, geniale e instancabile, inventore di battute esilaranti e refrattario a qualsiasi forma di potere costituito, se più repressivo era il potere più insolente diventava l’attore.

Detentore di una comicità mai banale, ma animata da una satira mordace che lo ha posto in contrasto con le autorità, è stato a lungo perseguitato per la sua satira spietata, e per il suo modo di sbeffeggiare il potere, grazie all’invenzione di battute esilaranti. Subendo durante il regime fascista arresti e censure.

Tuttavia, non ha mai abbandonato il suo pubblico, continuando a recitare anche nei momenti più difficili della sua carriera. Tanto che il suo modo di calcare il palcoscenico è rimasto un baluardo di libertà.

Intorno agli anni ’40 e ’50 Cecchelin portava i suoi spettacoli oltre confine dove, continuando a esibirsi con grande successo, raggiungeva le comunità italiane in America e Australia.

“Sì, questo per me è molto “Mitteleuropa”. In tutta la cultura mitteleuropea (se si pensa ad esempio alle opere dello scrittore praghese Hrabal) ci sono alcune figure che ricorrono… per esempio “l’ubriacone saggio”: beve in osteria e straparla ma, nelle sue parole, c’è sempre un fondo di verità. Sono figure lontane dalla commedia dell’arte ma che nell’Europa centrale sono molto ricorrenti nel cinema, nel teatro e nelle barzellette…” ‒ Nicoletta Romeo

Il documentario C’era un comico di nome Cecchelin di Alessio Bozzer si immerge nel ricco scenario rappresentato dalla vita di Cecchelin, alternando immagini d’epoca, testimonianze inedite e una riflessione sulle sue capacità di raccontare la complessità della vita con ironia e profondità.

Ripercorrendone il percorso artistico e umano, segnato da arresti e dal doloroso esilio da Trieste, la sua città d’origine che tanto amava.

Momenti, che la pellicola ripercorre con dovizia di dettagli grazie anche all’eccellente sceneggiatura firmata dallo stesso Bozzer, il quale ha fruito del contributo di Mauro Zocchi per la fotografia, e Christopher Scherlich per il montaggio.

Questo nuovo lavoro di Bozzer, ricco di aneddoti, testimonianze e immagini inedite rappresenta l’occasione di riscoprire un triestino d’eccellenza e un protagonista indimenticabile della comicità italiana. Restituendo al pubblico, grazie alla presentazione del docufilm al festival, un pezzo di storia della città d’origine di Cecchelin, da un punto di vista culturale e sociale, e riportare alla luce un talento troppo a lungo dimenticato.

Alessio Bozzer, con la sua regia, ha catturato l’essenza dell’artista, mostrando come la sua comicità sia attuale, ispirando generazioni di comici e autori teatrali.

Il Trieste Film Festival 2025, inoltre, rappresenta l’occasione per ricordare la grandezza di Cecchelin e il suo contributo ineguagliabile alla cultura italiana; in un’epoca in cui la comicità spesso si limitava alla superficialità, la figura di Cecchelin ricorda che far ridere può essere un atto di coraggio e intelligenza.

Alessio Bozzer citazioni Angelo Cecchelin
Alessio Bozzer citazioni Angelo Cecchelin

Il documentario vuole essere anche un invito alle nuove generazioni per riscoprire un artista che ha saputo trasformare la risata in un linguaggio universale, capace di unire, emozionare e resistere al tempo. Perché Angelo Cecchelin rimane una figura che va oltre al suo ruolo di comico: è un simbolo della libertà di pensiero e di resilienza artistica.

La sua capacità di trasformare il quotidiano in arte, la sua resistenza alle avversità e il suo amore per la sua terra lo rendono un’icona senza tempo.

Oggi, grazie al festival, il suo ricordo torna a risplendere, offrendo al pubblico un’occasione unica per riscoprire una parte fondamentale della cultura italiana e triestina.

Un evento che celebra il genio istrionico dell’artista, la cui satira schietta e irriverente ha segnato il suo tempo e la sua città di Trieste, da cui si è allontanato per morire a Torino nel 1964.

Da aggiungere, che nel cast figurano personaggi come Paolo Rossi e Renato Sarti. Oltre ad Ariella Reggio, Massimo Sangermano, Giorgio Strehler, Tullio Kezich. Nonché la presenza del figlio dell’attore, Guido Cecchelin, che del padre ne fa un ritratto intimo e preciso, con uno sguardo inedito che si sofferma sull’aspetto umano come su quello professionale. Descrivendolo triste, così come vengono definiti tutti i comici.

“È un documentario con tanto materiale d’archivio, numerose interviste ma anche con momenti di ‘teatro filmato’, dove Cecchelin viene interpretato in alcune gag dall’attore Massimo Sangermano. E la cosa molto singolare è che a distanza di tantissimi anni, quasi 100, è rimasto molto popolare.” ‒ Nicoletta Romeo

 

Written by Carolina Colombi

 

Info

Leggi il programma del Trieste Film Festival 2025

 

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