“Miti d’amore” di Umberto Curi: quell’uno che eravamo

“Nella lingua greca delle origini, mýthos significa semplicemente ‘la parola’, e dunque ha lo stesso significato che hanno anche altri termini, come lógos, épos, rhéma. Non si tratta, tuttavia, di sinonimi del tutto intercambiabili, nel senso che ciascuno di essi ‘dice’ la parola secondo una accentuazione ben precisa.”“Miti d’amore” di Umberto Curi

Miti d’amore di Umberto Curi
Miti d’amore di Umberto Curi

Il saggio “Miti d’amore” di Umberto Curi è stato pubblicato in prima edizione nel 2009 e successivamente con un’edizione rivista nel 2024 da Castelvecchi Editore.

Il volume si presenta al lettore con una Introduzione (da cui si è presa la citazione iniziale) e sette capitoli così denominati: “Quell’uno che eravamo. Il mito dell’androgino”, “Il fascino dello specchio. Eco e Narciso”, Nelle profondità degli Inferi. Il mito di Orfeo ed Euridice”, “Amore e conoscenza. Il mito di Amore e Psiche”, “Una lamentevolissima tragedia. Romeo e Giulietta”, “Il supremo piacere del nulla. La leggenda di Tristano e Isotta”, “Il mito del Don Giovanni”; chiude il volume una corposa parte dedicata alle Fonti e riferimenti bibliografici e l’Indice dei nomi.

Mostrando i titoli dei capitoli, si è voluto sin da subito sottolineare l’arco temporale che Umberto Curi, professore emerito di Storia di Filosofia all’Università di Padova, ha preso in considerazione ne “Miti d’amore”: dal “Simposio” di Platone in cui è narrato il mito dell’androgino sino al preludio del Don Giovanni e del tema della statua inanimata passando per le celebri coppie Eco e Narciso, Orfeo ed Euridice, Amore e Psiche, Romeo e Giulietta e Tristano ed Isotta. Tutte storie d’amore naufragate a parte una, infatti, la storia di Amore e Psiche è l’unica che presenta un lieto fine.

“«La natura nostra d’un tempo non era quella che è oggi, ma ben altra. Prima cosa: i sessi erano tre, non due come ora, maschio e femmina; ma ce n’era di più un terzo, che li assommava ambedue e che, oggi, tranne il nome è scomparso. L’androgino era allora un sesso a parte e prendeva in comune dagli altri due, maschio e femmina, e la forma e il nome.»” ‒ “Simposio”

Umberto Curi riporta le parole di Aristofane, uno dei simposiasti invitati per un banchetto e discorso sull’Amore a casa del tragediografo Agatone. Successivamente alla crisi di singhiozzi che posticipa il discorso del commediografo Aristofane si potrà leggere uno dei miti più avvincenti sull’essere umano: l’androgino, la sua ragion d’essere, l’invidia degli dèi verso l’essere rotondo che portava seco l’armonia e la perfezione, la punizione divina come causa della ricerca dell’amore complementare a cui ogni essere umano è soggetto.

“«La forma di ciascun uomo era rotonda ed aveva dorso e fianchi a cerchio: quattro mani, altrettante gambe, due volti perfettamente uguali sopra un collo tondo. Per i due volti, l’uno opposto all’altro, una testa sola, quattro orecchie, genitali doppi, e il resto come si può immaginare dalle cose dette.»” ‒ “Simposio”

Di seguito Umberto Curi esplica al lettore il fascino della forma degli esseri originari: “Pur camminando in posizione eretta, quando si mettevano a correre gli umani originari si muovevano come fanno i saltimbanchi, volteggiando su se stessi, roteando sui loro otto arti”, sottolineando una possibile spiegazione dell’omosessualità non come disturbo psichico ma bensì come derivante dalla ricerca di questo “corpo” gemello spaccato in due dal figlio di CronoQuanto al sesso, vi erano in realtà tre sessi: il maschio, costituito da due sessi maschili, la femmina, provvista di due sessi femminili, e l’androgino, che aveva entrambi i sessi”.

La ricerca di quell’uno che eravamo è insita in ognuno di noi, la scelta che si opera nel piano erotico e sentimentale è corrispondente alla natura stessa dell’individuo, così Eros ci spinge verso il ricongiungimento originario della forma rotonda inteso come hólon (ὅλον), intero, in contrapposizione al sýmbolon (σύμβολον), segno/accostamento, qui inteso come parte dell’intero.

Umberto Curi citazioni
Umberto Curi citazioni

I sette capitoli de “Miti d’amore” sono densi di informazioni, originali deduzioni e citazioni, impronta inconfondibile di anni ed anni di studio approfondito e di una passione non comune da parte dell’autore. Per questo motivo, oltre ai titoli, non si vuole fare altro cenno sulle argomentazioni presenti.

Il saggio non è di complessa lettura, la prosa è amabile, ma richiede attenzione ed una conoscenza pregressa del mondo greco e medioevale anche se sono presenti, in breve, le trame e la cronologia delle opere prese ad esame.

“[…] l’amore è capace di donare l’immortalità all’anima, ma solo dopo che essa si è dimostrata capace di superare prove difficili e pericolose, fra cui quella di scendere agli Inferi allo scopo di purificarsi. I due amanti potranno realizzare compiutamente il legame che li unisce generando il piacere-speranza della voluptas, solo a condizione di aver neutralizzato ciò che ‒ per Lucio non meno che per Psiche ‒ rappresenta il principale ostacolo sulla via della salvezza, vale a dire la curiositas.” ‒ Capitolo “Amore e conoscenza. Amore e Psiche”

Infine si vuole offrire un augurio ai nostri lettori prendendo in prestito una citazione tratta dall’undicesimo libro “Metamorfosi” dello scrittore e filosofo latino Apuleio, a sua volta citato da Umberto Curi nel quarto capitolo.

Forse, curioso lettore, tu sarai in ansia e vorrai sapere che cosa in seguito fu detto e fu fatto ed io volentieri te lo direi se mi fosse lecito e tu lo sapresti se ti fosse lecito sentirlo; ma lingua e orecchie peccherebbero entrambe di temeraria curiosità.” ‒ “Metamorfosi”

 

Written by Alessia Mocci

 

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