“Arsenico e altri veleni” di Beatrice Del Bo: una storia letale del Medioevo
“L’epoca storica d’elezione in cui sono ambientati questi fatti è il Medioevo, che nell’immaginario collettivo risulta misterioso già di per sé…” ‒ “Arsenico e altri veleni”

Nell’epoca medioevale, più che in altri periodi, il veleno era uno spettro da cui difendersi. E, sempre nel Medioevo, la morte causata dall’assunzione di questa sostanza, di qualsiasi e diversa natura fosse, era considerata un fatto comune.
Ed è proprio tale elemento letale, con le sue molte e inevitabili implicazioni, il protagonista del testo Arsenico e altri veleni. Una storia letale del Medioevo pubblicato nel 2024 da il Mulino editore e realizzato da Beatrice Del Bo, insegnante di storia economica e sociale del Medioevo presso l’università di Milano.
“È facile, e corrisponde al cliché, pensare che nel Medioevo le donne, all’occorrenza, fabbrichino veleni con le proprie mani oppure se li procurino da un’altra donna, dotata di tale competenza.”
La scelta del titolo, assai esplicativo, evoca immediatamente un senso dell’arcano, che promette al lettore un viaggio in un mondo oscuro e misterioso. Nonché in intriganti realtà, le quali sono manifestazioni dell’umana fragilità. Quali per esempio la vendetta, la giustizia, la precarietà delle relazioni fra gli uomini e non ultimo l’aspetto morale incluso nella quotidianità. Questioni tutte, che gravano sull’esistenza fino a condizionarne il percorso.
“Nella nostra immaginazione, il veleno è ammantato di mistero. Attorno a questo perno si sono costruite narrazioni letterarie di grande successo, dominate da intrighi politici e amorosi…”
Come già detto, l’elemento centrico attraverso cui si sviluppa il testo sono i veleni. Nella fattispecie l’arsenico, sostanza deleteria per il danno letale che provoca nell’uomo, ed elemento principe su cui l’autrice si sofferma. Che nell’immaginario comune, rintracciabile sia nella narrativa come in espressioni artistiche, oggi come in passato, è considerato una delle armi più insidiose per annientare un avversario.
Potente simbolo narrativo, l’arsenico è descritto come veleno fisico ma anche emotivo e psicologico, in una dualità che è motivo per il lettore di riflessione sulla natura umana, spesso abitata dal bene come dal male.
Come riferito nel testo, un tempo l’arsenico veniva impiegato sia dalle donne, giudicate delle ‘avvelenatrici’, come dagli uomini, ed era adottato da persone di diversi ceti sociali: presso le corti nobiliari come nelle taverne, per arrivare infine ai mercati frequentati dalla gente del popolo.
In questo suo lavoro, partendo da fonti storiche certe, uno degli intenti dell’autrice è screditare alcuni falsi miti che da sempre gravitano intorno all’uso del veleno.
I veleni, sostanze micidiali che hanno suscitato nell’umanità un certo fascino, anche se funesto, al contempo hanno provocato, soprattutto in epoca medievale, angosce e timori.
“Un animale immaginario e regale occupa un posto importante nel mondo dei veleni: il basilisco.”
Coloro che nel Medioevo si dedicavano alla selezione e alla raccolta delle erbe nei campi e nei boschi erano persone che ne conoscevano la fisionomia e la portata, rifornendo poi del loro raccolto gli speziali. Costoro erano dunque dei potenziali assassini, o in alternativa, erano eventualmente dei guaritori, che grazie alla conoscenza e all’impiego di tali sostanze potevano farne un buon uso.
Ma chi era veramente ‘titolato’ a preparare le erbe, anche a scopi terapeutici, era lo speziale.
Personaggio che aveva in mano il destino dei molti acquirenti che frequentavano la sua bottega, meglio conosciuta come spezieria medievale. Che era il luogo di ritrovo frequentato da chi intendeva acquistare prodotti quali cera, saponi e altro, oltre che da pittori e tintori, per rifornirsi di pigmenti, i lapislazzuli innanzitutto, al fine di dare vita a opere pittoriche rimaste memorabili.
Come suggerisce il nome, in questa bottega si potevano trovare merci rare ed esotiche, ma soprattutto spezie quali pepe, noce moscata e altro.
La spezieria era anche la meta di medici dove potevano comprare del veleno, come preparati utili per curare alcune patologie. Perché, come risaputo, certe sostanze appartenenti anche alla categoria dei veleni, erano e sono a tutt’oggi mezzi di cura.
Il veleno, infatti, non soltanto poteva dare la morte, ma se utilizzato in misura e in proporzioni adeguate era mezzo per sanare alcune malattie. Ne è esempio la belladonna, nome attribuito all’epoca da Carlo Linneo, eminente studioso, ad un’erba officinale impiegata ancora oggi per la composizione di alcuni farmaci. Che, all’epoca aveva effetti sorprendenti per la cura di certe malattie; tuttavia, se assunta in quantità era ed è una pianta erbacea dal potenziale letale.
Capace di sconvolgere la vita quotidiana, il veleno, con tutte le conseguenze del suo impiego, era un nemico spesso invisibile, ma la sua prerogativa, come afferma l’autrice ne Arsenico e altri veleni, era anche strumento di controllo sociale, che con il suo potenziale poteva e scombinare le dinamiche del potere, cambiando l’assetto sociale della collettività.
“La tesi oggi più accreditata è sì quella dell’avvelenamento da arsenico, ma con modalità e per ragioni diverse rispetto a quelle indicate dai contemporanei.”

Opera potente e significativa che invita il lettore a riflettere sulle complessità della natura umana e sulle conseguenze delle proprie azioni, Arsenico e altri veleni gode della trattazione di temi profondi, grazie a una narrazione ricca di tensione. Raccontando, inoltre, di personaggi ben delineati, pur nella loro complessità, e descritti con le proprie lotte interiori e le conseguenze dei loro stati emotivi. Alcuni dei quali, fra quelli citati, sono entrati a far parte del pensiero comune in virtù della loro straordinarietà.
Ne è esempio Ildegarda di Bingen, dottore della Chiesa, vissuta intorno all’anno Mille.
Drammaturga, musicista e mistica, che dialogava con i potenti dell’epoca, suggerendo loro consigli preziosissimi. Anche erborista, Ildegarda individuava gli alimenti nocivi contenuti in alcune piante costruendo, in base ai suoi studi, una dieta per purificare l’organismo.
Testo corredato nella sua parte centrale di immagini iconografiche esemplificative, che danno la dimensione dell’impiego dei veleni e dei suoi effetti nei tempi passati, beneficia di una struttura narrativa tesa a svelare segreti e verità nascoste che fa luce sul periodo ‘buio’ dell’umanità, così come è stato definito il Medioevo.
Anche se in realtà buio lo è stato solo in parte, in quanto periodo ugualmente ricco di fermento.
Sviluppato e arricchito con minuziosi particolari, Arsenico e altri veleni è saggio che dà al lettore la spinta opportuna per immergersi in un’atmosfera soggetta a descrizioni vivide espresse con vero realismo. Confermando l’autrice come una voce importante della letteratura contemporanea.
“In conclusione, se il veleno è un elemento onnipresente nella vita quotidiana medievale, è soprattutto uno strumento che la retorica dei principi impiega per accrescere la loro aura di potere…”
Written by Carolina Colombi
Complimenti a Carolina. l’articolo è appassionate e invita il lettore all’acquisto del libro.
Devo giungere una piccola precisone. Molti veleni veleni fino all’epoca contemporanea erano molto diffusi in campagna che venivano utilizzati per curare le piante per questo era facile averlo a disposizione