“Una favolosa eredità” di Giuseppe Benassi: la giustizia non si realizza nelle aule
Leggendo “Una favolosa eredità” ci immergiamo in una triste e torbida vicenda umana, prima ancora che giudiziaria, tale da spazzare via ogni residua illusione sull’intima bontà della natura dell’uomo.

Non vorrei essere frainteso, il romanzo “Una favolosa eredità” di Giuseppe Benassi è un buon thriller giudiziario, capace di catturare il lettore fin dalle prime pagine, offrendo tanti motivi d’interesse, al di là della trama nuda e cruda del thriller.
Questo romanzo, tuttavia, mi pare figlio di un’epoca dominata dalle disillusioni, dal cinismo e da un diffuso senso di vuoto. Un’epoca, la nostra, nella quale la cupidigia la fa da padrone.
Ci si aspettava ben altro da questo nuovo secolo!
«Avvocato ci scappa il morto… qui ci scappa il morto, glielo dico io!» dice trafelata una signora che fa irruzione improvvisamente nello studio dell’avvocato Borrani, il protagonista del romanzo.
La signora Luisa Curina, per decenni collaboratrice domestica dell’anziana e ricchissima Giulia Morpugo Malanima, non si sbagliava affatto.
Nonostante la Malanima vivesse in una meravigliosa villa del Cinquecento, quasi un museo, la sua estrazione sociale non era quella di un’aristocratica, ma derivava semplicemente dall’essere la vedova di un antiquario, a sua volta figlio d’un grande trafficone d’opere d’arte, anche in combutta con i nazisti durante l’occupazione.
Alla morte, per cause naturali, della vedova, gli aspiranti eredi della favolosa eredità, in primis i suoi tre figli, sono già sul piede di guerra, come se non aspettassero altro.
Così oggi vanno le cose, anche se così non dovrebbero andare, sembra dirci l’autore.
Dal generale squallidume o mediocrità dei personaggi che compongono il puzzle di questo thriller, si stacca solamente la figura del “nostro” Borrani, il quale, nonostante il suo ormai irreversibile disincanto verso le cose del mondo e verso la modernità, riesce sempre a stupire per la sua presenza di spirito e prontezza di ragionamento. Ma non solo, anche per la sua determinazione e perseveranza nel cercare sempre la verità, fino in fondo, ma in senso giudiziario, s’intende, perché proprio Borrani sui concetti di verità e giustizia ha tante riserve.
Egli pensa, infatti: «… aveva fatto la fine che si meritava! La giustizia, quella giustizia che non si realizza mai nelle aule deputate, o sempre troppo tardi, aveva trionfato in una sudicia e merdosa piazzola di un’autostrada!»
Giuseppe Benassi ha inserito nel libro “Una favolosa eredità”, nello spazio di qualche paginetta, la perizia psichiatrica con la quale Giulia Malanima fu dichiarata perfettamente in grado di capire e di amministrare i suoi beni. Questa perizia si legge davvero con piacere, risultando essere per niente noiosa.
Nel romanzo, ambientato per lo più tra le province di Livorno e Pisa, non mancano i soliti apprezzamenti campanilistici, soprattutto da parte del Borrani verso i pisani. Questa rivalità tra città non finirà mai di esistere, anche perché è una di quelle cose che aiutano a rafforzare il senso d’identità dei cittadini.
Non a caso, da sessantacinque anni, a Livorno, viene pubblicato il mensile di satira e umorismo “Il Vernacoliere” che fa della rivalità con Pisa il suo punto di forza.
Il racconto si sviluppa, ma sarebbe meglio dire s’inviluppa, in certi luoghi molto particolari, abbastanza squallidi e ai margini della società, come quelli frequentati da omosessuali viziosi o quegli ambienti che vedono all’opera antiquari, ambigui collezionisti d’arte e usurai mascherati.

A questo proposito, mi ha colpito una frase del Procuratore di Firenze secondo il quale tra i delinquenti gli usurai erano persone dotate di un’intelligenza superiore. Chissà se è vero. A me pare che essenzialmente gli usurai siano esseri immorali che approfittano dello stato di bisogno o della debolezza altrui.
Sicuramente il luogo più fascinoso e attrattivo in cui si ambienta il thriller è la villa di Fauglia, nel pisano, con tutte le stupende opere d’arte che conserva al suo interno, preziosi quadri d’autore, antiche ceramiche, sculture e suppellettili di pregio. Si parla di autori quali: Soffici, Rosai, De Pisis, Carrà e Maccari.
Non mancano, poi, le descrizioni, tra l’esilarante e il ributtante, di vari personaggi indolenti e trucidi che fanno parte di questa storiaccia.
Una storiaccia, comunque, che si fa leggere tutto d’un fiato, grazie anche alla scrittura disinvolta dell’autore, ricercata, forbita ma che non disdegna l’utilizzo di termini e di espressioni gergali tali da rendere più realistiche le varie situazioni.
Written by Algo Ferrari
Bibliografia
Giuseppe Benassi, Una favolosa eredità, Extempora edizioni, 2024
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