“Dracula” di Bram Stoker: una provocazione verso il Positivismo

L’origine del mito del Vampiro riconduce ai paesi slavi e balcanici; in quest’area, l’etimologia della parola evoca il pipistrello, nonché l’idea di bere sangue. Stando alla voce popolare, il primo caso di vampirismo riguarderebbe un villaggio istriano, nel 1672; nei decenni successivi fioriscono altre testimonianze, dalla Grecia alla Russia.

Dracula libro di Bram Stoker
Dracula libro di Bram Stoker

Questi revenants sono creature rozze; ma esiste un’altra tipologia di Vampiro. Un nobile raffinato e colto, invenzione letteraria di stampo romantico; la paternità va attribuita a John Polidori, autore di The Vampyre. La strada ormai è aperta; una schiera di epigoni segue la sua scia. Questa ricca produzione rappresenta l’humus che nutre l’opera di Bram Stoker; Dracula (Feltrinelli Editore, 2023, pp. 535, trad. di Luigi Lunari) attinge anche a un ampio materiale folclorico. Il romanzo è frutto di uno studio approfondito; la cultura e la religione dei Balcani, la figura storica di Vlad Țepeș interessano Stoker fin dal 1890. Dracula è terminato nel 1896 e pubblicato l’anno successivo; è strutturato in forma diaristica ed epistolare.

Jonathan Harker, procuratore legale in quel di Exeter, è a Bistritz; deve raggiungere il castello del Conte Dracula, in Transilvania. Nel bel mezzo dei Carpazi, è una delle regioni più selvagge e sconosciute d’Europa; abitata da quattro popoli, è un crogiolo di superstizioni. Jonathan alloggia in un albergo gestito da due anziani coniugi; sembrano spaventati. Di sicuro sono reticenti.

Conoscono il Conte Dracula? Fanno il segno della Croce; non sanno proprio niente. La donna raggiunge Jonathan in camera; lo supplica di non partire. Si sfila dal collo un crocifisso; con una preghiera accorata, glielo dona. Ligio al dovere, egli si mette in viaggio; ma non può impedirsi di provare una vaga inquietudine. La diligenza procede spedita; al calare del sole, il cocchiere si dà a frustare i cavalli con più vigore. Jonathan giunge al Passo del Borgo con un’ora di anticipo; la carrozza del Conte non c’è.

Grida angosciate e scongiuri annunciano l’arrivo di un calesse; alla guida, un uomo dalla lunga barba bruna. Un grande cappello gli nasconde la faccia; a Jonathan non sfugge il lampeggiare degli occhi, rossi alla luce dei fanali. Il sorriso svela lunghi denti aguzzi; bianchi come avorio dietro labbra scarlatte. Il cocchiere accompagna Harker a bordo; senza proferire parola, scuote le redini. La carrozza si tuffa nelle tenebre; sembra andare avanti e indietro per la stessa strada. Alla fioca luce di un fiammifero Jonathan guarda l’orologio; mancano pochi minuti alla mezzanotte. Il viaggio pare non finire mai; la carrozza si inerpica per una lunga salita. Si ferma nel cortile di un grande castello in rovina; Harker è arrivato a destinazione.

Rimasto solo, non sa che fare; nessun campanello, nessun battente per annunciarsi al padrone di casa. In che posto è mai capitato? Non gli resta che aspettare il mattino; giunto all’amara conclusione, sente un passo pesante. Una chiave gira nella serratura; la porta si apre. Sulla soglia compare un vecchio signore; lunghi baffi bianchi, vestito di nero dalla testa ai piedi. Regge una lanterna d’argento; con un gesto cortese, lo invita a entrare. Gli dà il benvenuto; la mano è fredda come il ghiaccio. È il Conte Dracula.

Vista l’ora, non può contare sulla servitù; si occuperà personalmente del benessere dell’ospite. La luce, il calore e l’accoglienza cortese rincuorano Jonathan; i dubbi e le paure sembrano dissiparsi. Seduto accanto al focolare, ha modo di osservare meglio il Conte; sotto i folti mustacchi, la bocca è atteggiata a un’espressione quasi crudele. Denti bianchissimi e aguzzi; uno straordinario pallore in tutta la persona. Dracula ha acquistato un immobile a Londra; Harker gli mostra i documenti. Ottenuta la firma, illustra la proprietà; è chiamata Carfax. La casa, che risale al Medioevo, comprende un’antica cappella; nelle vicinanze sorge un manicomio privato.

Di giorno in giorno, il disagio di Jonathan si acuisce; se potesse confidarsi con qualcuno, potrebbe resistere. Ma non c’è nessuno; allora scrive tutto nel proprio diario. È in piedi davanti allo specchio, intento a radersi; una mano lo tocca, poi la voce del Conte. Come è possibile che non lo abbia visto alle proprie spalle? Sussulta, Jonathan; e si ferisce. Non c’è dubbio; l’immagine di Dracula non si riflette nello specchio.

La sensazione di malessere aumenta; dal taglio un rivolo di sangue scorre lungo il mento. Gli occhi del Conte si accendono di demoniaca ferocia; tende le mani verso la gola dell’altro. Il crocifisso è lì; la furia di Dracula si dissolve. Jonathan scopre che è impossibile fuggire dal castello; è prigioniero. Si affaccia alla finestra dell’ala sud; un movimento attira la sua attenzione. Si sporge per vedere meglio; i pensieri si rapprendono in un grumo di terrore e repulsione. Il Conte scende lungo il muro come una lucertola; strisciando, scompare alla vista.

Che uomo o che creatura è costui? Ora più che mai Jonathan desidera fuggire; il tentativo fallisce. Come può scappare da questo groviglio di tenebra e paura? Proverà a entrare nella camera del Conte; accetta il rischio. La Fortuna aiuta gli audaci. La stanza è vuota; in un angolo, una porta grossa e pesante. Jonathan scende nella cripta; su un cumulo di terra poggia una grande cassa. Dentro giace il Conte; è morto o addormentato. Harker fa per cercare le chiavi; l’odio riflesso in quegli occhi lo trafigge. Vinto, si dà alla fuga.

Il 29 giugno, Dracula gli comunica che l’indomani non sarà al castello; in sua assenza, Jonathan potrà partire per tornare in Inghilterra. Dopo una notte di terrore, il gallo canta; Harker è salvo. Dalla gioia alla disperazione; è ancora prigioniero. La chiave, a tutti costi; un feroce desiderio lo spinge a scendere di nuovo nella cripta. Sopra la cassa è appoggiato il coperchio; una volta rimosso, un moto di orrore. Il Conte ha riacquistato la giovinezza quasi per intero; tremante, Jonathan fruga in cerca delle chiavi. Non le trova; il cervello in fiamme, si arrovella sul da farsi. Da lontano arriva un coro di voci; non gli resta che tornare di sopra. C’è un solo modo per salvarsi; oppure l’Aldilà gli darà conforto.

Dracula di Bram Stoker photo by Tiziana Topa
Dracula di Bram Stoker photo by Tiziana Topa

24 luglio; Mina Murray giunge a Whitby. Sarà ospite presso la casa di Lucy Westenra; legate da una tenera amicizia, sono come sorelle. Lucy è raggiante; sta per sposare Arthur Holmwood. Mina è angosciata; ha ricevuto una lettera da Jonathan. Una sola riga, datata dal castello di Dracula; dopo quella scarna missiva, non ha più avuto notizie del fidanzato.

Sabato 8 agosto Withby è flagellata da una violenta tempesta; grandi banchi di nebbia raggiungono dal mare la terraferma. La luce del faro rivela una goletta con tutte le vele distese; sola, sfida la furia degli elementi. Per una sorta di prodigio, si fa largo tra la bufera; quando raggiunge il porto, un brivido coglie gli spettatori. Al timone è legato un cadavere; nessun’altra forma umana sul ponte. Sotto la mano dell’uomo viene rinvenuto un crocifisso; in tasca, un appunto per il giornale di bordo. La goletta risulta essere una imbarcazione russa; trasporta soltanto grandi casse di legno piene di terriccio.

La notte dell’11 agosto, Mina si sveglia con un senso di paura; il letto di Lucy è vuoto, la porta d’ingresso aperta. L’intuizione di Mina si rivela esatta; in stato di incoscienza, l’amica si è diretta al cimitero. Lucy è su una panchina; è semireclinata, bianca come la neve. Mina intravede qualcosa di oscuro; un uomo o una bestia che si china sulla ragazza. Lucy; Lucy. A quel grido, la Cosa alza la testa; due fiammeggianti occhi rossi su una faccia bianca. Una nuvola passa davanti alla luna; ora Lucy è sola, nessuna presenza vivente accanto a lei. Mina le getta addosso il proprio scialle; lo ferma intorno alla gola con uno spillone. Forse è stata maldestra; sulla pelle di Lucy si vedono due puntini rossi, come punture.

Una lettera da Buda-Pesht pone fine al tormento di Mina; Suor Agatha la avvisa che Jonathan è ricoverato in ospedale da sei settimane. Ha contratto una forte febbre cerebrale; la prega di raggiungerlo per riportarlo a casa. Negli occhi di lui, Mina non trova alcuna forza di volontà; un terribile trauma lo ha ridotto al relitto di se stesso. Il fidanzato le consegna il diario; lì ha scritto il proprio segreto. La donna lo conserverà, potrà leggerlo; lui non vuole sapere altro. Sì; la voce ferma di Jonathan. Sì; la voce tremante di Mina. Il diario sarà il segno tangibile della reciproca fede; la moglie non lo aprirà mai, se non per il bene di lui.

Lucy non è malata; ma ha un terribile aspetto, peggiora di giorno in giorno. Preoccupato, Arthur chiede all’amico John Seward di visitarla; il dottore è il responsabile del manicomio di Carfax. Di cosa soffre Lucy? Nessun disturbo funzionale né una malattia; piuttosto una carenza relativa al sangue, ma senza i sintomi dell’anemia. John ha scritto ad Abraham Van Helsing; il professore ha accettato di recarsi a Londra. Egli conosce meglio di chiunque altro certe misteriose malattie; filosofo e metafisico, ha una mentalità di assoluta apertura. La diagnosi di Van Helsing conferma quella di Seward; la salute di Lucy va peggiorando. Il professore alloggerà a Carfax; Miss Westenra è affidata alle sue cure. All’inizio di settembre, la ragazza versa in gravi condizioni; non c’è tempo da perdere. Van Helsing predispone una trasfusione; come donatore viene scelto Arthur. Il suo sangue le restituisce il colore della vita; Van Helsing si accorge del segno rosso sulla gola. Andrà ad Amsterdam quella sera stessa; ha bisogno dei suoi libri per saperne di più. Intanto Seward deve sorvegliare a vista la paziente; se succedesse un guaio, le sue notti non avranno più pace. Al capezzale di Lucy, lo sveglia una mano sulla testa; Van Helsing è tornato.

È necessaria un’altra trasfusione; questa volta il donatore è John. Di nuovo, la vita torna sulle guance di Lucy; Van Helsing le mostra un mazzo di fiori bianchi. Ne fa una collana; la appende al collo della ragazza, con la raccomandazione di non toglierla per nessun motivo. La mattina dopo lo attende una brutta sorpresa; per la prima volta, egli si abbandona allo sconforto. È solo un attimo; poi, la reazione. Lucy langue, John eseguirà la trasfusione; tocca al professore offrire la vena.

18 settembre; «The Pall Mall Gazette» grida al pericolo. Lucy è colta dalla vecchia paura del sonno; da fuori arriva un ululato. Un urto violento contro la finestra, una pioggia di schegge; dal vetro rotto appare la testa di un lupo grigio. La ragazza perde i sensi; tra la siepe canta un usignolo. In casa regna un senso di tragedia imminente; Van Helsing e John sfidano il tempo, in una lotta contro la morte. Lucy viene sottoposta all’ennesima trasfusione; l’amico Quincey Morris si offre come donatore. Tutto è compiuto; la ragazza dorme di un sonno nervoso. Alla cruda luce del giorno, il suo corpo mostra i segni della devastazione subita; i denti paiono più lunghi e aguzzi, tanto le gengive si sono ritirate. Van Helsing si china a esaminarla; balza indietro. La voce gli muore in gola; con pacata rassegnazione annuncia che non manca molto.

Arthur viene convocato per darle l’ultimo saluto; si inginocchia al suo fianco, vorrebbe baciarla. Non sia mai; il professore glielo impedisce. Sono gli occhi a incontrarsi; così si dicono addio.

È la fine o è l’inizio di un’altra storia? Una serie completa di coltelli post mortem; la richiesta di Van Helsing sconcerta John. Non c’è motivo per mutilare il povero corpo di Lucy; ma il professore non ha mai agito senza una valida ragione. Gli Harker passeggiano per Piccadilly; stupito e terrorizzato, Jonathan si irrigidisce. Fissa un uomo; un tipo dall’aria crudele, denti bianchi e aguzzi come quelli di un animale. «The Westminster Gazette» riporta la notizia di un mistero a Hampstead; alcuni bambini sono mancati da casa, sempre in tarda serata. Tutti raccontano di essere stati con una “bella signora”; tutti presentano piccole ferite sulla gola.

La teoria di Van Helsing si fa sempre più solida; come amica intima di Lucy, Mina potrà rispondere a molte domande. La donna fa di più; consegna a Van Helsing il diario in cui ha annotato i fatti di Withby. Gli dà anche la copia dello scritto di Jonathan; spera che il professore legga ed esprima un giudizio. Van Helsing la rassicura; il marito non ha vaneggiato. Quei fatti sono strani e terribili; ma sono veri. Il quadro è completo; è il momento di agire. Di notte il professore si introduce nella tomba dei Westenra; è in compagnia di John. Individuata la bara di Lucy, la apre; è vuota. Seward è scettico; l’assenza del corpo non prova nulla.

Bram Stoker citazioni Dracula
Bram Stoker citazioni Dracula

Usciti, si mettono in attesa; un bianco balenio prende a muoversi tra gli alberi, in direzione della tomba. Il giorno dopo, i due compiono un’altra spedizione; Lucy giace nella bara. È più bella che mai; i denti più aguzzi di prima. Lo scetticismo di Seward vacilla; poi la mentalità scientifica riprende il sopravvento. Lucy non è nella pace; la Cosa che è dentro di lei va annientata. Deve essere Arthur ad agire; infliggerà alla sua amata il colpo che la renderà libera. Tutto è pronto; dentro la bara, solo un incubo di Lucy, diabolica irrisione della sua purezza. Arthur non trema; sferra il colpo benedetto e misericordioso. La Cosa non c’è più; Lucy è tornata, dolce e pura come era in vita. Il primo passo è stato compiuto; rimane un compito più arduo. Trovare l’artefice di quella scia di dolore; e cacciarlo per sempre. Carfax è il quartier generale; l’ombra del Conte si allunga anche tra quelle mura.

Là dentro, Mina riceve il Battesimo di sangue; la cicatrice rossa sulla fronte è segno dello sfregio alla sua purezza. Ora più che mai è necessario sconfiggere Dracula; il suo sangue laverà quel marchio. E il sole tornerà a sorgere per tutti.

Dracula è un romanzo dalle tinte forti; nonostante qualche ingenuità narrativa, la vicenda orrorifica avvince. La intentio di Stoker risiede proprio nella scelta della materia; è una provocazione verso il Positivismo, la sfida ad avere una mente aperta. Esistono realtà altre rispetto a quella positiva; e infinite possibili impossibilità, da che esiste l’Uomo. Solo una mente aperta può accettarle; anche se non può comprenderle.

“Ah, è un difetto della nostra scienza il volere spiegare tutto; e se a spiegare non riesce, dire allora che non c’è niente da spiegare.”

 

Written by Tiziana Topa

 

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