“La valle dei ladri” di Ermanno Cavazzoni: la gente ha poca memoria?
Leggendo La valle dei ladri di Ermanno Cavazzoni m’è venuto da pensare alla fraterna diatriba intercorsa fra quest’autore e Gianni Celati in merito all’ozioso (ed essenziale) quesito se sia migliore l’Orlando Furioso dell’Ariosto o quello Innamorato del Boiardo.

Avrei dovuto scrivere così: se sia migliore l’Orlando Innamorato del Boiardo o quello Furioso dell’Ariosto (che, senza l’esempio del primo, forse non l’avrebbe mai scritto il suo più celebre poema). Mi pare che Gianni tifasse per Matteo Maria, Ermanno per Ludovico… Oppure il contrario? Dovrei chiedere a Gino Ruozzi, loro amicale amico.
Pochi libri mi sono parsi meno cavallereschi di questo, La valle dei ladri, di cui ho appena concluso la lettura. Eppure qualcosa di eroico c’è, di impudente. È vero, il pudore fa un po’ difetto, la scrittura è impavida, senza essere sfrontata, rispettosa della storia trattata, e definita nei minimi (mai insignificanti) particolari.
La vergogna etica scarseggia assai (anacoluto?) nei personaggi, impegnati a sopravvivere, e nell’io narrante, non subito, ma allorché s’ambienta in quel torbido statu quo (detto infatti “bassomondo”).
“Nel bassomondo non ci si tiene molto aggiornati sull’andamento della settimana: lunedì, martedì, mercoledì, eccetera, sono considerate delle pignolerie che non servono a niente.” – come quando non si lavora, per caso, per quiescenza o per necessità.
“… la gente ha poca memoria…” – vive l’attimo fuggente che, appena è scaturito, esce di scena, senza essere (quasi) esistito. Probabilmente l’attimo fu fottuto da qualcuno più svelto di te.
“… famiglia…” e “… anche il cosiddetto padre e la madre sono invenzioni a scopo di lucro…” – che fan girare i contanti verso le istituzioni (che lì non esistono più, di fatto) e non le persone che devono pur campare. Che diamime! (strillo ossimorico, si sa).
“… Sono avanzi archeologici, come tutto d’altronde.” – anche archeologia è un termine obsoleto, se ho ben capito.
Lo stesso vale per la domenica: “… nel bassomondo gli dèi, se ci fossero, se ne starebbero a letto tutta la settimana, malaticci e indolenti.” – pure se non fossero dotati di una e accentata.
“I sindaci girano poi indolentemente per la città e si moltiplicano…” – essendo il conflitto quel che crea la diversità: non nel senso di syn-dykē (giustizia comune), bensì di caos comune mezzo danno.
“Ne ho visti con delle girandole ritagliate da loro, cercare di attirare affiliati come attorno a un’ideologia.” – ‘sta anziana meretrice che ha rovinato l’insegnamento di quel sedicente figlio di Dio, quell’illusorio illuso che ci illuse tutti…
“Dunque questa attraente ragazza mi abbracciava chiamandomi Paolo.” – nel senso di Piccolo? Comincerei a dubitare seriamente della sua buona fede. Secondo me è agnostica.
Poi capita fra i piedi un altro Paolo – per cui, dici ne La valle dei ladri: “… mi sono fatto avanti anch’io dicendo: ‘Sono il cugino Ariano…” – chissà perché… e tu lo sai: “…mi ero subito offerto di portargli la borsa avendo capito il procedimento d’appropriazione.” – che diventa indebita qualora esistano delle regole (che poi vanno applicate), non certo nel bassomondo…
“… non si era potuta raccogliere tutta la folla completa del parentame; e quindi eravamo solo in sei…” – una specie di contro-appalto a cascata, dove l’ultimo dei committenti è quello cascato in fondo. Dove solo uno è il reale appaltatore, poveretto. Un entropico caos!
Non dico nulla sulla “spartizione” perché non l’ho capita: va accettata per quel che è.
Ho segnato nel testo numerosi punti notevoli, ma alcuni vanno espunti, specie dove si parla di parenti – che rima, notoriamente, con serpenti: “Sono famiglie che rapidamente decadono e si dissolvono.” – respingendosi come poli omologhi. È tutta una fiction (non solo il tuo testo, Ermanno, ma la vita stessa)!
“Questo sistema travolge ogni parvenza di istituzione, e riporta ciascun individuo al nulla che è, un povero composto molecolare in preda alla legge di gravità.” – che assimila i peggiori. E mör ânch i catîv! – diceva sempre la mia mamma. Eterna (e fuggente) è la parvenza della realtà.
Sto cercando d’interpretare il mistero racchiuso nel seguente pensiero: “… rappresentava la vita lenta che conducevamo sotto l’effetto della legge della gravità (che è il contrario di una vita sessuale).” – quando ci si dà da fare in tal senso, fisicamente, in Francia almeno, si parla di petite mort. Dopodiché, fatalmente, ci si respinge, quasi ci si odia, ognuno a inseguire l’organo suo. Ho indovinato?
Il fatto di “due o più sindaci” mi fa pensare a Il fantasma della libertà, film di Bunuel, dove, se ben ricordo, ci sono deux préfets de Paris, ognuno con le sue mansioni, dapprima in netto contrasto, poi cooperanti. Suggerisco di leggere a proposito l’articolo di Roberto Escobar, uscito su Il sole 24 ore.
“… sono borseggiatori, che non mancano di borseggiarsi fra loro…” – in piena solidarietà!
A pagina 49 de La valle dei ladri, Ermanno, impartisci una sintetica lezione su “Il secondo principio della termodinamica…” – per cui mi siedo, recepisco, mi alzo, applaudo, mi risiedo e continuo a leggere. A volte mi sento uno Snoopy.
A metà di pagina 53 de La valle dei ladri una frase che inizia con “Diceva dunque di aver…” – contiene (immagino senza esserne certo) un refuso: un “asse” a cui forse manca una b. È una mera penosa illazione, la mia, come lo è sempre la verità. La quale, o fa del male o reca il solletico.
Il naso è importante specie quando prude. E c’è poi il prurito che aiuta.
“… un tale pensiero poteva apparire completamente destituito di probabilità.” – per cui effettivo!
“Gli veniva da ridere pensando che era stato tanto a aspettare e invece la vita era già lì, facile e liscia, a aspettarlo.” – senti, Corrado, così usava esordire una signorina allorché riportava i dialoghi intercorsi col suo innamorato (si fa per dire), senti, Ermanno ti voglio dire che alcuni decenni fa decisi di scrivere per esempio, e non ad esempio (come fai tu, ottantasei volte, forse qualcuna in meno), per non incorrere nella d eufonica che giudicavo inutile seppur doverosa. Tu la sprechi che è un piacere, ma fra due a la eviti come si fa col covid… Perché? Mi sa che dovrò chiedere lumi anche in ‘sto caso al comune amico Gino Ruozzi…
Una spiegazione talvolta urge come una fuga in bagno quando un quid ti preme dentro al tuo alveo.
Il bassomondo è palesemente posto in basso, per cui: “I treni che arrivano vengono dai monti dell’altopiano lontano. C’è chi diceva che arrivano nel bassomondo per sbaglio.” – tenendo conto che l’energia elettrica, com’è avvertito l’utente-lettore, sempre scarseggia (l’entropia non scherza mai). In realtà ci arrivano poiché è situato in fondo, e a cascare in una buca sono buoni tutti.
Se non ci fosse la forza di gravità saremmo condannati nell’entropia più gelida. Se non ci fosse l’entropia saremmo fusi nella singolarità più incandescente. Sappi però che i due agenti si fingono antagonisti, essendo truffaldini (come tutti: ormai l’abbiamo capito!).
“Era in pantaloncini corti e faceva il gesto di dirci addio, come si coi bambini…” – aprendo e chiudendo ritmicamente il palmo, eh?!
A pagina 82 de La valle dei ladri esponi una teoria letteraria che, diversamente dalla religiosa e dalla scientifica, è falsificabile e dimostrabile nel medesimo tempo. Basta leggerla. Miracolo della narrazione!
Repetita iuvant: “Poi il fantasma ha un crollo nervoso, a forza di aspettare ha un crollo nervoso.” entropico anche lui, nonché necessariamente reiterativo.
“Il film Cirenaica era una truffa, ma le sue scene sono rimaste per me indimenticabili.” – anche certi pasti consumati al ristorante omonimo, in via Mozart (che conduce, come si sa, in via Beethoven)! Tutta la zona è detta Cirenaica: è ovvio che lo sai. Apèina préma ‘d Masensàtic.
Parlando di “telescopi” uno ti dice: “Quelli ti guardano anche i peli che hai in bocca.” – da cui è nata l’espressione non ha peli sulla lingua.
Narri di così tante sette che secondo me sono più di otto: tipo quella “dei cannocchiali” – omissis. Quella crescita iperveloce che capita a dei putti (in arşân ä s dìş putîn) mi fa venir in mente il fretellastro del prode Invincible! Do you agree?
Sugli innesti sperimentali perpetrati dall’agronomo stendo un velo pietoso. Ma non riesco a non riportare una tua beata assurdità: “… lo guardano con occhi cerulei (se li hanno cerulei).” – io conosco una friulana di nome Rita che ha un occhio ceruleo e uno per metà nocciola e per metà ceruleo.
Riporto, per vizio, un “a ascoltare”. E non posso non accennare al fatto che il gasteropode che hai più in mente (non so se anche in gola: mica le ho mai mangiate!) è “la lumaca”, citata tre volte.
In Le voci di Marrakech, Elias Canetti parla di marabutti. Tu preferisci occuparti di “farabutti”.
A pagina 115 ho scritto la nota: mondo letterario bello xché mondo… segue poi una parola che non decifro (scrivo da cani, seguendo il mio segno zodiacale cinese) e che ora sono costretto a interpretare a casaccio: caduco (poiché va necessariamente posato su uno scaffale, dopo la lettura).
A pagina 145 accenni a una tragedia annunciata da “qualche titolo falso di un giornale, messo insieme con degli avanzi dal signor Astra.” – che Qualcuno l’abbia in gloria!: “Marito scompare in un imbuto spazio temporale. – al che cerco all’istante in rete, essendo da te smarcato… Goal!
Capita poi “… che il tempo è finito, che siamo agli sgoccioli, si salvi chi può.” – chi grida questo non sa che, in tal modo, egli consuma maggiormente le sue ultime energie.
Come se non bastasse, citi “il limite cosiddetto di Roche…” – altro palla in rete. E siamo due a zero!
“Se non ci fossero le voglie di evadere e le dicerie, non ci sarebbero truffe.” – al che mi vien in mente Il furto è l’anima del commercio di Bruno Corbucci, fratello di Sergio, film del ‘71.

Ora parli della tribù degli obesi – e chi non ne ha fatto parte almeno per un decennio, getti la prima salsiccia! scusandosi con l’utenza!
Adesso vorrei parlare di Bonanno, personaggio a cui voglio un sacco di bene ma evito di farlo, accuratamente. Il libro andrebbe letto soltanto per lui, giuro (mentendo sapendo di mentire)!
A pagina 177 parli di quella corriera – che “andava in leggera salita per una strada di polvere, così poco segnata che non si poteva dire se c’era.” – ed è una delle più straordinarie metafore della scrittura che ho finora letto.
“Lasciavo il bassomondo senza strascichi sentimentali e sarei rimasto in viaggio per l’eternità.” – dorata? Se è tale, è fittizia come l’oro di Bologna e pure l’oro del Giappone (che era ottone).
Si ascolti ‘sta perla e se poi qualcuno la sa interpretare me la venga a spiegare: “Se la strada frana, la ricostruiscono. C’è qualcosa nel loro dialetto che li obbliga.” – mé, a n l’ò brîsa capîda!
“Qui a Milano – dico sempre – non distinguono l’essere dall’apparire.” – al massimo separano il nerazzurro dal rossonero.
“Io a quel punto ho buttato lì: ‘Per la Cirenaica’. ‘Ah! Per la Cirenaica sì’.”
Certo. È sempre là, prima di Massenzatico, inseguendo la musica barocca di questo stolto mondo!
Un quesito per te (e per Gino, ovviamente): vite, albero, vite, organo filettato, e vite, plurale di vita, hanno un etimo omologo? L’ultima riga non la riporto, ovviamente, per evitare lo spoiler che spoglia. Ti confesso ora due fatti importanti. Ho capito perché a un certo punto ho calato i riporti: le mie frequenti sottolineature erano mirate ai frequenti “ad esempio”. Ti confesso inoltre che ti ho raccontato un sacco di inconfessabili mendacità. Anche il reagente letterario è un vero imbroglione, eh sì!
Written by Stefano Pioli
Bibliografia
Ermanno Cavazzoni, La valle dei ladri, Quodlibet, 2014