R. B. Holle: un artista dell’India moderna
Nel grande mondo dell’arte contemporanea, i confini nazionali non esistono più e le varie tendenze si sviluppano, seguendo tematiche e percorsi nei quali confluiscono e si fondono idee e mode globalizzate.
Artisti cinesi, africani e sud americani si confrontano quotidianamente con artisti di scuola occidentale nella ricerca di linguaggi condivisi e, spesso, si perfezionano seguendo le stesse scuole e accademie le quali, pur insegnando strumenti e capacità raffinate, fanno perdere quel sapore unico e particolare, che contraddistingue culture e tradizioni lontane.
Una omogenizzazione del gusto che coinvolge sempre più l’utente finale, che viene assuefatto a un gusto universale e non sempre condivisibile, perdendo interesse sia nelle proprie radici, sia nella scoperta di costumi diversi.
Sempre più siamo educati agli stessi valori, viviamo in case e città fotocopia, ascoltiamo la stessa musica commerciale, utilizziamo un vocabolario limitato e ridotto a sigle per comunicare con messaggi che non esprimono nulla e, per provare emozioni, dobbiamo prima sballarci di alcool, pillole e rumore.
La mostra del maestro R. B. Holle è la prima personale, se la memoria non mi tradisce, dedicata a un artista indiano vivente che ho avuto occasione di visitare, strano per uno stato che ha più abitanti della Cina e che potrebbe, un giorno molto vicino, imporsi come nuova potenza guida del pianeta; una nazione che cerca il suo non facile equilibrio tra un grande slancio verso il progresso e una profonda arretratezza, retaggio in non piccola parte del crudele sfruttamento subito come colonia inglese.
In questa India animata da mutamenti economici e politici profondi, lanciata in una corsa troppo veloce per recuperare i decenni perduti, R. B. Holle risponde con una ricerca del rapporto tra l’io e l’universo, tra la nostra piccolezza e l’infinito, per capire il nostro realizzarsi come uomini nella grande armonia delle forme celeste. Un confronto parallelo che coinvolge l’uomo/materia nello spazio/dimensione, e l’uomo/anima unica nel grande spirito comune che tutto avvolge e ingloba.
Essere e perdersi. Essere e trovarsi.
Sulle tele dell’artista, ecco quindi un danzare di luci e colori, macchie circolari che non sono mai isolate ma si armonizzano in un gioco di simmetrie appena suggerito, di collegamenti che tracciano messaggi da decifrare, che uniscono o racchiudono.
Un apparente disordine che al contrario è assoggettato, ma non rigidamente, a regole superiori e geometriche. Un palpito, un respiro, un oscillare continuo che è creazione, vita e, probabilmente, morte e rinascita.
Se nelle opere dove il disegno è solo in nero, si evidenziano l’eleganza del tratto e la ricerca nello spazio del movimento, delle vibrazioni e del respiro dell’infinito, il colore introduce un gusto particolare, accurato ma spesso sorprendete, che ci ricorda la formazione indiana di R. B. Holle, con quel gusto che è nei monumenti e anche nei vestiti della sua cultura.
Gialli, verdi, rossi, blu, sono colori che, per le loro tonalità, raramente comparirebbero sulla tavolozza di un artista occidentale. Ammiriamo quindi una sensibilità raffinata che, per fortuna, non è stata assorbita e cancellata da quella globalizzazione multinazionale, che toglie all’arte una delle fonti vitali della creatività.
Nato nel 1973 a Kasari, nello Stato di Maharashatra, il secondo più popolato dell’India con 120 milioni di abitanti, R. B. Holle ha studiato disegno e pittura, esponendo sue mostre personali in Giappone, a Londra, a New York, in Italia a Venezia e a Torino, e ha vinto premi prestigiosi in tutto il mondo.
Attualmente il suo studio artistico è a Mumbai, in passato famosa come Bombay, la terza città più popolata al mondo con i suoi 22 milioni di abitanti in continuo aumento, il più grande centro economico dell’India con attività in ogni settore.
Tra le tante industrie, non si può non ricordare quella cinematografica che, pure con grossi problemi, ormai si è diffusa in tutto il mondo facendola citare come Bollywood, in contrapposizione alla Hollywood americana di Los Angeles.
Written by Marco Salvario
Photo by Marco Salvario