“Terre piatte” di Noreen Masud: gli abissi introspettivi

“Questa non è una storia da cui trarre ispirazione. Né una storia su come mantenere viva la fiamma della speranza attraverso le avversità, consumandosi fino al capo opposto dove ciò che si desidera può finalmente essere ottenuto. Questa è una storia, credo, su ciò che accade quando, in un senso molto concreto, la fiamma della speranza viene del tutto spenta.” ‒ tratto da “Terre piatte”

Terre piatte di Noreen Masud
Terre piatte di Noreen Masud

“Terre piatte”, dove non serve nascondersi, di Noreen Masud, edito add editore è un viaggio identitario tra natura e ambientazioni socioculturali storiche.

Una fuga di non ritorno per poi sprofondare negli abissi introspettivi che ricollegano tutto ciò che la mente ha nascosto per anni in un cassetto della memoria ben chiuso che riaffiora improvviso e prepotente obbligando ad affrontare ciò che è stato ma non è, riconducendo a un percorso emotivo e psicologico e anche un vero e proprio viaggio nella natura alla ricerca di quelle sperdute zone piatte.

Un’ immagine, una situazione che riporta nell’oblio del dolore e dei ricordi in modo paralizzante e devastante, un trauma non trauma, non identificabile con un evento preciso ma con una serie di eventi che sono quelli che hanno scandito l’evolversi della vita quotidiana, una vita paragonabile a una vita vissuta in una gabbia, ma non certo d’oro.

Dal Pakistan all’Inghilterra dopo essere stata ripudiata, cerca di riaffermarsi come donna, individuo pensante, in un sistema lontano da quello di origine, che comunque la marchia di quella etichetta che riassume “tanto in Pakistan è così per tutti”, in una dimensione che sembra voglia rimarginare il tutto con una semplificazione di genere, il problema non sussiste perché equivale per tutti.

Discriminazione nella discriminazione.

Discriminazione deriva dal latino, il verbo “discrimire” significa separare, distinguere. Separare: allontanare, portare a distanza, una banale definizione che cela una crudeltà atroce, decidere per un altro soggetto che non è adeguato, non è in linea a ciò che si reputa caratteristica generale; ma chi stabilisce queste regole, un altro essere umano e in base a quale criterio, non è forse il punto di forza di ognuno l’unicità dell’individuo?

Allora perché bisogna ostinatamente omologare tutto e tutti, perché creare situazioni di disagio nei confronti di chi è diverso da chi, ancora poi non è stato chiarito.

Si parla tanto di inclusione nella contemporaneità ma sembra sconosciuto ai più il vero significato di questa bella parola, ne hanno voluto attribuire un carattere distintivo, perché si include solo se va di includere, se in qualche modo si rileva un nesso di appartenenza. Ma inclusione significa inserimento stabile o funzionale o forse è più chiaro nel significato matematico: relazione fra due insiemi quando ogni elemento di insieme fa parte dell’altro.

“Il posto piatto è il luogo del dolore, ma anche del reale. Reale per via di quel dolore: si manifesta con brutalità e, non potendo negarlo, ci infuriamo. Se non altro proviamo rabbia ed è già qualcosa perché in questo modo possiamo stringere il pugno e far finta che sia la mano di qualcuno.” ‒ tratto da “Terre Piatte”

Quando si pensa a un posto piatto, una pianura un deserto si allinea il pensiero che tutto sia inerte, ma per la protagonista del romanzo “Terre piatte” il luogo piatto è una zona in cui ciò che accade risulta ignorato, un luogo dove apparentemente non accade niente ma così non è.

Noreen Masud citazioni
Noreen Masud citazioni

Anche luogo di rifugio, di libertà, di equilibrio, una calma piatta che pervade mente e corpo permettendo di ristabilire un equilibrio instabile.

Lo sguardo volge all’infinito, verso un orizzonte che si apre all’animo dell’osservatore senza misteri da celare, ma che in sé, questo spazio sperduto, ha la storia dei luoghi e dei tempi, dell’identità e delle radici, così come la storia che accompagna ogni singolo individuo nel proprio cammino di vita per scoprire e per scoprirsi.

“L’amore va messo in pratica!/ Gridò il vecchio con voce ferma./ Sull’altra sponda dello stagno l’eco/ tentò più volte di darne conferma.”

 

Written by Simona Trunzo

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

OUBLIETTE MAGAZINE
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.