“La vendetta delle muse” di Serena Dandini: quante donne sono state ignorate?
“Agli uomini viene chiesto un perché, alle donne un per chi.” ‒ Michela Murgia
È un testo tutto al femminile La vendetta delle muse, ultima fatica letteraria di Serena Dandini. Pubblicato nel 2023 da Harper Collins, il libro è dedicato a donne che sono state fonte di ispirazione per alcuni uomini, che però raramente hanno mostrato loro benevolenza.
Un tempo erano i poeti a invocare l’intervento delle muse, figure mitizzate; oggi, la Dandini, attraverso un viaggio nell’universo femminile, presenta un elenco di donne, in carne ed ossa, le quali hanno ricoperto il posto di muse.
Donne, che con forza e coraggio hanno manifestato intuizioni, tali da sostituire le muse idealizzate e conosciute per definizione. Tutte, comunque importanti per la formazione della scrittrice, di cui è sempre un piacere assaporare l’intreccio di parole e frasi costruito dalla stessa.
Il libro La vendetta delle muse, che si apre a una lettura di ampio respiro grazie alla presentazione di figure dal vissuto intenso, richiama alla mente personaggi femminili che in qualche misura hanno contribuito all’emancipazione delle donne e al loro bisogno di riscatto.
A dare inizio a un testo curioso e al contempo illuminante è Marianne Faithfull, icona femminista e mito indiscusso dei giorni adolescenziali dell’autrice. Messa poi da parte per rivolgere la propria attenzione a modelli di un più ampio spessore.
Il racconto prosegue poi seguendo un filo conduttore ben preciso il quale accompagna la lettrice o il lettore, lungo la lettura di un tomo di circa 220 pagine. Ognuna delle quali si presenta come un piccolo scrigno di verità su donne di cui raramente si sono conosciute le azioni. Tutte, comunque, in qualche misura ‘preda’ dei loro usurpatori.
Un filo, che in qualche modo lega le une alle altre in un intreccio quanto mai appassionante.
Definite muse dall’autrice, le numerose figure femminili citate nel libro hanno ricevuto ben poche attenzioni dagli uomini con cui si sono relazionate. Semmai, in alcuni casi sono state oscurate dalla forza e dalla sopraffazione maschile.
Uomini, in certi casi rimasti abbagliati dal fascino di donne intelligenti o bellissime e dotate di una prorompente fisicità, che non hanno esitato ad appropriarsi delle loro intuizioni nei diversi campi dello scibile. Oscurandone il talento, se non addirittura ignorando le idee partorite da loro.
Anche perché, seppur in certi casi amate dai loro compagni, sono state considerate oggetti da fruire quale fonte di ispirazione. Talvolta oggetti meravigliosi, ma pur sempre oggetti.
L’autrice, invece, con La vendetta delle muse le mette al centro, al centro del racconto in questo caso, trasformandole in soggetti dotati di forte personalità, e capaci talvolta di suscitare giudizi scandalistici, ma anche ammirazione e pura emozione, oltre che una gran dose di empatia.
Distanti fra loro per epoca e luogo di nascita, la Dandini traccia un profilo quanto mai esplicativo delle donne menzionate nel libro, in un viaggio che dalla Roma barocca, dove si è consumata la tristissima vicenda di Artemisia Gentileschi, con parole da parte dell’autrice che arrivano dritte al cuore, arriva alla Los Angeles degli anni Settanta o alla Parigi delle avanguardie artistiche.
“Noi giovani abitanti del vecchio mondo dall’altra parte dell’oceano, chiusi nelle nostre camerette dentro palazzi dall’architettura fascista, potevamo solo sognare la libertà…”
La Dandini, inoltre, svela il percorso di donne dalla mente brillante le quali hanno fatto scoperte altamente innovative, i cui risultati, a tutt’oggi, si possono riscontrare nell’uso quotidiano di alcuni manufatti.
È il caso di Hedy Lamarr, attrice bellissima e dotata di un cervello di prim’ordine, oltre che appassionata studiosa di materie scientifiche, che ha concepito invenzioni, quali l’impiego del wifi per esempio, scoperta attribuita però ad altri. E che soltanto in tempi relativamente recenti ha ricevuto il giusto riconoscimento.
Ancora, Sophie Germain, matematica d’eccellenza, alla cui famiglia, dopo la sua morte, è stato impedito di scrivere sulla sua lapide la parola ‘matematica’.
Oppure la statunitense Sarah Mather, che ha inventato il telescopio subacqueo, mentre Catherine Littelefield Greene ha inventato un macchinario per separare le fibre del cotone dal resto della pianta. Invenzioni, anche questa volta, attribuite ad autori di sesso maschile.
Anche una scienziata della contemporaneità è inserita nel catalogo delle donne di scienza. Si tratta di Amalia Ercole Finzi, ingegnere aerospaziale, che grazie alle sue abilità intellettive ha avuto l’opportunità di vedere realizzato il proprio talento.
Inoltre, Trotula de Ruggiero, studiosa presso la Scuola medica salernitana, autrice di un prontuario d’ostetricia e di medicina generale, che un editore, intorno al 1500, ha ripubblicato attribuendone la paternità a un uomo, dopo aver affermato ‘che una persona così esperta per scrivere un compendio tanto importante può essere soltanto un uomo’.
Ada Byron, figlia di Lord Byron e di Anne Isabella Milbanke, è ricordata come la prima programmatrice di computer. Matematica promettente, Ada viene usurpata da ogni sua intuizione e scalzata da un altro matematico che si approprierà delle sue ricerche.
Le prime ricerche di genetica, a proposito del perché alcuni organismi nascono femmine e altri maschi, la si devono a Nettie Stevens, genetista e microbiologa che si spende a lungo per studiare in questa direzione, arrivando all’eccezionale scoperta che la differenza fra i due sessi dipende dalla presenza dei cromosomi X e Y. Studi che apriranno la strada alla scoperta del DNA.
Colette, scrittrice dall’inedita creatività, il cui nome è comparso nei suoi libri soltanto dopo aver dato alle stampe un’ampia produzione; prima di allora era il marito a firmare con il suo nome i libri scritti dalla moglie.
L’indagine dell’autrice prosegue inoltre a fare luce su alcune figure dal passato importante, quale è stata per esempio Anita Garibaldi, donna leggendaria, le cui azioni riferite nel libro colpiscono il lettore nel profondo, e il cui vissuto è conosciuto dal grande pubblico in maniera sommaria.
La narrazione de La vendetta delle muse, che si sviluppa con ampia abilità narrativa, condita con quel velo di ironia di cui la Dandini è dotata e arricchita non soltanto dal proprio punto di vista, ma anche da aneddoti e da esperienze personali, presenta altre e molteplici figure femminili.
Difficile però elencarle tutte.
“Faccio fatica a credere che Anita, quando è morta avesse soltanto ventotto anni…”
In definitiva, ciò che si evince dal registro di scrittura sciolto e gradevole, come è nello stile della scrittrice, sono figure di donne, o meglio di muse, dallo spessore umano e intellettivo eccezionale, alle quali l’autrice ha dato voce mettendo in atto una piccola ‘vendetta’. Piccola, ma che ha comunque ha il pregio di aver reclamato a loro nome i riconoscimenti che a suo tempo non sono stati loro assegnati. Vendetta, legittimata però dal loro operato e dalla determinazione che in molti casi hanno caratterizzato le loro azioni.
Anche questa volta, con un saggio sviluppato come un romanzo in cui vengono evocate figure molto diverse fra loro, talvolta agli antipodi, la Dandini non delude i suoi lettori, ma li spinge a riflettere sulla condizione del genere femminile.
Tanto che si può considerare il testo come un libro-testimonianza, in quanto porta alla luce figure di donne che si sono battute per far valere i loro diritti, anche se limitatamente all’epoca in cui sono vissute. Aprendo comunque uno spiraglio sui diritti ancora da acquisire.
“Penso a quante e quanti stanno protestando in Iran dopo la morte di Mahsa Amini, una ragazza di ventidue anni pestata a morte da una pattuglia della polizia morale…”
Written by Carolina Colombi