“Exodus” film di Otto Preminger: la nascita dello stato di Israele
“Noi gli ebrei li lasceremmo andare tutti, purché non vadano a finire in Palestina.”
Il titolo della pellicola, Exodus diretto da Otto Preminger, come d’altra parte quello del romanzo, si origina dal nome dalla nave che nel 1947 ha condotto un folto gruppo di profughi ebrei nel nascente stato di Israele.
“Gli ebrei sono già stretti abbastanza, a corto di letti, di rifornimenti, d’infermiere, di pazienza. A corto di tutto!”
La guerra è da poco terminata e i sopravvissuti ai lager nazisti avvertono l’urgenza di avere un luogo da poter chiamare casa. Lì, dove potersi stabilire ed emanciparsi dalle brutture di un passato che li ha visti protagonisti di un momento storico tutto da dimenticare, in cui oltre 6 milioni di ebrei, vittime delle persecuzioni naziste, hanno trovato la morte.
Il tema centrale della trama filmica è dunque il desiderio di autodeterminazione degli ebrei che, guidati da una figura di alto prestigio morale quale è il soldato israeliano, Ari Ben Canaan (Paul Newman), membro dell’organizzazione militare dell’Haganah, ha intenzione di condurli in Palestina con l’aiuto di esponenti del movimento sionista.
Affinché fosse riconosciuto loro il diritto di acquisire una propria identità nazionale. Ma la battaglia intrapresa da Ari Ben Canaan è irta di ostacoli e di un duro confronto, sia con i britannici che con la popolazione araba, residente in Palestina.
All’epoca, era il Regno Unito a detenere il controllo su mandato della Società delle Nazioni in Palestina, ed era perciò autorizzato a impedire ai profughi di salpare e raggiungere la Palestina.
Spinto da un forte senso di appartenenza, Ari Ben Canaan si sente quindi legittimato a capeggiare il gruppo di rifugiati e a condurli verso quello che diventerà lo stato di Israele.
Iniziativa che avrà un esito positivo dopo un viaggio lungo ed estenuante, raggiungendo la tanto agognata destinazione.
“E Karen, che amava così tanto la vita, che la viveva con la purezza di una fiamma, perché Dio l’ha dimenticata? Perché ha dovuto incontrare la morte alla sua età, tutta sola e al buio.”
Il film, girato in Israele, gode di una location davvero rappresentativa delle vicende storiche portate sullo schermo, che si intrecciano alla storia d’amore nata fra Ari Ben Canaaan e Kitty Fremont (Eva Saint Mary), infermiera volontaria presso il campo profughi dove sono ospitati gli ebrei scampati all’Olocausto.
Una storia sentimentale, il cui seguito è destinato purtroppo a subire i contraccolpi di una situazione tutt’altro che idilliaca, che si sviluppa fra vicende umane toccanti nel momento in cui i profughi decidono di fare lo sciopero della fame al fine di ottenere il benestare degli inglesi a salpare.
Che non è il solo momento cruciale del film Exodus; perché gli eventi, che hanno un fondamento nella realtà storica dei fatti dell’epoca, si sviluppano anche fra atti di terrorismo di ebrei e palestinesi, che animate da un odio acceso, hanno ripercussioni negative anche negli anni a venire.
“Vorrei gridare al mondo che altri due innocenti sono stati assassinati. È giusto che questi due esseri riposino vicini nella tomba, perché essi se la divideranno in pace. Ma i morti si dividono sempre la terra in pace.”
Racconto filmico davvero avvincente, Exodus pone l’attenzione su temi ricorrenti in difficili situazioni di geopolitica riferite al passato, come in questo caso, ma che si possono rintracciare anche in realtà odierne.
Offrendo della circostanza, che ha visto la nascita dello stato di Israele, una visione d’insieme sulla situazione mediorientale dell’epoca, la cui soluzione è a tutt’oggi ancora lontana. Sollevando al contempo interrogativi che emergono da ogni situazione di conflitto.
La lotta per l’autogestione, per esempio, il senso di appartenenza, il bisogno inalienabile di ogni popolo a riconoscersi in un determinato territorio, e non ultimo le difficoltà a trovare una pacifica convivenza.
Difficoltà, spesso causate da usi e costumi differenti, ma soprattutto dal diverso credo religioso dei gruppi etnici stanziati nella stessa regione.
Questioni tutte, non soltanto riferite al Medio Oriente, ma presenti in molti parti del mondo, soprattutto oggi, in tempo di massicce migrazioni e imponenti spostamenti di persone.
Anche perché, in situazioni di conflitti bellici, spesso si perde il senso di chi ha torto o da chi ha ragione.
“Noi, tra tutti i popoli non dovremmo più sorprenderci quando la morte ci raggiunge, con il mondo impazzito e le stragi di massa dovremmo essere abituati a queste uccisioni senza senso. Ma io non ci sono abituato, né riuscirò mai ad abituarmici. Io guardo questi due esseri umani e ho voglia di ululare come un cane.”
Film ricco di un’ampia tensione drammatica, gli eventi storici dell’epoca raccontati nel film Exodus si sviluppano lungo un filo narrativo davvero coinvolgente, anche se le vicende portate sullo. schermo hanno subito qualche momento di discrepanza con i fatti reali.
Da potersi definire una pellicola epica, Exodus rappresenta le sfide e le aspirazioni di un popolo in un momento storico particolare: quello che vede appunto gli ebrei emancipati dal giogo nazista.
“C’è chi combatte e muore, e noi dobbiamo andare a raggiungerli. Ma io giuro sul corpo di queste due persone che verrà il giorno in cui arabo ed ebreo divideranno in pace e in vita questa terra che hanno sempre condiviso nella morte.”
Pietra miliare del cinema di genere storico, a distanza di molti anni dalla sua realizzazione, Exodus si offre inoltre quale occasione per mostrare la determinazione tipica del popolo ebraico, che fin dal lontano 1948 ha fatto dello stato di Israele un modello economico virtuoso, ma anche la sofferenza della comunità palestinese, talvolta sottoposta a forme di ingiustizia.
Infine, una suggestione per apprezzare una pellicola che, seppur datata, la si può intendere quale spunto di riflessione.
Può il cinema, come in questo caso, essere strumento didattico?
Probabilmente sì. Non è dunque azzardato affermare che un film può farsi tramite, alfine di far emergere eventi storici complessi di cui in certi casi il pubblico conosce poco o nulla, favorire considerazioni di ordine geopolitico, grazie anche ad una presentazione filmica aderente alla realtà dei fatti.
“Lei deve comprendere che noi inglesi abbiamo dimostrato, in tutta la nostra storia, uno straordinario talento per gli incarichi poco piacevoli. La Palestina è un mandato britannico che c’è stato imposto dalla Società delle Nazioni, quindi siamo responsabili della pace in Palestina.”
Written by Carolina Colombi