Significato dei sogni #7: precognizione della morte di Aniela Jaffé
“[…] risulta chiaro quale sia il ruolo attribuito alle apparizioni e alle visioni: esse vengono considerate segni o avvertimenti dati da una potenza superiore, alla quale l’uomo deve assoggettarsi in quanto la vita è ad essa sottomessa.” – Aniela Jaffé
In origine “sonno” e “sogno” erano un tutt’uno e non venivano distinti, infatti, l’etimologia della parola “sogno” deriva da “somnium” che, in latino, significa “sonno”; così anche in greco ὕπνος (sonno) e prima ancora σ-ὕπνος.
Attualmente, invece, le due parole sono distinte ed il “sogno” è interpretato come una “parte” del “sonno”, quella relativa alla produzione ‒ da parte dell’inconscio ‒ di immagini relative a situazioni reali, irreali, del passato, del presente, del futuro, fantastiche, angosciose, sgradevoli, strane, meravigliose, et cetera.
La letteratura prodotta nel corso dei millenni sui fenomeni chiamati “sogni” è molto variegata, e si è pensato in questa rubrica “Significato dei sogni” di invitare alla lettura di alcuni testi scritti dai maggiori esponenti della stessa, augurando al lettore di trarne beneficio.
Nella prima puntata della rubrica si è presentato un estratto tratto dal primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno” del libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud; nella seconda un estratto tratto dal primo paragrafo intitolato “Il rapporto tra sogno e veglia” dello stesso capitolo; nella terza puntata si è presentato un estratto tratto dal secondo paragrafo intitolato “Il materiale onirico. La memoria nel sogno” dello stesso capitolo; nella quarta si è selezionato un estratto da “Relazione, imago e proiezione” del febbraio 1959, tratto dal capitolo “Attività medica e analitica” del libro “In dialogo con Carl Gustav Jung” di Aniela Jaffé, che mostra il sogno in rapporto con l’ex partner; nella quinta si è ripreso il discorso con Sigmund Freud con un estratto estratto tratto dal quarto paragrafo intitolato “Perché si dimentica il sogno dopo il risveglio” del primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno”; nella sesta si è selezionato un estratto dal primo capitolo intitolato “Sogni lucidi e la loro impostazione filosofica” del libro “Sogni lucidi” dalla parapsicologia e scrittrice britannica Celia Green.
In questa settima puntata, invece, si presenta un estratto tratto dal secondo capitolo “L’uomo e l’esperienza” del libro “Sogni, profezie e apparizioni” di Aniela Jaffé che mette in rilievo il fenomeno della precognizione della morte nei sogni attraverso vari esempi di sogni trascritti e con documentazione di attendibilità.
Estratto dal capitolo “L’uomo e l’esperienza” di Aniela Jaffé
“[…] risulta chiaro quale sia il ruolo attribuito alle apparizioni e alle visioni: esse vengono considerate segni o avvertimenti dati da una potenza superiore, alla quale l’uomo deve assoggettarsi in quanto la vita è ad essa sottomessa.
In fondo questo atteggiamento non è molto dissimile dal tentativo di collocare le doti chiaroveggenti in rapporto cosmico col tempo del non-Io, oppure la sensazione di dipendenza della coscienza da qualcosa che è da essa indipendente e viene avvertita come superiore. Carl Gustav Jung ha definito questa dimensione che tutto coinvolge e di cui egli riuscì a dimostrare l’esistenza nelle manifestazioni dell’inconscio, come il Sé dell’uomo.
È la globalità dell’uomo, il conscio e l’inconscio, l’Io e il non-Io, e in ultima analisi anche il suo destino.
L’obbedienza a questa potenza che trascende la coscienza può nel senso più profondo essere definita religiosità e pietà, e coloro che hanno scritto le lettere hanno espresso chiaramente e conseguentemente le loro esperienze.
Una donna scrive a conclusione della narrazione di un sogno profetico: “La gente commette un grande errore quando crede che la vita appartenga a loro e che loro possono fare quello che vogliono. Dio non si fa prendere in giro…”
Un’altra donna riferisce di aver sognato in anticipo la morte di due fratellini, quando aveva appena otto anni, ed aggiunge: “In seguito considerai il mio sogno come un avvertimento. Ho chiesto poi alla mamma come mai io avessi avuto quel sogno. E lei mi rispose che questa informazione veniva da Dio. Perché Dio conosce le nostre vie e il nostro destino.”
Interessante a questo proposito è anche il racconto di un uomo, che da giovanissimo si trasferì in Germania in piena inflazione in Svizzera: “Feci fallimento da ogni punto di vista e mi trovai in una situazione così disperata da non vedere altra via d’uscita che il suicidio. Una notte che me ne stavo solo e disperato a ripensare al mio progetto, improvvisamente il buio si squarciò e io vidi una luce radiosa da cui si stagliava una meravigliosa figura di donna, che alzò il braccio destro verso di me e disse con decisione: «Fermati! Non puoi farlo, il tuo tempo non è ancora venuto!» Sono passati trent’anni; ma ancora mi sembra che sia successo ieri.
Questa esperienza fu la prima, ma non l’unica. I fatti strani fino ad oggi si sono dipanati nella mia vita come un filo di Arianna e sebbene io allora mi trovassi all’inizio di una via di dolore incredibilmente pesante, che doveva comprendere gravi malattie, miseria e vergogna, prigionia e campo di concentramento, condanna a morte, fuga dalla mia patria ed altro ancora, io ho sempre sentito di avere una guida misteriosa e un aiuto che mi hanno condotto fino ad oggi, e so per certo che continueranno a condurmi avanti verso una meta per me ancora ignota.”
In questa lettera viene chiaramente espresso il significato della precognizione: la persona si tranquillizza perché acquista la certezza di una guida interiore. Questa certezza è di importanza decisiva per la persona. Nell’ambito della propria esistenza l’uomo prende coscienza della trascendenza della coscienza e della vita, un’esperienza che rende partecipi del sacro.
In linguaggio religioso l’ha espresso compiutamente San Paolo quando disse: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».
Jung stesso, con riferimento a queste esperienze, parla dell’entità superiore umana, della sua totalità, cioè del suo Sé, che si distingue dall’entità minore, dall’Io. Egli definisce un’esperienza di questo genere «il culmine della vita».
Nella lettera sopra citata non si tratta però di una manifestazione del Sé, cioè della totalità dell’uomo, ma dell’incontro con l’Anima, l’immagine psicologica dell’uomo che si manifesta in forma femminile. Tuttavia in quanto forma archetipica, l’Anima presenta il carattere impersonale o soprapersonale, e in questo esempio, come del resto in altre esperienze citate precedentemente, la trascendenza della vita è chiaramente individuabile.
[…]
L’altro racconto è questo: “Una mattina mio padre, che aveva allora 65 anni, prese i conti in ufficio e pagò ogni cosa alla posta: non gli rimase un soldo da pagare. Poi andò dai nostri parenti e da una famiglia di amici, disse loro addio e aggiunse: «Ecco, adesso vado a casa a morire». A casa mia madre lo chiamò per il pranzo, ma lui rifiutò il cibo e disse: «Adesso morirò». E in effetti mia madre notò che la sua espressione cambiava: dopo poco non parlava più e prima di mezzanotte era spirato.”
Da dove gli fosse venuta questa conoscenza, non viene detto nella lettera.
Entrambi questi racconti mostrano chiaramente come l’io si adegui al proprio destino e come in questo modo venga accettata anche la cosa più difficile da accettare: la propria morte. In entrambi i casi questo atteggiamento viene facilitato, o forse addirittura reso possibile, dalla precognizione che fornisce una conoscenza anticipata del fatto.
[…]”
Per continuare la lettura in modo proficuo e con attenzione si consiglia di distogliere gli occhi dal computer o dal cellulare e di recarsi nella propria libreria per cercare il libro tra gli scaffali “impolverati”; se non si possiede il volume in casa si consiglia di acquistarlo (rigorosamente in cartaceo).
Leggere è un compito importante, la carta è di grande ausilio rispetto al formato digitale non solo per la concentrazione necessaria all’atto della riflessione e comprensione ma anche per instaurare un rapporto fisico con l’oggetto-pozzo che conserva amorevolmente le considerazioni degli esseri umani, in questo caso di Aniela Jaffé.
Un ulteriore consiglio: un bel quaderno (cartaceo) con penna (o matita) posto sul comodino per annotare i sogni al risveglio (con data ed orario). È importante non perdere l’uso della scrittura sia per la manualità delle dita sia per la stimolazione del cervello astratto e creativo.
Inoltre, è possibile partecipare al nostro nuovo studio sulla casistica del sogno in contatto con la tecnologia dei social inviando un’e-mail ad oubliettemagazine@hotmail.it nella quale allegare un file .doc con un sogno connesso alla tecnologia (smartphone, internet, pc, social, et cetera). Il sogno raccontato sarà salvato in forma anonima e servirà per la compilazione di un testo in comparazione alla letteratura del passato.
“[…] Per l’occhio e l’orecchio i piacenti emblemi sono disposti,
Ma guidar ti sappia la ragion ai segni arcani,
Questo a sensi recai, a che il destato ingegno
Discopra i preziosi tesori qui raccolti.
Il ben del mondo, il Farmaco salvifico
Avrai con dovizia dal duplice Leone.” – “Atalanta Fugiens” – Michael Maier dall’Epigramma dell’autore
Bibliografia
Aniela Jaffé, Sogni, profezie e apparizioni, Edizioni Mediterranee, 1987
Michael Maier, Atalanta fugiens, Edizioni Mediterranee
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