La Casa dei Tarocchi #32: “I Tarocchi immagini della Psiche. Una visione junghiana” di Anna Maria Costantino

Nel mese di gennaio 2023 ha visto la luce con Luigi Guerriero Editore il piccolo saggio dedicato ai Tarocchi di Anna Maria Costantino. Un testo breve ma efficace nel trattare il tema della “visione junghiana”.

La casa dei tarocchi 32 - I Tarocchi immagini della psiche di Anna Maria Costantino
La casa dei tarocchi 32 – I Tarocchi immagini della psiche di Anna Maria Costantino

L’autrice è psicologa, psicoterapeuta, psicologa analista specializzata presso il Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA), ed è dirigente psicologa presso l’Asp di Palermo.

Il testo I Tarocchi immagini della psiche esplora e approfondisce alcune aree dell’argomento relativamente alla correlazione degli Arcani Maggiori ‒ e i Semi dei Minori ‒ con il processo individuativo descritto da Carl Gustav Jung.

Tenendo conto dell’iconografia dei Tarocchi di Marsiglia, pur accennando all’origine e all’evoluzione delle carte archetipiche a partire dal Rinascimento fino ai giorni nostri, l’autrice si addentra nei modi dinamici in cui le ventidue allegorie dei Tarocchi si relazionano ai contenuti psichici, restando principalmente fedele al modello jodorowskiano e all’iconografia delle carte francesi.

Sugli Arcani, Carl Gustav Jung aveva riflettuto negli anni Trenta, arrivando alla conclusione ‒ aperta e stimolante nei confronti di nuove riflessioni ‒ che le carte in questione fossero «una sorta di idee archetipiche, di natura differenziata», «immagini psicologiche, simboli con cui si gioca, come l’inconscio sembra giocare con i suoi contenuti» (Jung, 1933). I Tarocchi per Jung si riflettono nella Psiche umana come immagini archetipiche della trasformazione, e «sembrano riflettere i modelli fondamentali della psiche che, secondo la psicologia junghiana, rappresentano parti di un unico evento, ovvero il Sé, la totalità psichica dell’individuo» (Costantino, 2023).

I Tarocchi, come abbiamo più volte narrato in questa rubrica dedicata proprio a loro, hanno attraversato i secoli incarnando perfettamente le proiezioni, di volta in volta ludiche e narrative, esoteriche e divinatorie, artistiche ed espressive, evolutive e psicologiche degli appassionati fruitori, dando sempre nuova linfa alla creazione di figure, abiti, scenari e trame per un movimento di amplificazione davvero particolare nella storia iconografica. Personalmente, prediligo accogliere la polifonia di sguardi che le carte di ogni epoca ci offrono, aggiungendo sfumature stupefacenti a un Matto, per fare un esempio tra i tanti, nel confronto tra viandanti che si muovono dai Trionfi di corte alle varie versioni dei Marsigliesi, transitando per i Wirth, i Rider Waite-Smith e i Crowley con i nuovi Matti, tutti quelli che emergono dalle visioni moderne, dalle versioni contemporanee degli illustratori Deviant Art e dello Storytelling, fino a operare con i gruppi affinché nuovi Arcani vengano prodotti, a raccontare la storia di quel gruppo, di quel cantafiabe. Trovo però decisamente interessante come i Tarocchi francesi, il mazzo Jodorowsky-Camoin soprattutto, riescano a fornire un modello preciso eppure tanto versatile da porsi come specchio più amato da colleghi e studiosi, come mappe e spunti perfetti nei percorsi di ricerca sia a livello tarologico che psicologico.

Tornando all’autrice, dei Tarocchi lo stesso Claudio Widmann ha indicato la potenza amplificatrice, in quanto definibili come elementi creativi di accesso vitale al simbolico. Nel suo lavoro Costantino parte dalla premessa storica per andare tessere il suo discorso centrando l’attenzione in primis sulla psicologia dei Tarocchi, relativamente all’incontro tra Anima e Animus, istanze colte nella loro danza sigiziale, via via sempre più armonica, in una graduale armonizzazione dei poli maschile e femminile, un incontro che si differenzia intorno al fuoco del Sé.

Scrive Ferdinando Testa nell’introduzione al libro: «Dal punto di vista fenomenologico e clinico la presenza di una molteplicità di immagini archetipiche di Animus e Anima come accade nei Tarocchi potrebbe rappresentare una possibilità di confrontarsi con un materiale oggettivo per fare delle incursioni nella teoresi junghiana alla luce dell’immagine della Sigizia.»

Non solo Carl Gustav Jung, che ai Tarocchi, come già detto, ha accennato in un seminario degli anni Trenta, passando poi il testimone della ricerca ai propri successori, ma soprattutto Claudio Widmann, con Gli arcani della vita (Magi) si è addentrato in un argomento che oggi finalmente è sempre più accolto in ambito psicologico. Penso alle analiste con le quali ho modo di collaborare sul tema, Silvana Graziella Ceresa e Cinzia Caputo, e a Riccardo Mondo, con la sua analisi del Sogno Arcano. Per un ascolto immaginativo della vita onirica (un saggio del 2011, scritto insieme alla giornalista Rossella Jannello), nonché lo stesso di Ferdinando Testa, prefatore de I Tarocchi immagini della Psiche, che ha condotto a sua volta un seminario sul tema del sogno e i Tarocchi nel 2014.

Sono contenta di poter aggiungere alla lista anche Anna Maria Costantino che, grazie ad una lunga esperienza personale con le carte, aggiunge nuovi riferimenti e una chiave di lettura arcana della danza di maschile e femminile in ognuno di noi ci conduce alla «dimensione tantrica» dei Tarocchi.

L’autrice con questo piacevole saggio regala a noi lettori associazioni molto affascinanti, ad esempio riportando un più moderno punto di vista sulle istanze Anima e Animus. Nell’accezione contemporanea, infatti, lo sguardo che comprende le componenti psichiche in questione si è arricchito, gli autori moderni hanno sviluppato il significato dei concetti «mettendo in luce diverse sfaccettature».

Non basta più alla psiche moderna quel che Carl Gustav Jung ‒ ed Emma Jung ‒ scrivevano dell’Animus, per esempio, a partire da una visione che oggi possiamo riconoscere anche un po’ figlia del patriarcato. L’idea iniziale che nei sogni delle donne lo spirito comparisse come “gruppo di uomini” perché la donna in qualche modo vive l’amore in modo monogamo, esclusivo, non ha più mordente. Mentre per l’uomo, in qualche modo da sempre poligamo, l’Anima unica dovrebbe compensare nella psiche profonda l’esigenza antinomica? Siamo dunque felici di questa apertura critica degli analisti junghiani, perché nelle relazioni contemporanee le cose sono molto più complicate e articolate del motto “l’uomo è cacciatore e la donna preda”, e allora ci piace davvero il poter considerare quel che l’autrice racconta, esplorando dei due poli differenti livelli.

«Ferdinando Testa (2020), riprendendo le interpretazioni dei post-junghiani, afferma, in una sua riflessione dal titolo A passeggio con l’anima, che con i cambiamenti della storia, il pensiero di Jung si è evoluto ed amplificato; infatti, come dice Hillman, “l’anima non è di genere sessuale”, non è né maschile né femminile, pertanto non appartiene solo alla sfera dell’uomo, ma anche a quella della donna».

Anima e Animus non possono essere attribuiti separatamente a uomini e donne ma sono presenti in entrambi i sessi, come suggerito da Schellenbaum (1992), ed è meglio evitare qualsiasi definizione di maschile e femminile che sia condizionata dalla sottomissione inconscia al potere patriarcale.

Le polarità si riflettono nella psiche individuale in modo differente, e in questo pensiero riconosciamo un passo avanti che nei Tarocchi era già stato compiuto, in effetti, sin dagli albori, comprendendo nel mazzo, ricordiamo, non solo figure quali la Papessa/Fede insieme al Papa, ma anche introducendo figure ermafroditiche ‒ pensiamo al Diavolo, alla Senza Nome ‒ e androgine ‒ la danzatrice del Mondo. Allora, forse, si potrebbe tentare di dire che il passaggio evolutivo non è solo collettivo o solo personale ma è relativo al tipo di immagine della coppia che portiamo dentro non come immutabilità del simbolo ma vitale vivenza?

Esploreremo la questione, ma intanto torniamo a seguire i passi dell’accoppiamento simbolico che compare nei Tarocchi così come descritto dall’autrice che ne approfondisce i presupposti attraversando il tema dell’enantiodromia, che è un concetto mutuato da Eraclito, molto caro a Jung nell’accezione di «funzione regolatrice dei contrari», una funzione per la quale ad ogni posizione conscia si contrappone un contrasto inconscio che, prima o poi, soprattutto nell’unilateralità della prima, sfocerà in esternazione dell’opposto.

Dal movimento enantiodromico, Costantino ci conduce all’idea di antinomia presente nei Tarocchi, presente nelle coppie di Arcani che ne costellano diverse. La manifestazione più evidente, scrive, di questi processi sta nella carta della Temperanza, quattordicesima icona ‒ che mesce e mesce, angelo sapiente, gli opposti per curare le nostre separazioni.

Che tipo di danza si svolge dentro di noi? Della Luna e del Sole, per esempio, scrive l’autrice, riportando Jodorowsky-Costa (2005): «Nei Tarocchi si possono individuare tre principali visioni del principio maschile e femminile: “sul piano materiale e sessuale (Imperatrice Imperatore), sul piano spirituale (Papessa Papa) ed infine sul piano cosmico (Luna Sole).» E ancora: «Il Sole e la Luna sono il simbolo del padre e della madre cosmica che ci ricordano la nostra luce e origine divina; il padre protegge con la sua luce e il suo calore e la madre illumina l’oscurità della notte

Sole e Luna, suggerisce Costantino, sono «modelli maestri dell’Animus e dell’Anima, nel senso che queste immagini archetipiche ne descrivono i caratteri più universali. Il Sole e la Luna esprimono dunque l’essenza suprema dell’Animus e dell’Anima.»

Teniamo conto, riflettendo, di come ad esempio nel procedimento alchemico siano proprio Sole e Luna a fare i conti l’uno con l’altra, per non ferirsi. Per perfezionare e portare a compimento il loro stesso incontro, al fine di congiungersi in una compresenza possibile, “bellica pax, vulnus dulce, suave malum” (John Gower, Confessio Amantis, in Jung, Psicologia della traslazione).

Sole, Luna, e le altre coppie citate sono alcune tra le possibili immagini dell’incontro a partire dalle antinomie ma, come la stessa autrice giustamente sottolinea, la libertà di immaginare ci porta poi a mettere insieme altre coppie per provare a pensare quali caratteristiche potrebbe avere, ad esempio, la compresenza dell’Eremita con la Giustizia, del Matto con una Papessa, del Diavolo con l’Imperatrice…

Nel modello utilizzato dai conduttori di Tarotdramma®, per esempio, non c’è una risposta univoca.

Tra ideale congiunzione e realtà psichica, che tipo di danza ha luogo in noi, sulla via che conduce ad una androginia differenziata?

Nel testo di Costantino, il filo rosso che l’autrice elabora, anche a partire dall’esperienza in prima persona con Marianne Costa e Alejandro Jodorowsky, autori di ampia conoscenza del mondo arcano, si fa nella «dimensione tantrica» che conduce alla «centralità del corpo» e al «tema della morte come spoliazione dall’ego». Un «abitare il corpo e poi trascenderlo» che per lei nasce dallo studio del «Pulso Tantrico» di Sajeeva Hurtado, del quale ha arricchito l’esperienza attraverso un sistema di pratiche di meditazione e di respirazione che costituiscono strumenti per armonizzare la mente, le emozioni e lo spirito, e che ritrova come presenza corporea viva nel cammino dal Matto al Mondo.

La pratica meditativa con i Tarocchi, nelle sue varie accezioni e correnti, ci interessa particolarmente; in Tarot Therapy Italia abbiamo unito la via della Mindfulness con meditazioni profonde specifiche che abbiamo chiamato Tarotfulness©. Importante, e molto, per noi, il lavoro di Anna Maria Costantino, anche nell’approfondire le immagini senza escludere la portata di un pensiero «non indirizzato» che solo permette l’emergere della creatività. Un pensiero simbolico che mostra «universi archetipici» tutti da esplorare, così come mostrano non solo gli utilizzi mantici dei Tarocchi ma le sfaccettature immaginali nate dalla fantasia degli artisti di ogni tempo, grazie a immagini apparentemente semplici, umili cartoncini, rappresentazioni di figure, strumenti e oggetti che in realtà si rivelano sinfonia di mondi.

Il Matto va al Mondo su una strada di specchi e, scrive Francesca Matteoni, disegnando “mappe”. I Tarocchi sono “Maestri”, afferma Jodorowsky. Per l’autrice del saggio che abbiamo presentato in questa sede, così come per gli junghiani che si occupano del tema, e lo stesso è per noi, le carte arcane tracciano i passi dell’individuazione.

I Tarocchi immagini della Psiche di Anna Maria Costantino - Photo by Valeria Bianchi Mian
I Tarocchi immagini della Psiche di Anna Maria Costantino – Photo by Valeria Bianchi Mian

Non si può dire dei Tarocchi: “questo è”, non si può dare una definizione rigida, definitiva. Gli autori moderni concordano, possiamo avvicinarci a una visione animica che identifichi alcuni spunti, ma guai a chiudere i Tarocchi in compartimenti stagni. Possiamo dialogare con le immagini, osservare le carte con atteggiamento aperto, con gli Arcani viventi aprire una comunicazione.

L’autrice conclude la sua analisi portando la figura di Elisabeth Haich, «maestra spirituale e grande iniziata di origine ungherese», autrice di Sagesse du Tarot, Les vingt-deux niveau de conscience de l’être humain, in francese, non ancora tradotto in italiano. Haich, tra le altre cose, «si rivolge anche agli psicologi invitandoli a scoprire il valore delle immagini dei tarocchi e ad utilizzarli nel loro lavoro in quanto consentono di ricostruire “l’immagine psichica di un essere”», ritenendoli così potentemente simbolici da essere trasformativi per coloro che lavorano con loro: «più esse operano in lui, più egli diventa cosciente del Sé è meglio comprende che esse rappresentano il suo essere interiore».

Come non essere d’accordo?

 

Written by Valeria Bianchi Mian

 

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