“Vita della mia ex per come la immagino io” di Gero Arnone ed Eliana Albertini: il paradosso della nostra società
Sono le storie d’amore che finiscono per farci più soffrire eppure in questo fumetto la scena in cui il protagonista dice addio alla fidanzata in un paesaggio mozzafiato vista mare è quella che mi ha fatto ridere di più.
La verità e l’ironia sono il mix di questo fumetto (“Vita della mia ex per come la immagino io” di Gero Arnone edito da Minimum Fax) in cui non ci si risparmia nulla, il collante che porta la tragedia ad essere talmente assurda, esasperata, impossibile da credere tanto da procurarci una risata.
Le varie situazioni proposte riguardano le relazioni sentimentali, legate alla vita sociale e lavorativa, portate all’estremo, raccontate in modo assurdo e grottesco. Sono fasi di un rapporto che abbiamo vissuto in prima persona o che sono verosimili per altre coppie o che vediamo succedere e raccontate con così totale abbandono anche nei disegni semplici, senza orpelli, quasi didascalici, diventano ilari e assurde.
L’ironia è basata su cose reali, emozioni e sentimenti che ci riguardano ogni giorno e sui quali a volte facciamo fatica ad esprimerci. L’autore ha tralasciato tutti i filtri tra quello che pensava e quello che ha messo su carta ed è riuscito nell’intento di poter ridere su ogni cosa, anche su tematiche che oggi sono off-limits.
Si ride su una donna in carriera che il datore di lavoro non vuole madre, proprio all’inizio del fumetto.
Il protagonista Gero – stesso nome dell’autore, stessa professione, stessa faccia (un po’ di autobiografia c’è) – viene chiamato dal datore di lavoro della fidanzata in merito ad un disegno preoccupante fatto da lei. Questa situazione surreale, tipica nelle scuole d’infanzia, diventa una situazione ilare, ma anche di riflessione: la fidanzata deve mantenere la sua infelicità per avere un ottimo rendimento lavorativo.
Il paradosso della nostra società è mostrato chiaramente e senza giochi di parole, il lettore ride, poi ci pensa e tanto da ridere non c’è. Eppure l’autore spinge sulla tragedia producendo nel lettore la sana risata oltre il confine lecito del femminismo, dell’amor proprio, della dignità personale. E su questa linea porta avanti il suo racconto di una vita mediocre, tra alti e bassi sentimentali, tra stress lavorativo e noia mortale.
Il personaggio principale è radicato nel suo mondo di eterno ragazzo, non si prende sul serio come fa la fidanzata, poi ex, non fa niente per essere una persona migliore come vuole la società. Un personaggio che non si piange addosso e che ha un modo tutto suo di vivere e non cerca l’approvazione di chi gli sta accanto. Nessuna scelta sembra quella che gli cambierà la vita, neppure sul piano lavorativo.
Nella seconda parte questo è evidente quando si inscena una critica da parte della disegnatrice verso di lui, pagine bianche si susseguono come a prendersi gioco di quello che fa e di chi leggerà l’opera. Un continuo rimando tra reale e costruzione di un mondo di gioco, ironia, satira.
Senza nessun confine, paletto, limite.
Si ride su tutto, pure io, che di solito rido poco, ho riso tantissimo.
I disegni di Eliana Albertini non fanno altro che aggiungere questa atmosfera tra reale e immaginario, con un segno impreciso e quasi naif che racchiude la spensieratezza e la goliardia di chi lo ha pensato e scritto.
Alla fine anche la ex che piange, lo rimpiange e lo preferisce al nuovo fidanzato sembra un modo per superare un piccolo trauma, come quello della fine di un rapporto, senza prendersi sul serio, guardando con distacco a se stessi e pensando che l’ironia è l’unica arma possibile di fronte al dolore.
Anche l’amore è preso come un gioco, quando si perde, quando tutto finisce l’importante è poterci ridere su e immaginare che la ex stia peggio di te ed è facile farlo quando si ha l’inventiva di Gero Arnone.
L’autore ha lavorato anche nel cinema e questo si percepisce nella scansione delle storie, nell’uso dei dialoghi nelle vignette, nel modo in cui i personaggi si muovono in scena. Le varie storie concatenate tra loro hanno vari temi e questo mi ha portata ad essere un po’ disorientata inizialmente perché volevo capire quale fosse l’idea centrale o almeno quello che voleva dire l’autore.
Dopo la lettura del fumetto non c’è da aspettarsi nessuna morale, niente retoriche spicciole, nessun sermone. Forse spiazzante per alcuni lettori abituati a letture confortanti e rassicuranti, in questo caso c’è da aspettarselo, l’autore non vuole e non ha niente da insegnare, vuole mettere dubbi, fomentare risate e riflessioni, raccontare se stesso e ciò che vede senza pregiudizi e con il solo scopo di prenderla alla leggera.
Come già detto i temi affrontati sono drammatici ma raccontati con un altro punto di vista e un’altra voce narrante, quindi da ridere una volta finita la lettura rimane ben poco, se non la consapevolezza di non prendersi troppo sul serio e di avere il coraggio di dire quello che si pensa anche quando fa male, anche quando il lavoro non è quello dei sogni, anche quando la persona che abbiamo di fianco potrebbe soffrire. Poco male lasciarsi con un cofanetto vuoto, senza nessun anello, l’importante è essere sinceri, per l’infelicità c’è sempre tempo.
Written by Gloria Rubino