“L’isola” poesia di Fernando Pessoa: l’origine della Luna
“L’isola”
Piangete, violino e viola
piccolo flauto e bel fagotto.
Ecco, un’isola incantata
specchio di luna sotto la luna!
I miei passi-sogno l’attraversano con un fruscio
intersecato di ombra e luce.
Ah, potesse la mia anima non desiderare che questo
dal suo essere niente altro che un sogno!
Violino, viola e flauto.
Ecco l’isola è sospesa nell’aria!
In essa vado errando, silenzioso
e indifferente.
E nell’aria dove non c’è aria,
ma la luce della luna.
I suoi sentieri sono noti ad ogni nota
della viola e del fagotto.
Ma è reale quell’isola,
come le nostre chiare isole mortali?
Forse il flauto, la viola e il fagotto
dischiudono una porta
e mostrano in qualche modo, in qualche luogo,
a ciò che guarda fuori di me,
quella rara isola sospesa
in un mare intessuto di luna?
Forse è più vera della nostra.
E queste sono vere? Ma ecco!
Quell’isola che non conosce le ore
Né ha bisogno di conoscerle,
e che altrove ha conosciuto
la verità e l’origine della luna,
si dilegua nell’evanescenza del flauto,
del violino e del fagotto.
Accanto ad una esistenza solitaria composta da una routine monotona e modesta, senza viaggi ed avventure reali c’è una vita che palpita, creativa, esuberante, eccentrica: la vita letteraria.
Fernando Pessoa (Lisbona, 13 giugno 1888 – Lisbona, 30 novembre 1935) ha creato una miriade di figure immaginarie che pensano, operano, dialogano, polemizzano e comunicano. Sono figure vive: hanno un loro oroscopo, una scheda biografica, una occupazione, un domicilio, una propria sensibilità letteraria.
È considerato uno dei maggiori poeti in lingua portoghese: sicuramente il più creativo avendo, come sopra accennato, scomposto la sua vita in altre personalità denominate da diversi eteronimi (dal greco ἑτερωνυμία, composto di héteros = “diverso”/”altro” e onoma = “nome”).
“L’origine dei miei eteronimi è il tratto profondo di isteria che esiste in me. […] L’origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione. Questi fenomeni, fortunatamente, per me e per gli altri, in me si sono mentalizzati; voglio dire che non si manifestano nella mia vita pratica, esteriore e di contatto con gli altri; esplodono verso l’interno e io li vivo da solo con me stesso.” – lettera del 1935 ad Adolfo Casais Monteiro
Un poeta e prosatore enigmatico, che avendo vissuto in giovinezza in Sudafrica scriveva sia in inglese sia in portoghese. L’educazione britannica ricevuta lo caratterizza: ama leggere William Shakespeare, John Milton, John Keats, Percy Shelley, Lord Byron, Edgar Allan Poe (anche se quest’ultimo è americano). Ebbe legami con l’occultismo, l’alchimia, il misticismo e la filosofia neoplatonica, un interesse condiviso anche da William Butler Yeats, Rainer Maria Rilke.
La poesia “L’isola” è tratta dal libro “Il violista pazzo” (edito da Passigli Poesia, 2004), poesie scritte in lingua inglese che offrono una precisa testimonianza del Pessoa bilingue e che mostrano quanto il poeta sia cultore di principi che trascendono il tempo, e di come sia al pari di Thomas Stearns Eliot modernista e tradizionalista, innovatore e conservatore.
“Una delle mie preoccupazioni costanti è capire com’è che esista altra gente, com’è che esistano anime che non sono la mia anima, coscienze estranee alla mia coscienza; la quale, proprio perché è coscienza, mi sembra essere l’unica possibile.” – “Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares”