La casa dei Tarocchi #30: “Le Carte del Drago Immaginale” di Selene Calloni Williams
Il mazzo comprende Arcani animali, “Arcani terrestri”, “Arcani celesti”, “Esoarcani o Arcani transumani”, “Endoarcani o Arcani superumani” e “Arcani ancestrali”.
Osservo le carte, una per una. Tra le mie preferite c’è Vecchiaia, la carta numero sedici, l’ultima del gruppo di “Arcani animali”.
In un tripudio di colori vivaci, al centro della scena si rivela una luce, ed è proprio la stessa che brilla nell’iride tutta terra e fuoco, aria e liquore – nel significato etimologico di sostanza liquida e alchemico umore – dell’interprete. Guardo il viola dei piccoli frutti in alto a destra, il rosso aranciato, cuore delle grandi foglie, il lilla a coronare la fronte umana, a proteggere il lobo delle connessioni sinaptiche; scorgo la tavolozza intera delle tinte carnali qui rappresentate e l’insieme mi evoca la stagione autunnale di ogni Eden consapevole, il giardino animico dell’umana vita, quando possiamo esprimere liberamente anche senza parole la saggia voce di Eva-Sophia giunta a un punto della propria esperienza spirituale nel quale non conta più alcuna idea di colpa o di giudizio divino, e ancor meno conta l’imposizione da parte degli altri di una qualche aspettativa da realizzare.
La parola libertà, concetto che più volte ritorna nell’opera di Selene Calloni Williams, risuona fortemente in questa immagine potente, la sedicesima, appunto, tra le Le Carte del Drago Immaginale, e per la quale mi concedo un approccio semantico intuitivo che precede la specifica lettura del paragrafo dedicato al responso del drago e del rituale per la buona riuscita, dedicandomi all’estrazione di un filo vivo dal sibilo del serpente argenteo che si palesa in basso a sinistra, ai margini del rettangolo, sinuosamente avvolto alle possibilità dell’ignoto e in rapporto, forse, con l’eco della morte inevitabile di ogni cosa vivente, parola mercuriale che di ogni lume mostra l’Ombra e da ogni angolo buio suggerisce ipotesi di luce ancora in nuce.
Comincio così, proiettando spontaneamente evocazioni immaginali, il mio piccolo viaggio dedicato all’osservazione delle quarantasette opere realizzate da Selene Calloni Williams attraverso una composizione fotografica nella quale è lei stessa teatro psichico vivente, e mi coinvolge particolarmente questo dare corpo alla drammatizzazione, un atto di trasmutazione come miglior modo per arrivare dritta al cuore dei lettori, dei fruitori, sulla via sciamanica del “drago immaginale”.
Nella specifica immagine che ho scelto, così come negli altri foto-collage, l’autrice è lo stesso spirito del tema che esprime; lei lo ha accolto, questo spirito, inspirando ed espirando, e si è fatta contenuto a rappresentazione del contenitore.
Osservo il suo viso e le foglie dei giardini, le rocce e il cielo, i colori dei tessuti, gli animali che fanno capolino: come psico-tarotdrammatista mi viene naturale soffermarmi su questo specifico livello del discorso, che ovviamente non sarà esaustivo, non rispetto all’intento di Calloni Williams, né pretende di esserlo, ma che per quanto mi riguarda merita un approfondimento. Rappresentare un contenuto è, nel Metodo Tarotdramma e, ben prima ancora, in tutti i modelli psicodrammatici e sociodrammatici, un sostare nella parte abbastanza a lungo da coglierne la portata trasformativa, non solo come semplice opzione di catarsi ma in quanto processo di coscienza a più livelli, ed è un modo di vivere la questione ben più profondo dal mero recitare nei panni di un preciso elemento simbolico: è un procedere sciamanico.
La possibilità di farsi interpreti, per fare un esempio, del proprio compagno mettendo in scena un contrasto vissuto, o i propri genitori in quel là e allora che non è più ma conserva nel qui e ora un riverbero di trauma, comprende nuove modalità di consapevolezza e cambiamento.
Ma cos’è lo Piscodramma? Jacob Levy Moreno, medico romeno nato nel 1892, ha creato un metodo che nasce dal teatro con un focus importante sulla spontaneità e sul dramma vissuto a tutti i livelli, facendo del drammatizzare un atto terapeutico in sé e per sé, nel quale l’interprete opera una nuova nascita nell’incontro con l’altro-da-sé ancora ignoto.
Al di fuori delle tecniche specifiche che compongono un metodo, però, capita che il performare pienamente un certo elemento della natura, un animale, un oggetto o, come tarotdrammatisti, una carta, spalanchi lo sguardo oltre l’orizzonte del noto.
Ora, in questo progetto immaginale di Selene Calloni Williams sono evidenti gli intrecci che l’autrice ci regala nel porsi lei stessa come protagonista di un rituale di creazione e portando nelle mani del pubblico uno strumento fruibile per un processo di senso, attraverso una relazione diretta, generatrice di spunti.
Il richiamo a questo tipo di dinamiche, mi sorge spontaneo anche per l’amore che nutro io stessa per la rappresentazione fotografica degli stati d’animo. A questo proposito, voglio citare un progetto molto interessante. Si tratta del Self Portrait Experience, una danza per immagini che è terapia dell’anima, processo grazie al quale, per esempio, la collega psicoterapeuta e artista Marilena Pisciella ha superato – atto psicomagico cinematografico, anzi spiritomagico – un mieloma multiplo giudicato irreversibile. L’opera creata da Marilena si intitola “Inguardabile”, ed è stato selezionato per il XVI festival Tulipani di seta nera in collaborazione con Rai cinema.
Torno a osservare le carte di Selene, e la pienezza espressiva che queste riescono a suggerirci. Un altro stimolo per me, tuffandomi senza filtri nei colori, è il riconoscere due luoghi che amo e nei quali mi reco spesso e volentieri. Davvero emozionante rivederli entrambi nella trasmutazione operata dall’autrice. No, non li svelerò. Non dirò il nome di un giardino pieno di piante rarissime e di una scogliera che somiglia a un ammasso di dinosauri dormienti.
Procedo. Così come suggerito dalla più che nota autrice, che ha scritto e pubblicato decine di libri ed è seguita da migliaia di persone, perché riesce a porsi al meglio come divulgatrice di percorsi che restano personali ma diventano semplici e attraenti per tutti, questa volta estraggo una carta, lasciando che sia il drago a parlare attraverso una nuova immagine.
Mi arriva la carta numero 43, i guardiani della ricchezza, e il nome già mi risuona, evocando antenati come custodi preziosi e memorie antiche di storie di famiglia, di popoli e passaggi tra i piani dell’essere qui e ora. Mi vengono in mente le concrete divinità insite nella natura, tutte le forze che proteggono il vivente separando, cucinando, coltivando, scegliendo, guardando, comprendendo, operando ancora vita e morte.
Scrive l’autrice: “sono gli antenati che custodiscono il segreto dell’abbondanza per te. Il tuo mondo è lo specchio della tua anima, devi guardarlo in profondità, pendere gli stimoli che ti offre e contemplarli attraverso una lente di ingrandimento per vederli più nel dettaglio.”
Che bella questa immagine della lente che si sofferma sulle minuzie e ingrandisce l’idea di mondi nella briciolina, di macrocosmi nel micro; è un incentivo alla fioritura di un semino, di un piccolo fiore che può diffondersi in tanti giardini… e fluidamente si collega in me alla carta che avevo scelto con coscienza, la sedicesima, nell’autunno della “Vecchiaia”.
Scrive ancora Selene: “Tutte le ricchezze in questo mondo provengono dalla natura e alla natura devono essere restituite. Considerati un custode dei beni della Grande Madre, un privilegiato utilizzatore, non un possessore. Ricorda bene che ogni cosa che usi devi restituirla”. Un messaggio che accolgo con gioia.
Nella mia famiglia, da parte di madre, la bisnonna era “medegona”. La nonna, infermiera. La zia e le mie cugine sono erboriste e naturopate. Mio zio è medico. L’altro zio produceva erbe, olio e miele. Io sono psicoterapeuta ma, come sanno i lettori e le lettrici di questa rubrica, sono attratta da tutto ciò che è cura natura, dalla simbologia arcana, dai miti boschivi che si fanno poetica quotidiana, espressione d’anima, in un luogo dove Psiche ed Eros stanno insieme, giocano, vivono e respirano insieme con gli elementi, le voci dei miti, delle fiabe, del sogno. Mentre certa scienza – e persino certa Psicologia – punta più alla separazione, facendo di Psiche un cervello in vasca, la vitalità emerge in noi quando esploriamo le fonti e i pertugi, le brecce. Quando apprezziamo le piccole gocce e nella goccia vediamo il mare. Questa è l’immagine che mi arriva dalle immagini bellissime di Calloni Williams, che ringrazio.
Vivere in armonia con la propria natura, a braccetto con la divina Natura, è il segreto del benessere. Di natura han parlato tanti filosofi, che sia natura agente o naturata (Spinoza). In tutte le accezioni i pensatori, i mistici, i poeti hanno tracciato il filo che connette le stagioni della vita alla terra madre. Hildegard, certamente, vide il Dio nel verde. Noi possiamo rintracciare i rami del Sé, in quell’albero della Vita che abita in noi ed è essenza che cresce e si esprime e sboccia in sogno, verso, parola, opera. Nel germoglio c’è la forza abbozzata, ancora inespressa: la vede la Badessa, la scorgerà Gustavo Rol (nella visione della tremenda legge che al verde collega anche la quinta musicale). La possiamo sentire anche noi, se stiamo in ascolto tra dentro e fuori.
“O Viriditas nobilissima, che hai radici nel sole, e in candida serenità riluci nella ruota che nessuna altezza terrena contiene, tu sei circondata dall’amplesso dei divini misteri. Risplendi come la rossa aurora E ardi come la fiamma del sole.” – Hildegard von Bingen – Lied 39
Quando microcosmo e macrocosmo si incontrano, è la sinfonia del verde, il disegno, la traccia della vitalità: nascono gemme e scrivono la nostra esistenza creativa, diventano realizzazione della pianta. C’è pace, c’è completezza, pur sapendo che l’opera è questione sempre in fieri e, certo, non appartiene all’Io.
Le carte di Selene Calloni Williams offrono tanti spunti, non solo di riflessione ma anche di azione e cura immaginale, sono “strumento di pratica emozionale” che permette a chiunque desideri utilizzarlo di connettersi direttamente e immediatamente con la bellezza della vita, la potenza delle emozioni, la semplicità del cuore. Questo libro con le sue carte è un inno alla libertà, scrive il filosofo Paolo Crimaldi nella prefazione.
Written by Valeria Bianchi Mian
Info
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Bibliografia
Selene Calloni Williams, Le Carte del Drago Immaginale. La via sciamanica oltre il tempo e l’illusione, Prefazione di Paolo Crimaldi, Edizioni Mediterranee, 2020