“Io sarò il tuo porto” di Salvatore Improta: un racconto ambientato a Napoli durante la Seconda guerra mondiale
Oggi vi parlerò dell’ultimo romanzo che ho letto, “Io sarò il tuo porto”, uscito in versione cartacea nel gennaio 2022 per la Words Edizioni.
Salvatore Improta, classe 1979, napoletano di nascita, bolognese di adozione, non è al suo esordio letterario: suo, infatti, anche il romanzo “Brucia!”
“Io sarò il tuo porto” racconta una vicenda che si snoda lungo la Napoli attraversata e quasi calpestata dalla Seconda Guerra Mondiale.
Il racconto, a voci alternate, si dipana in prima persona, attraverso le parole di quattro adolescenti che vivono lo srotolarsi della propria crescita lungo le dolorose vicende del secondo conflitto mondiale: Antonio, Ciro, Maddalena e Lidia.
Vite che si intrecciano, tra loro e con le esistenze della città, pullulante della vitalità che la connota e, purtroppo, anche abbattuta dalla morte che la sovrasta. Ma anche incroci con realtà e personaggi estranei, “periferici” o del tutto stranieri.
Il linguaggio è poetico, acio saro carezza il lettore, tradisce l’anima romantica dell’autore, con un costante utilizzo musicale di espressioni napoletane, che tingono anche i pensieri “alti” di veridicità.
Ogni capitolo è introdotto dai titoli delle canzoni di Pino Daniele: la musica è l’altra grande passione dell’autore.
Alla base dello scritto, oltre alla creatività artistica nel congegnare una vicenda credibile e psicologicamente accattivante, c’è un forte lavoro di documentazione rispetto a un’epoca e un contesto non vissuti in prima persona.
Il romanzo trasuda il grande amore autoriale per la propria città d’origine, che emerge da molteplici belle immagini che puntellano il testo.
Eccone alcune, che ci restituiscono la cifra di quel sentimento di attaccamento e quasi di nostalgia:
«Per consiglio, nelle prossime statistiche, eliminate Napoli: è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare.»
«Napoli non ti cerca mai niente, se lo prende.»
Il Vesuvio: «Sua Maestà, il nostro guardiano. Sembra sempre che dorma, allora ogni tanto ronfa e si mette a sputare altro fuoco sulla città. In fondo come dargli torto? Lui da lassù vede tutto, e da molto più tempo di noi. ‘O Vesuvio, isso sì che non dà retta a nessuno, fa sempre e solo quello che decide lui.»
«Conosciamo ogni metro di strada per arrivare qui. Conosciamo ogni pietra ove posare i piedi per non cadere. Alla luce della luna, della città restano solo i contorni: una donna stanca, sdraiata sul fianco con i seni che allattano da sempre il popolo, e le sue curve morbide, i suoi fianchi da sirena che cingono i partenopei per ammaliarli.»
I quattro protagonisti incarneranno tanto questo legame quasi invincibile con una terra dolce e amara, quanto la spinta all’esplorazione di altri scenari, altri luoghi di sosta forse meno “carnali”, ma anche meno “selvatici”: chi si spingerà oltre, e chi, invece, in Napoli troverà la sua patria adottiva, accogliente e familiare nel suo carattere talora ruvido.
Una lettura, insomma, coinvolgente tanto per chi vi leggerà scenari familiari, usitati, quanto per coloro che, da spettatori. da una posizione privilegiata verranno catapultati in un’inedita realtà: cosicché Napoli sarà, per qualche giorno, anche il “nostro porto”.
Written by Barbara Orlacchio