“L’ubriaco e altre prose inedite” di Charles-Louis Philippe: l’anarchico felice e poetico
“Doveva essere come lui, la strada, enorme, rossa e distesa, perché vi potesse trovare posto. Non gli piaceva la carne bianca, il vitello. Mangiava carne di manzo, ne mangiava parecchia. Avrebbe voluto mangiare qualcosa che fosse più carne della carne stessa, e poi, mangiarlo crudo. Non gli piaceva il vino leggero, beveva un vino denso che a bicchieroni si versava dentro come sangue. Quando aveva finito con il vino, attaccava con l’acquavite per scaldarsi le budella. Solo l’acquavite era calda come lui.”
Ci sono piccole case editrici che si occupano di grandi autori e pubblicano perle della letteratura mondiale. Una di queste è l’italiana, o meglio pistoiese, Via del Vento Edizioni, fondata nel 1991 da Fabrizio Zollo con l’intento di pubblicare testi inediti e rari di grandi letterati italiani e stranieri del Novecento. Da allora sono innumerevoli i testi pubblicati, le collane sono oggi ben quattro, e quale migliore occasione, queste feste natalizie, per dedicarci a simili preziose letture?
“L’ubriaco e altre prose inedite“ (ottobre 2022, Collana Ocra gialla, Testi inediti e rari del Novecento, traduzione di Stefano Serri) è un libretto di pregiata fattura, edito in soli milletrecento esemplari singolarmente numerati. Il volume è una raccolta di racconti del francese Charles-Louis Philippe (1874 – 1909) inedita in Italia. Questi apparvero tra il 1908 e il 1909 su Le Matin, anni successivi alla pubblicazione di “Bubu de Montparnasse” (1901) che lo portò al successo e fece sì che divenisse uno dei punti di riferimento letterari per quanto riguarda il superamento del naturalismo.
Sei prose dalle trame differenti (“Il gatto nel burro”, “La caccia al leone”, “L’elemosina”, “Il testamento”, “L’ubriaco”, “Tienne”), ma accomunate da filo conduttore che ci riporta alla giovinezza dell’autore tutt’altro che semplice, e a quei temi sociali ai quali rimase sempre profondamente legato.
“Era proprio arrabbiato. Quella vecchia signorina non ci aveva pensato un momento: aveva incontrato un pover’uomo e senza chiedersi se non gli stesse togliendo il pane dalla bocca, gli aveva confiscato, e per quale uso mio Dio! I maledetti oggetti che vendeva per vivere. Con il pretesto di avergli dato sei franchi, l’abbandonava per strada. I poveri sarebbero troppo stupidi se si lasciassero influenzare dai ricchi.”
Il povero e il vecchio, il piccolo e il grande, la vita e la morte vengano raccontati in diversi modi, con protagonisti che osservano quanto accade e divengono fautori più o meno attivi dei loro destini.
Un grosso e rosso macellaio che pensa di rimanere impunito ottiene in cambio del burro molto particolare; un uomo teme di essere tampinato da un gruppo di criminali; il barbuto Balthazar trascorre le giornate a vendere materiale di cancelleria fino a quando una donna non gli scombussola i piani; un notaio si trova a dover decidere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è; un marito dedito al vino torna a casa e trova la moglie morte; Tienne è vicino ai cento anni e riflette sulla possibilità ancora reale di poter mantenere il suo posto nel mondo.
Racconti davvero belli da leggere con l’attenzione che meritano, ricchi di poesia, di sfrontatezza, di immagini dal gusto antico.
E non fatevi influenzare da titoli e/o autori/autrici che non avete sentito nominare: provate a leggere anche questi e vi renderete conto che ognuno nasconde aspetti sconosciuti sempre interessanti e che amplieranno i vostri orizzonti di lettura.
Un libretto prezioso, da conservare con cura, da leggere e rileggere e del quale godere pienamente grazie alla curatela di Stefano Serri.
Written by Rebecca Mais