“Tre gocce d’acqua” di Valentina D’Urbano: raccontare la sindrome delle ossa fragili

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Tre gocce d’acqua” di Valentina D’Urbano è un romanzo di narrativa che, probabilmente, non avrei mai letto se non mi fosse stato prestato.

Tre gocce d’acqua di Valentina D’Urbano
Tre gocce d’acqua di Valentina D’Urbano

Quando ho in mano un libro non posso fare a meno di leggerlo e, per fortuna, c’è chi ha passato dalle sue mani alle mie questo.

Un libro che ho amato, dove, alla fine, non sono riuscita a trattenere il pianto; riempiendo il mio quadernetto delle tante frasi originali e bellissime che ho trovato.

Scritto in prima persona da Celeste, una giovane donna che è affetta da una malattia rara: l’osteoporosi imperfetta. Fin da piccola, senza bisogno che ci siano incidenti eclatanti o cadute, Celeste si ritrova con le ossa fratturate.

Così dice di sé: “Il sorrise mi rimane appeso alla bocca, incrinato da una parte sola. Un sorriso zoppo, come me”.

Il romanzo inizia con Celeste adulta, preoccupata per Nadir che è andato a Mosul a cercare tracce di Pietro.

Chi sono questi due? E cosa hanno a che fare con Celeste?

I capitoli si alternano fra l’ora e l’allora, mostrando e facendoci conoscere i protagonisti del romanzo, le tre gocce: Pietro, il fratello maggiore che con Celeste ha in comune il padre, Nadir con il quale Pietro ha in comune la madre.

E lei, la ragazza di vetro, tra questi due in un rapporto d’amore assoluto per Pietro e, all’inizio, di odio verso Nadir.

I due figli ai margini che si litigano l’affetto del fratello che hanno in comune.

Celeste, nei confronti di Pietro:Mi appiccicai come un adesivo. L’adorazione che nutrivo per lui raggiunse livelli esponenziali e quasi ridicoli”.

Nadir: “Aveva spigoli e denti che ancora dovevano affiorare, ma con cui negli anni mi avrebbe fatto molto male”.

E Pietro:Non si lamentava mai, faceva solo quel sospiro rassegnato che emetteva sempre ogni volta che aveva a che fare con me”.

La scrittrice ha saputo creare un romanzo dove l’unione di diverse famiglie ne è al centro, con tutte le problematiche accentuate dal fatto che siano figli di diversi genitori. Eppure sono fratelli, uniti e distaccati. In pace e in guerra, amorevoli e rissosi.

Con Celeste e la sua fragilità, Nadir e quel suo carattere particolare, ma attraente. E Pietro, Pietro e i suoi valori, gli stessi valori che lo porteranno alla morte combattendo una guerra non sua.

Fra tutto questo l’infanzia, quando lo scontro è al picco massimo; l’adolescenza, e i primi anni da adulti, quando ancora fra loro, soprattutto fra Nadir e Celeste, il rapporto è intenso e complicato. E si odiano amandosi come mai ho letto.

Valentina D’Urbano
Valentina D’Urbano

Celeste e Nadir si innamorano e fra loro è inevitabile, negli anni, la passione; una passione colpevole che li porterà a trovarsi e a lasciarsi, non vedendosi anche per anni.

Presente la vergogna, come se il loro rapporto sfiori l’incesto, nonostante non siano fratelli fra loro, anche se una parte del loro sangue è come macchiato da quello del fratello in comune. Tutto ciò impedisce loro di amarsi alla luce del sole.

Fra le righe tematiche sociali importanti: i migranti che arrivano sui barconi, le guerre che non fanno notizia.

E Pietro, Pietro che muore e lascia una lettera che stropiccia il cuore. La scena straziante che viene descritta in una maniera intensa e originale. Unica.

Perché, come la stessa autrice scrive nel libro: “È questo che fanno gli scrittori, interpretano le crepe degli altri, frugano nei loro nascondigli, anche senza conoscerli. Anche quando se li inventano”.

 

© 2021 Mondadori
ISBN 978-88-04-73797-1
Pag. 369
€ 19,00

 

Written by Miriam Ballerini

 

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