“Maxi Tex: L’ultima partita”, testi di Antonio Zamberletti e disegni di Sandro Scascitelli: Tex è un uomo giusto

Maxi Tex: L’ultima partita con testi di Antonio Zamberletti e disegni di Sandro Scascitelli è il secondo episodio presente su “Maxi Tex: Dopo la tempesta” edito in aprile 2022, con testi di Pasquale Ruju e disegni di Sandro Scascitelli.

Maxi Tex - L'ultima partita - Antonio Zamberletti - Sandro Scascitelli
Maxi Tex – L’ultima partita – Antonio Zamberletti – Sandro Scascitelli

Maxi Tex: L’ultima partita narra la vicenda umana di un gambler, Paul Brannigan che, detto en passant, è un sosia di Clark Gable, il quale si è dato alla macchia per chissà quale motivo.

Sulle sue tracce si è messa Helen, la figlia, che a un certo punto viene catturata da un vecchio amico (nonché complice) del padre, il quale… Non importa, per il momento, al momento è meglio proseguire nella storia.

La ragazza è graziosissima. Per chi ha dei dubbi in proposito, per farsene un’idea, consiglio di ammirare lo splendido ritratto (colto da dietro) nella terza vignetta (occhio che la prima è doppia) di pagina 217. Di questa donna è facilissimo innamorarsi, o anche solo volerle bene, specie se assomiglia alla madre che non c’è più e di cui eri a suo tempo innamorato.

Uno scagnozzo di Altman, il capo della gang la vede, tutta sola, e le dice: “Fa freddo, vero, dolcezza?”, aggiungendo, nella vignetta successiva: “E ci sono cose che scaldano più del fuoco, lo sai?”, per cui la ragazza comincia a inquietarsi.

A salvarla da quel tentativo di molestia è lo stesso Altman, che dice al suo sgherro: “Come ad esempio un paio di sberle” – e alla ragazza poi, con fare quasi paterno, consiglia: “Tra poco farà molto freddo… usa quella coperta!” – per cui lei pensa, fra sé e sé: “… Altman è gentile… con lui mi sento al sicuro!” – mah… vedremo!

Intanto Clark Gable, alias Paul Brannigan, scopre che Craig, l’uomo che aveva ingannato al tavolo da poker, si è impiccato. S’imbatte poi nei due pards, e Tex, col suo modo di fare deciso, gli fa sciogliere la lingua. A suo tempo egli faceva parte di una banda di fuorilegge, il cui capo era quell’Altman.

Paul lasciò “la banda dopo che a Nogales un passante restò ucciso nel fuoco incrociato con lo sceriffo e iniziai a guadagnarmi da vivere facendo il gambler…”.

Nella città di Arroyo, Paul gli capitò d’incontrare Altman, che nel frattempo è diventato, insieme al terzo elemento della banda, il boss della città.

Più scorgo lo sguardo perso di Paul, specialmente nella terza vignetta (la prima è, come spesso capita, ancora una doppia) di pagina 248 e più mi pare di scorgere un Clark Gable redivivo. Altman assomiglia un po’ all’Hugh Jackman di Prisoners. Mah, forse sono solo impressioni.

Le cose poi si evolvono come è doveroso facciano quando c’è di mezzo questa coppia di satanassi. Satanasso è l’appellativo che in genere Kit Carson rivolge a Tex: insieme sono una coppia di quel genere di individui (che ne sanno una più del diavolo). In Tex & C il riferimento all’inferno è sempre di tipo antifrastico. Il vero inferno è lì, nel mondo degli umani. Però, a pensarci bene, al massimo si tratta di un infido purgatorio.

Nel tirare le cuoia, Altman, mentre osserva per l’ultima volta Helen, riesce ancora a dire: “È… incredibile quanto assomigli… a tua madre…” – dicendo queste parole, l à po’ finî ed patîr. Il tipo, a quanto pare, ammette lo stesso Paul, “era una autentica carogna, ma credo che non avrebbe mai fatto del male a Helen!”, la cui madre, fra Paul e Altman, aveva scelto il sosia di Gable, il quale è ora pronto a pagare tutte le sue colpe passate.

Tex, lo ammette: “Hai commesso sbagli”, però “hai cambiato vita, Brannigan, e ti sei sforzato di rigare dritto.” In altre parole, come sintetizza il vecchio e saggio Carson: “questo significa che sei libero di andare, amigo. Prendi tua figlia e dimenticati…” – di tutta la rogna che c’è al mondo, se ne sei capace.

Tex, dopo essersi vendicato della morte del proprio padre e fratello, divenne a suo tempo un fuorilegge, sempre nel rischio di finire appeso a una corda. Anche questo fa parte dei motivi per cui è un tipo che non arriva mai alle sue conclusioni senza aver ragionato, valutando attentamente i pro e i contro.

Quel che differenzia il nostro amato ranger da un fideista è che lui sì, confida nella sua capacità di discernimento, ma è dispostissimo a cambiare idea, se si accorge che qualcosa non quadra, e magari sbanda da una parte e dall’altra.

Sergio Bonelli Editore
Sergio Bonelli Editore

Egli, in teoria, è disposto ad ammettere anche di avere sbagliato e non è affatto colpa sua se nella pratica questo non capita quasi mai. Il mondo, per lui, non è soltanto bianco e nero, ma anche popolato di una varietà notevole di grigi, più o meno accesi, oppure smorzati.

Ho ammirato molti Tex colorati. È però tradizione che i fumetti delle serie Bonelli siano per lo più disegnati con quei due incommensurabili non colori. Alla fine, ma forse è solo una mia impressione, essi consentono una maggiore drammaticità.

Alla domanda: Tex è un manicheista?, la mia risposta è ovviamente no. Egli sa scorgere nell’animo delle persone tutto quello che si manifesta, con tutte le sfumature del caso. Paul Brannigan era un uomo grigio, che più grigio non poteva essere, nemmeno con la candeggina. Eppure, da questa storia, alla fine, esce come purificato.

Dopo tanta catarsi, egli pare quasi candido, come capitò un giorno a Calimero, che non era nero ma solo sporco, e è ora pronto a ricominciare la sua esistenza in un Altrove, che sia, si spera, meno problematico. Tanto, con la sua mente acuta e prodigiosa, ha giudicato il nostro carissimo Tex (e Carson, dal canto suo, si è limitato, flemmaticamente, e com’è sua costumanza, a confermare).

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Antonio Zamberletti, Sandro Scascitelli, Maxi Tex: L’ultima partita, Sergio Bonelli Editore, 2022

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *