Contest Letterario “Primavera con Tomarchio Editore”: scrivi la tua recensione
“Esplode nella mia primavera/ aria di mughetto/ in acerbe distese tinte di rosso, di blu/ preludio di un bello mai scritto./ Miro il cielo e il volo si fa alto:/ la tua Arte/ in una cornice fuori dal tempo/ folgorata da straordinaria bellezza/ vola!/ Anime fuse/ in un connubio di emozioni/ sentimento/ potenza dell’essere:/ Poesia./ […]” – poesia tratta da “Pensieri” di Teresa Stringa

1. Il Contest letterario “Primavera con Tomarchio Editore” è promosso dalla casa editrice Tomarchio Editore in collaborazione con Oubliette Magazine. Il Contest è riservato ai maggiori di 16 anni. Il Contest è gratuito.
2. Articolato in una sezione:
Si partecipa con una recensione di un libro a vostra scelta di qualsiasi casa editrice italiana (poesia, prosa, racconto, romanzo, critica, teatro, e-book, etc).
È possibile partecipare anche con un’auto-recensione, cioè una recensione del proprio libro.
La recensione (già edita oppure inedita) prevede un limite minimo di 50 parole ed un limite massimo di 300 parole.
Per un facile conteggio delle parole consigliamo di scrivere la recensione in un documento .doc (.docx, etc), cliccare su Revisione, e Conteggio parole in alto a sinistra.
3. Partecipare è facilissimo.
Si partecipa inserendo la propria mini recensione sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con recensioni edite ed inedite.
Ogni concorrente potrà partecipare con una sola recensione.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.
Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.
4. Premio:

N° 1 copia dell’antologia “Come fiori sul ciglio della strada” AA.VV (curata da Miriam Ballerini con raccolte di racconti e poesie di Marco Salvario, Samuel Pezzolato, Roberta Sgrò, Marco Leonardi, Oswaldo Codiga, Beatrice Benet, Gian Carlo Storti, Mary Castelli, Marcello Sgarbi, Silverio Scognamiglio, Tiziana Topa, Enrico Pinotti, Danilo Perico, Maria Marchese);
N° 1 copia della raccolta poetica “Cielo” di Rosario Tomarchio.
Saranno premiati i primi tre classificati con l’invio dei due libri.
5. La scadenza per l’invio delle recensioni, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 10 giugno 2022 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Alessia Mocci (Editor in chief)
Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)
Rosario Tomarchio (Poeta ed editore)
Miriam Ballerini (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Beatrice Benet (Scrittrice)
Tiziana Topa (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest Primavera con Tomarchio Editore” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:
https://www.facebook.com/OublietteMagazin
10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione!
Tu, mio di Erri De Luca
Siamo nel dopoguerra su un’isola del Tirreno.
Un adolescente, voce narrante del libro, scopre il mare, la pesca e l’amore. Non è il classico amore adolescenziale ma la scoperta della storia triste e disperata di Caia ( Haiele in ebraico) che lo induce ad una maturazione repentina. Di colpo diventa adulto e matura quel senso di protezione tipico dei grandi. Erri De Luca, anche questa volta, affonda la sua penna nel cuore dei personaggi, facendone emblemi di periodi storici come quelli del dopoguerra, epoca in cui le ferite appena subite stentano a rimarginarsi e il suo protagonista principale prende coscienza della propria ribellione interiore. Centoquattordici pagine per pensare.
accetto il regolamento
QUATTRO STORIE D’AMORE E DI FOTOGRAFIA di Antonella Russo
Scandito in quattro parti o movimenti, Quattro storie d’amore e di fotografia identifica immagini che asseriscono la necessità d’amore in tutte le sue varie sfumature e gradi d’intensità. In La condizione amorosa della fotografia surrealista si esaminano le fotografie di Nadja (1928) e L’amour Fou (1937) di André Breton, e la nozione della Beauté Convulsive e le sue categorie che istruisce sulle conseguenze dirette dell’energia dell’amore.
Ne I fototesti innammorati di W. Eugene Smith si prendono in esame Country Doctor (1948) e Nurse Midwife (1951), che ritraggono l’amore-pietas, espressione di una dimensione amorosa nobile al di là dell’innamoramento folle, i cui esiti sono tanto sorprendenti quanto inattesi. Gandhi e il filatoio (1946) o dell’icona amorevole mette invece a fuoco la metanoia che si attua attraverso l’icona fotografica, ovvero il passaggio da un’immagine secolare a una sacrale, che trasforma il ritratto gandhiano in manifesto universale dell’amore solidale e immagine viva della Satyagraha, ricerca attiva della pace.
ROSA, LA COSA, L’ANARCHIA DEL VERSO di Antonietta Fragnito. Tomarchio Editore
Recensione di Stefi Pastori Gloss, filosofa e scrittrice
Gloss riceve la silloge poetica della Fragnito come compenso per aver vinto una gara letteraria in un gruppo di Facebook. Per gratitudine, sente di doverne la recensione. Non conosce l’autrice, che nel frattempo le invia una intervista relativa alla sua opera, pubblicata a seguito di un premio letterario creato dalla casa editrice che l’ha pubblicata. Gloss evita di leggere sia le seppur brevi note in fondo all’opera che l’intervista per conservare intonsa la propria lucidità critica. Ciò che emerge dal libro è l’urgenza poetica della Fragnito, elemento già di per sé meritevole. Tuttavia, dalla lettura critica della Gloss emerge anche una sorprendente cesura tra una prima e una seconda parte, quasi la difficoltà, da parte della Fragnito o dell’editore, di selezionare poesie e appropriatezza del titolo, come se le due parti fossero state scritte in tempi diversi. Nella prima, si evidenziano poesie il cui sottotesto è l’amore rivolto al padre da poco mancato. Nella seconda, invece, la risolutezza di esprimere al meglio la propria interiorità, nella cerca di conferme espressive forti. Ci riesce in modo efficace. A testimonianza di questa affermazione, sta un titolo incerto, come omnicomprensivo, ma inefficace. La Fragnito le confessa che, in un primo tempo, il titolo avrebbe dovuto essere “Lievito Padre”, titolo invece efficacissimo proprio perché dal passaggio in latenza del padre, è riuscita a far nascere poesie che risuonano nei cuori altrui. È qualcosa di grande, forse la definizione stessa di Arte. Se mai dovesse farne una ristampa, le suggerirei di tornare al titolo originario e di mescolare le poesie, non dare loro l’ordine cronologico che invece si avverte pesante. Solo così la silloge potrà muovere tutte le corde interiori dei lettori. Brava Fragnito,che ha saputo cogliere il problema (la morte del papà) e trasformarlo in opportunità, come la parola Lievito suggerisce. Riporto uno dei componimenti più attrattivi e che impegna l’attenzione, provocando la partecipazione, anche affettiva, in chi legge.
Istanti
Pur oggi trovo un cielo svagato / verde d’acqua / con alberi che sfiorano la crosta / fatta di grotte d’alito soffuse / è un mattino dolce e perverso / da starsene in pace della carne / ad accarezzare di nascosto / un mondo che non esiste più / sì, è un mattino così / che alla fine la vita è solo un tiro al bersaglio / è questa l’illusoria terra di luce / il falso paradiso / del minuscolo mio sogno / è qui che mi sono ritagliata un angolo / dove poter sorseggiare parole / mentre l’occhio che ho dentro varca la soglia.//
Solo in seguito Gloss legge la biografia di un’autrice che è stata da sempre impegnata nell’istruzione pubblica, confermando la missione della Fragnito di sostenere le menti nella formazione.
Consigliato ai neo poeti, per l’apprendimento nel saper costruire immagini non scontate, inusitate, fresche e leggere, dove però la leggerezza non è superficialità, la lezione letteraria di Italo Calvino.
– accetto il regolamento
Anna Ruotolo scrive racconti come poesie. Tesse la vita con gioie e tremori, con scalate e discese ma anche con approdi sicuri. Leggerla necessita di pause. Il suo prodigio narrativo è troppo intenso, le soste sono obbligate, il cuore ha bisogno di riprendersi e la mente si ristora a memorie personali. Anna Ruotolo aiuta a guardarsi dentro, a non trascurare i dettagli, i momenti apparentemente vuoti di una giornata, a inciampare in noi stessi e a risorgere. C’è in lei una tragica ma salvifica consapevolezza: sono in lei le tante stelle che ha incontrato nel viaggio terreno. Chi osserva il cielo stellato come Anna può donare solo luce. Le stelle dormono a nord sono uno scrigno di luce nonostante narrino anche delle tenebre dell’esistenza.
Questi Racconti sono Poesie molto prossimi ai versi di J. Rodolfo Wilcock.
Già una stella attraversa l’albero della notte
Fino al giovane che pensa al suo ignorato amore,
e la luce di uno spazio che sta al di là dei sogni
cambia la sua scintilla fredda in fuoco e immensità.
http://farapoesia.blogspot.com/2021/06/e-insieme-siamo-un-bosco.html
– accetto il regolamento
Sono Marco Salvario e accetto il regolamento.
In bocca al lupo a tutti!
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“Dislesia… ah no scusa, Dislessia” – Anna Rosa Confuorti
Il libro “Dislesia… ah no scusa, Dislessia” è stato scritto da Anna Rosa Confuorti nel 2015. L’autrice, allora diciottenne, ha incontrato per un progetto sociale di divulgazione sedici ragazzi tra i dodici e i ventitré anni, affetti come lei da dislessia, un disturbo della lettura che rende difficile la concentrazione e l’apprendimento.
Le interviste non hanno reticenze o forzature, diventano subito confronto, ricerca di soluzioni, sfogo e confessione. Sorprende quanto questi ragazzi siano consapevoli di se stessi, nelle debolezze e nei punti di forza, e dei limiti della società in cui vivono; soprattutto, è il sistema educativo a venire messo in discussione, per le sue lentezze e rigidità.
Le domande all’inizio sono simili: Quando hai scoperto di essere dislessico? Quali sono i tuoi problemi? Come reagisce la tua famiglia? I compagni di scuola ti aiutano?
Le risposte cambiano, perché è diverso il carattere, l’ambiente, il livello del disagio.
Molti ragazzi mi hanno sorpreso per orgoglio, dignità, fiducia nel futuro; altri soffrono, si considerano emarginati, disprezzati e inferiori. Lo scopo del libro è di restituire a tutti coraggio e motivazione, e di pretendere per le loro fatiche, rispetto e aiuto.
Le ultime pagine, quasi un’appendice, riportano brevi interviste a insegnanti, genitori, assistenti e medici.
Sono due milioni gli studenti nella scuola italiana che soffrono di disturbi specifici dell’apprendimento e la dislessia è solo una delle forme. La dislessia non è una malattia, i suoi problemi possono essere superati o almeno ridotti utilizzando metodologie di studio appropriate, non sempre accettate dagli insegnanti o dagli stessi compagni di classe.
La scrittura agile e lo stile vivace rendono facile la lettura di queste 173 pagine formato pdf, che possono essere scaricate gratuitamente, accedendo al sito internet:
https://dislesia.wordpress.com
Recensione del libro
Autrice: Viola Ardone
Titolo: Il treno dei bambini
Edizioni: Einaudi
anno: 2019
Una storia di povertà, di miseria ma anche una storia di grande amore.
Un periodo della storia d’Italia in cui si è cercato di ricominciare, di ricostruire. Bambini che vengono separati dalle famiglie: dai papà, dai fratelli, ma soprattutto dalle mamme. Vengono destinati in un’area più benestante rispetto a un meridione in grandi difficoltà. Vengono affidati a famiglie che con tanta generosità e amore li accolgono per dare a loro un futuro migliore che in effetti migliore non sarà: li faranno studiare e grazie a questo troveranno un bel lavoro, magari soddisfaranno le proprie ambizioni, ma gli mancherà sempre il legame più forte, quello materno e quando tornano indietro (geograficamente e non nel tempo) si accorgono che il tempo è oramai volato via e non si può più recuperare. Quel legame che nonostante la miseria è immenso seppure invisibile agli occhi e che nessuno è mai riuscito a spezzare, neanche la distanza, paradossalmente fa parte pur sempre di un passato remoto perché tutto inizia e tutto finisce, ahimè la vita stessa.
Un libro “molto profondo” che a tratti unisce il lettore con l’autore, come se lo stesso lettore scrivesse e raccontasse qualcosa di sé, di quel legame che ciascuno ha avuto con la propria mamma: un legame indissolubile a prescindere da tutto. Una lettura che va oltre il racconto stesso.
Commovente.
Accetto il regolamento
Alessio Asuni
Silloge poetica “Disguidi” di Aldo Viano, Edizioni Controluna, marzo 2022.
C’è un aspetto ben presente nella scrittura di Aldo Viano: l’osservazione. Ho avuto modo di leggere il suo primo romanzo “Cronache dal Grand Hotel” e non si può non notare quanto la sua capacità di scrutare le (e nelle) persone sia una sua peculiarità. La lettura di Disguidi, silloge di poesie di cui già il titolo ci anticipa la loro essenza: la sillabazione errata per lasciarci in fine il vocabolo Idi a evocare il contenuto.
Le poesie di Aldo Viano hanno un ritmo diverso da quelle che la mia memoria scolastica mi riporta e una metrica bizzarra, per me digiuna e incapace di giudicare questo genere di componimenti. Sono passata dalla tranquillità di La pioggia e la statua, al ritmo compassato di Accidiosi; mi perdonerà l’autore se ho frainteso il suo pensiero. Non sono scritti leggeri, né facili. Ma sono sinceri, dettati dal momento e dai sentimenti puri dell’amicizia fraterna, dell’amore filiale, forse dell’astio che si prova in tutte le famiglie per un qualcosa di non detto. Sono vita.
Azzardo questi pensieri e lascio ad altri la possibilità di confermarli o farne dei propri.
Sabrina Mills (recensione su Amazon)
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Recensione di “¡U!” (Giancarmine Fiume – Puntoacapo Editore)
Prima di tutto un accenno al suo nome che, fortunato lui, sembra essere stato creato appositamente dal fato per un poeta.
Secondo, il titolo. Enigmatico, gutturale, primitivo, direttamente dalle viscere.
Terzo, la prefazione, carica di stima e necessaria al viaggio che aspetta il lettore.
Quarto, l’atmosfera. Dapprima mistica, spettrale, evocativa. Piena di rumori, tensione, scene noir, incubi. Per poi redimersi, innalzarsi, illuminarsi, di brevi pennellate di vita. Piccoli gesti, piccoli oggetti, sesso, movenze a riempirne l’aria.
Quinto: Lei, la sua poesia. Una lirica che richiede assoluto silenzio, coraggio, voglia di finire qualche metro sottoterra solo per ritrovare la strada della luce. Attenzione, un consiglio, lasciate che gli occhi si abituino gradualmente al nuovo bagliore.
Spesso ho dovuto interrompere la lettura; pochi attimi. Era necessario mi lasciassi graffiare, lentamente, dalle parole. Assaporare il gusto del sangue, amaro ma rosso vivo, strappare tutti gli strati di superfluo, sino al nucleo.
Ogni verso una piccola perla, termini religiosi e profani mischiati come fluidi corporei tra loro, perfettamente. Un libro maturo, bastardo, forte come solo un Poeta sa essere.
Sesto: RINGRAZIO DEL DONO, in termini di tempo ed emozione.
Di Mario Italo Fucile – accettò il regolamento
L’OROLOGIO DELL’ AMORE
Stupenda ragazza col cuor puro e nell’amor annegato.
Attendi delusa quel sentimento fortemente provato,
ma dagli altri negato.
Da donare e ricevere tutto d’un fiato,
non sapendo che da esso or il mondo distratto si è allontanato.
Abbi pazienza, arriverà quel tempo sul quale, come tu sai, ma non percepisci,
la lancetta di questo fiorito orologio, fermandosi per un attimo,
te lo indicherà.
Ne sentirai l’intenso profumo di rose appena sbocciate,
da te inconsciamente nel tuo cuor,
prima seminate e poi coltivate.
Rallegrati, sta solo serena a guardare.
Mira affascinata i petali che si schiudono
come mani che voglion donare.
Tanto è il bisogno di colmare un cuore nel tempo dalle esperienze e dalle bruttezze deluso,
che prima d’ora dalla vita quel sentimento lo aveva soppresso,
se non del tutto escluso.
Ora quelle lancette attendono solo il tuo sguardo,
per regalarti;
sogni, bei sentimenti, gioia,
erotismo raffinato e tanto riguardo.
@ MARIO ITALO FUCILE
Farò o tenterò. Proverò a commentare l’Idiota di Dostoevskij.
un romanzo molto complesso. Intorno alla figura dell’idiota ruotano tantissime personalità diverse della Russia di allora. In un modo eccezionale viene pennellata la contrastante varietà delle personalità russe accomunate da una diffusa oscurità e tetraggine del loro modo di essere, volutamente spacciato per riservatezza. Anche se evidente è che la loro sia più ritrosia. Il personaggio
principale è talmente contradditorio e ambiguo da tenere nello stesso conto il suo amore per Aglaja sia quello per la pazza Natascia, tanto da far sospettare di non avere sentimenti o preferenze amorose.
La maestria dell’autore si evince dalla costruzione precisa e paziente di tanti scenari in cui si intrica una vicenda complessissima. Sullo sfondo le reali vicende della vita russa. Un capolavoro.
– accetto il regolamento
Poesia dal silenzio – Tomas Tranströmer – Crocetti Editore
Una raccolta di stile e di preziosa tessitura letteraria, una poesia labirintica a chiocciola che entra gradualmente nello sguardo e nell’animo del lettore.
Il poeta minatore che scende in profondità, poeta dello scavo, interpretatore del sogno. Psicologo di professione, pianista (la musica classica ha avuto molta influenza nella sua vita ed è entrata perfettamente nel dettato poetico). Nella sua poesia c’è una forte ricerca del linguaggi. Viene
considerato anche il re della metafora. Nella sua vita è stato colpito da un ictus subirà una metamorfosi anche nello scrivere ( scriverà infatti su tematiche come la morte, l’assenza e la malattia). In queste sue poesie, il suo IO non è in primo piano, delega le sue emozioni alle immagini che hanno una forte suggestione una potenza spirituale che entra in una dimensione metafisica. Altre raccolte di Tomas Tranströmer che meritano d’essere lette “Meditazione agitata” , “ I ricordi mi vedono”. Importante la sua concezione del tempo : il tempo è un labirinto Il tempo, lo spazio sono movimenti : comprimersi, dilatarsi. I ricordi diventano edifici che si spostano.
– accetto il regolamento
-Accetto il regolamento-
“Nel cielo dei sogni rubati” vortice di emozioni in un libro di Antonella Vara
Kiamarsi News – Casa Editrice KimeriK-
Col fiato sospeso fino alla fine. È così che ci si sente leggendo il libro di Antonella Vara, Nel cielo dei sogni rubati. Sì, perché si ha la sensazione di essere sospesi in un’atmosfera densa di nubi, nell’incertezza di trovarsi sul ciglio di un abisso e nel timore di essere spinti giù per sempre.
Una donna che non si arrende Greta, la protagonista, un personaggio nel quale a volte ci si rispecchia ma che spesso si vorrebbe aiutare. In più passi il lettore desidererebbe scaraventarsi nella narrazione per bloccare quel caratterino, per fermare quella ragazzina che non prende consigli da nessuno, quella giovane donna che fino alla fine avrà il coraggio di fare scelte controcorrente e persino contro il suo stesso benessere.
A fine romanzo Greta è un’amica, una signora matura con la quale si sono condivisi gioie e dolori, una mamma, una nonna, ma soprattutto una donna che ha camminato a testa alta e ha sempre avuto la capacità di rialzarsi dopo numerose cadute. Chi di noi può dirsi senza peccato, chi può vantarsi di una vita senza umiliazioni, rinunce, sofferenze… ma chi può dire a se stesso di aver fatto di tutto pur di raggiungere la propria serenità interiore? Sono sogni rubati quelli di Greta, sono speranze disilluse, obiettivi mancati. Ma mai, mai si percepisce l’intenzione di arrendersi, di lasciarsi andare, di permettere al destino avverso di frenare la cavalcata di un’anima libera e ribelle.
Si vien fuori cambiati da quest’opera, perché le righe di Antonella Vara ci regalano l’ebrezza di una nuova esperienza, e dalle esperienze, si sa, c’è sempre da imparare.
Luna di Giorno, di Lorella Del Gesso, edito da Robin Edizioni nel 2021, reca fortissima l’ impronta della forza del genere femminile e della sua capacità di riscattarsi nonostante le avversità che fanno parte della vita di tutti noi.
L’ emblema, in questo senso, è la protagonista del romanzo, Edith che, a dispetto di un’ infanzia segnata da un rapporto negativo col padre autoritario e dispotico, dopo la sua morte riesce a riprendere in mano le redini della propria esistenza, con una singolare forza che scaturisce da tutta la sua fragilità. Sarà la ritrovata intesa con la figlia a restituirle vigore e speranza in un futuro più solido e luminoso, ma importanti per lei saranno anche le altre figure femminili che le ruotano attorno. Dalla saggia zia Costanza, affetta dal devastante Morbo di Parkinson e tuttavia sempre combattiva e inarrendevole, alla vicina di casa, Macrina, che ogni giorno lotta e si misura col bruciante dolore causato dalla perdita di una figlia giovane, all’ amica del cuore, Valeria, sempre pronta a darle buoni consigli, alla madre, lontana ma vicina col cuore.
Da simili premesse che raccontano appieno le difficoltà di queste donne, si staglia mano a mano, specie nel caso della protagonista, la loro resilienza. L’ illusione che un nuovo amore potrà aiutarla ad uscire dalla sua depressione, è fatua ed effimera (come tutte le illusioni), ma la forza di Edith c’ è tutta, esiste. E resiste.
– accetto il regolamento
“Anna dai capelli rossi”, di Lucy Maud Montgomery, in edizione integrale.
Lettura classica e gradevolissima anche per gli adulti, narra della giovane Anna Shirley, orfana adottata ‘per errore’ dagli anziani Matthew e Marilla: la sua fantasia ed eccentricità rapiranno il cuore degli abitanti di Avonlea. La visione ‘panistica’ emergente dalle minuziose ma non pedanti descrizioni dei luoghi e dalle entusiastiche contemplazioni naturalistiche della protagonista ricorda il Cantico delle Creature di S. Francesco d’ Assisi.
L’ autrice è capace di trasportarci in atmosfere che sembra di respirare, dalle narici e dagli occhi, recuperando quel senso di quiete che il vivere bucolico può offrire.
Ci presenta una piccola donna acuta, forbita e propositiva: condividiamo i suoi entusiasmi e le sue piccole sconfitte, come pure è agevole riconoscersi in talune tipologie umane le cui peculiarità compongono in un mosaico la piccola comunità teatro delle vicende.
Opera apparsa nei primi del ‘900, quando ancora le voci letterarie femminili erano relegate ai margini del panorama culturale, attraverso una narrazione semplice e autobiografica rivendica un’ attenzione e riconoscimento per l’ intelligenza e la sensibilità femminili.
– accetto il regolamento
Virtù di Francesca Romana de’ Angelis
Miscellanea di riflessioni della collana “Le belle parole”, volume a cura di Francesca Romana de’ Angelis (Roma, Studium, 2022)
Oggi ho letto una miscellanea di saggi e riflessioni, più o meno lunghe o brevi, da titolo “Virtù”, una delle belle parole a cui l’editore Studium ha voluto dedicare la sua collana.
Riassumendo e riprendendo il filo sparso tra le righe e gli autori, ho buttato giù questa lieve presentazione.
La virtù è un orizzonte che, per il filosofo McIntyre citato da De Angelis, , si è completamente chiuso dopo la fine di una concezione condivisa del bene comune, perché solo essa rappresenta il fondamento dell’amicizia (Leopardi) e non si può essere virtuosi in solitudine, riafferma Evelina Piscione. È il nostro secolo quello della competizione, ma è nella cooperazione che splende la virtù dell’uomo, dice Duccio Piovani.
Cosa è dunque la virtù?
L’areté è la capacità di fare bene il proprio compito, sostiene classicamente Lorenzo Marone. E Carmelo Scavuzzo riprende il Convivio, nella definizione tomistica: Ciascuna cosa è virtuosa che fa quello a che ella è ordinata.
Ma è di nuovo Marone che mi ha colpito: le piante mettono tutta l’energia a farsi belle e così aiutano pure gli altri, perché dalla loro prosperità passa la fortuna di tutti.
Così la virtù delle piante e farsi belle. E qual è la fortuna degli altri? Guardare la bellezza delle piante. Così mi son detta che la virtù dell’uomo è guardare la bellezza perché così è fortunato ed è felice. Ed è essere belli. Il compito a cui siamo ordinati io lo vedo così: innaffiare il fiore che ciascuno di noi è. E poiché non possiamo essere felici da soli, la nostra virtù sarà di essere cespuglio.
La metafora del fiore e del cespuglio, dell’areté come realizzazione della bellezza e della felicità all’interno della comunità ci riporta direttamente nel cuore di un’etica aristotelica, come contraltare alla perdita della consapevolezza del quid specifico dell’essenza umana. Mi spiego: Luca Serianni con un’indagine lessicologica, scopre come attualmente il termine virtus lo troviamo ridotto alla virtù del burro o dell’extravergine. L’antropos a una dimensione schiacciato sulla mera necessità e felicità del mangiare e del consumare.
– accetto il regolamento
Titolo: Nel magico mondo di nonna Amelia
Autrice: Giovanna Fracassi
Casa editrice: Rupe Mutevole
Anno: 2021
Un libro speciale “Nel magico mondo di Nonna Amelia” di Giovanna Fracassi. Un libro di quelli senza tempo, fresco, divertente come solo un libro rivolto all’infanzia e a quel fanciullino che sonnecchia nel cuore di ciascuno di noi può essere. Ma c’è molto di più in questi racconti dove la protagonista assoluta è la natura con i suoi splendidi paesaggi a fare da sfondo alle avventure di simpatici animali. I gatti “filosofi” come Orazio, “spericolati” come Serafino, “letterati” come Senacus. La cagnolina Emily con le sue avventure in giardino e nel bosco, alle prese con incredibili compagni di giochi e di esplorazioni come la volpe Codarossa o Spillo il porcospino. Sono davvero tanti i personaggi di queste divertenti favole così come delle filastrocche “sbarazzine” che mentre strappano un sorriso insegnano cosa significa l’amicizia, l’empatia, l’accoglienza, il rispetto, l’altruismo. La voce narrante è quella di una nonna che tutti abbiamo avuto o vorremmo aver avuto accanto a narrarci con tenerezza e maestria queste storie liberamente inventate da lei stessa per i suoi nipotini. Proprio l’autrice ha avuto la fortuna, molti anni dopo, di ritrovare in uno scrittoio il taccuino verde in cui la nonna scriveva le filastrocche, le storie, gli aneddoti sugli animali che poi la sera raccontava ai suoi piccoli ascoltatori che non solo si divertivano ma anche imparavano a superare le paure, ad affrontare le “ prove” a cui la crescita, il diventare “grande” presenta ad ogni bimbo. Da segnalare anche la bellissima copertina: un libro che si apre lasciando uscire dalle pagine, elfi, fate, ballerine e tanti animaletti simpatici e le magnifiche illustrazioni di Patricia Tessaro che arricchiscono il testo. Altra particolarità degna di nota è l’audiobookmusic allegato che impreziosisce questo volume, lo rende ancora più fruibile da parte dei bambini, costituisce un valido ausilio per i genitori e per quegli insegnanti che vogliano usufruirne con i loro alunni, in quanto si possono ascoltare alcune favole e filastrocche con un piacevole sottofondo musicale. Un sussidio particolarmente gradito ai bambini per lasciarsi trasportare in questo magico e suggestivo mondo incantato. Ma lasciamo ora la parola all’editrice Cristina Del Torchio che in apertura scrive: “ Un cesto pieno di favole, di ricordi che sanno di buono. Un nuovo libro di favole e filastrocche. Giovanna Fracassi scava nei suoi ricordi e ritrova la memoria nei quaderni di nonna Amelia. Ogni parola è scelta con cura, ogni filastrocca è un soffio di freschezza da ricordare nei giochi dei più piccoli. In un girotondo della vita e nei sorrisi sull’altalena le allegre cantilene prendono forma e significati. Nella soffitta delle meraviglie si riscoprono voci e quel cesto di fiabe rivive nelle risate dei protagonisti viaggiando nel tempo, fra delfini e anatroccoli, gatti e topolini, elefanti e coccinelle. Scrivere e raccontare favole è come entrare nel ciclo delle stagioni, è riconquistare il valore del tempo, come medicina contro malinconia e tristezze, in un atto d’amore verso se stessi”.
Giovanna Fracassi, accetto il regolamento
Titolo ebook: CARTEGGI PERPENDICOLARI
Autrice: Thea Matera
Casa editrice: (Autopubblicazione) Amazon
Anno: 2022
Carteggi Perpendicolari, di Thea Matera, è un’originale silloge poetica che appare, nel suo insieme, elegante movimento di immagini sfocate, stilizzate metafore, una poetica che si apre su una vastità di emozioni impalpabili, minutamente cesellate in intellegibili fermoimmagine; una raccolta di versi criptica, surreale, in cui tracce ermetiche si fondono a frammenti di memoria. Singolare lettura della realtà, a tratti visionaria, dove lampi di astrattismo trasformano volti, paesaggi, i contorni netti dello spazio esterno sul fil rouge di dimensioni oniriche; la parola è il dono corallino, lo sprazzo puro, la spontaneità del verso, il guizzo oltre il margine del rigo.
CARTEGGI PERPENDICOLARI
on Amazon
Thea Matera
ACCETTO IL REGOLAMENTO
TITOLO: LASSÙ C’È UN CUORE INDECIFRABILE
AUTRICE: ROSITA MATERA
CASA EDITRICE: IL FILO DI ARIANNA
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2021
In questa breve, quanto intensa, silloge poetica ho avuto cura di selezionare dei testi con grande perizia, prendendomi tutto il tempo necessario per capire quali rispecchiassero maggiormente il mio modo di vivere le emozioni, di affrontare la vita, di interrogarmi sui grandi temi dell’esistenza. Avrei potuto scegliere tra tanti altri componimenti, frutto di esperienze, viaggi e riflessioni, ma ho seguito il mio istinto per potervi offrire la parte più autentica della mia scrittura che, in questo volume, è emersa in maniera del tutto spontanea. Questi testi nascono da una serie di appunti, frammenti, annotazioni prese al volo nel corso di percorsi fisici e metafisici, assemblati sotto forma di poesie, ventuno in tutto.
Ma posso assicurarvi che ogni verso è un distillato puro, elaborato con sottile perizia, frutto di una lunga ed accurata ricerca interiore e di un capillare studio della poesia nazionale ed internazionale, giacché ho sempre sostenuto che non ci si può accostare a qualcosa se non la si studia a fondo e con passione. Per la occasione ho scelto alcuni testi poetici in grado di rappresentare al meglio il mio bagaglio di esperienze, la mia filosofia di vita, parole e versi che incarnassero temi puramente esistenziali, spirituali ed eterni come l’ amore, il tempo, le stagioni, i percorsi obbligati dell’ esistenza, tematiche legate alle mie radici, alla quotidianità, alla vita fatta di piccole gioie. Tutti “dialoghi interiori” a me cari, vissuti attraverso una lunga analisi costituita da tre tappe fondamentali: osservazione, intuizione e ricomposizione della realtà, restituita al lettore come pennellate fresche, estemporanee, senza diluizioni, vibranti di vita.
accetto il regolamento
Titolo: ” Solange ” di Daniela Balestra
Edizioni Rupe Mutevole 2021
Solange…il principio del voler vivere fuori comfort, nell’esclusiva volontà del tendere al dispiegarsi di realtà altre, che scardinino quel che di ordinario, oltre che transitorio, rappresenta da sempre il tempo umano.
Lei non si conforma, è nata libera… e sa da sempre come ascoltare quanto in sé avverte muoversi in direzione d’orizzonti inesplorati.
Capelli vermigli, spirito indomito, mai spenta ricerca d’essere, sceglie di lasciare un piu che brillante retaggio di nascita per esplorare le immense profondità di un antico ‘richiamo’, sin dalla sua adolescenza incalzante.
E trascurando ciò che la giovinezza potrebbe offrirle, ardisce affidarsi all’Ignoto, entrando a far parte di un ‘qualcosa’ di veramente diverso, in grado di silenziare velocemente tutte le ultime sue reticenze, permettendole di compiere quel salto quantico a cui era comunque destinata.
Lessico significativamente avvolgente che sa come trasportare negli eventi del racconto.
Accetto il regolamento
Con il presente commento affermo di aver compreso e di accettare il regolamento nella sua totalità.
Nome e cognome: Salvatore Amato
300 parole non sono tante e volendo parlare di letteratura, o vi davo qualche estratto dell’articolo al Romanzo di Moscardino di Enrico Pea, oppure, de L’oscurità tra le foglie di Gian Luca Guillaume; tratto da un vecchio articolo, per un autore, per un amico, con cui sono felice di averci scritto un libro insieme.
L’oscurità tra le foglie di Gian Luca Guillaume.
Edito da Nulla Die nell’aprile del 2017, si presenta agli occhi dell’ignaro lettore come un libricino, anche grazie alla minuta voluminosità dell’opera (circa 50 pagine), ma vi avverto, come spesso accade, l’apparenza inganna, poiché penserete di leggerlo velocemente, ma vorrete una lettura scorrevole. Guillaume non si impone su una cattedra, non vuole insegnarci niente, ma vuole rompere quel silenzio che ci vede colpevoli nell’assecondarlo e forse cercare una possibile soluzione individuale e collettiva, che è un’azione più sana del cercarne i colpevoli.
L’autore ci propone qualcosa, che spero sia destinata a rimanere ai postumi ed essere considerata un capolavoro unico nel suo genere. La voce si fa viva nel testo, si trasforma in lirica, ti accompagna in un viaggio interiore dove anche la rabbia e le incomprensioni degli “ultimi” diventano dolci, o forse sarebbe meglio dire dolcemente spietate.
Calano sipari, forse autobiografici, forse soltanto dettati da un’attenta osservazione dell’umanità, la vita, la morte, i sogni e l’amore.
L’oscurità tra le foglie, già dal titolo, non cerca quella luce che filtra tra gli alberi, perché quella è visibile a tutti, ma si prefigge il merito di andare oltre e scavare. I poeti ormai sono una razza in via d’estinzione, ma Gian Luca Guillaume è sicuramente uno di quelli che mantiene viva la specie.
Titolo: Il Potere della Luna
Autrice: Morena Pedrotti
Casa Editrice. Rupe Mutevole
Anno: 2021
“Il Potere della Luna”, scritto da Morena Pedrotti, che nel corso della carriera ha saputo infondere il proprio sapere nei suoi lavori letterari rendendolo disponibile ai lettori, è un romanzo fantasy. Ma non solo. Protagonista è Rachel, una giovane donna italiana in vacanza a Londra per festeggiare il Capodanno. In Cecil Court scopre un negozio che l’affascina pur trattando un aspetto della vita a lei completamente sconosciuto: l’esoterismo. Un passo avanti e uno indietro prima di avvicinarsi a un mondo misterioso nel quale verrà accompagnata da donne straordinarie, Sophia e Astra. Tutto sembra muoversi all’esterno fin quando una falce di luna calante si attiva sul suo polso sinistro. Per Rachel è l’inizio di un’avventura; attraverso le pagine di questo romanzo il lettore può scoprire che l’esistenza vissuta sul pianeta Terra non è un lancio di dadi, ma un percorso con strumenti che mettono in contatto il Qui con l’Oltre, con il non tangibile. Sono proprio questi gli aspetti che vengono intessuti nella trama del romanzo “Il Potere della Luna” che offre sia una lettura di qualità sia la possibilità di scoprire nuovi punti di vista relativamente ad alcune tematiche importanti, non da tutti conosciute. Proprio gli argomenti presentati – utilizzo dell’energia, creazione con il pensiero, Registri Akashici e tanto altro – fanno scrivere all’autrice che “Il Potere della Luna” può essere visto anche come romanzo profetico.
– Accetto il regolamento
Recensione di :
Ti amo Oxford
di Anna Quaglia
Editore Albatros
Viaggio, un’esperienza centrale per chi cerca il confronto con diverse abitudini, ritmi di vita, per chi vuole mettere alla prova sè stesso, catapultandosi in una terra nuova , con spirito dinamico e incline ad accettare il cambiamento. Quando poi il viaggio implica il cimentarsi nell’imparare una lingua diversa da quella madre , si ha a che fare con un tipo di attività ancora più affascinante , il viaggio studio.
E’ questo il tema trattato nel libro scritto da Anna Qualglia, Ti amo Oxford, nel quale l’autrice racconta i suoi soggiorni, nel suo angolo di mondo preferito, la città britannica di Oxford.
Città dalle tante guglie , o meglio “spires”, che l’autrice vede sempre con grande emozione, prima in veste di studentesssa, poi di accompagnatrice di studenti all’estero e infine di docente per un corso di perfezionamento nel famoso e antico Magdalen college di Oxford. Ho letto con avidità e curiosità il libro perchè nel lontano 1980 sono stata una tra i tanti suoi giovanissimi studenti, in vacanza studio sotto la sua guida, rimasta impressa per i precisi appuntamenti nei momenti della giornata, che scandivano il tempo tra le lezioni e le uscite per la città.
Sono tanti i flash che la lettura del libro riesce a donare, dalle tradizioni più amate dai britannici, il tè, i pub, i grandi magazzini dove fare acquisti di ogni genere, alle suggestive passeggiate attraverso i chiostri del college, i prati di erba verde scintillante e il cielo stellato nelle notti serene, momenti di vita in un’atmosfera folkloristica che sta lentamente cambiando, lasciando il posto alla modernità.
Accetto il regolamento
Lo si potrebbe quasi definire un romanzo storico, un romanzo dalle cui pagine si possono apprendere nozioni di storia che non esistono sui testi scolastici. Con una narrazione in prima persona l’autore ci racconta i suoi anni di vita, fino ad arrivare circa alla trentina. Un’esistenza di continue scoperte e di ricerca del nuovo, perdendosi e ritrovandosi, passando attraverso l’abuso di droghe e alcool. Un contesto storico, quello che viene raccontato, denso di avvenimenti importanti, con un’Italia che vuole dimenticare una guerra sanguinosa e aspira a una rinnovamento a una ricostruzione, anche di ideali.
È un diario di una persona qualunque, con le sue fragilità e le paure, un uomo che non si sente adeguato alle situazioni, eppure deve farsi forza perché la curiosità e la voglia di inventarsi e reinventarsi è più forte di tutto, anche dei vari tentativi di suicidio, sventati soprattutto dalla fortuna.
Un ragazzo e, nelle fasi successive, un uomo con una fantasia e una voglia di fare esorbitanti, ma anche un individuo che sa accettare le sconfitte. E proprio le sconfitte son un valore aggiunto di tutto il racconto: non importa se non si supera il corso per pilota di elicotteri, non importa se si è esageratamente goffi e inconcludenti con le donne, non importa se il lavoro costruito con tanta fatica sfuma in un attimo: bisogna sempre rialzarsi perché qualcosa di nuovo ci attende, qualcosa che può essere ancora più stimolante di quello che abbiamo perso.
Dalla sua nascita, nel 1943, in poi è un susseguirsi di fatti e narrazioni frenetici, senza sosta, il tutto raccontato con un’ironia dirompente, tanto che anche i tentativi di suicidio riescono a strappare qualche sorriso. Tra LSD, giochi enigmistici, occupazione giovanile delle università si racconta di un’Italia che cresce, che cambia come mutano i protagonisti del romanzo: giovani sconosciuti che all’improvviso diventano amici sotto il denominatore comune di un ideale.
Alessandra Rinaldi-La gilda dei lettori.
– accetto il regolamento
Titolo: “La mamma Rosa” di Oreste Toma
Mario Luzi Editore (2020)
Recensione di N.N.I.
Bellissima, immaginifica e cruda parabola sulla vita, l’amore, la morte e il destino in forma di saga familiare, che ricorda in qualche modo, per temi e capacità evocative, il realismo magico di Garcia Marquez (Cent’anni di solitudine, Cronaca di una morte annunciata).
Siamo in un piccolo borgo del Salento, ai primi anni del Novecento. La famiglia contadina di Luigi e Peppa è colpita dalla terribile maledizione di Maria Rosa, la mamma defunta di lui, che non risparmia niente e nessuno. E le teste cominciano a cadere: chi lontano sul Carso a scavare trincee; chi avvelenato dai bulli del paese; chi di broncopolmonite fulminante per la caduta nell’acqua ghiacciata di un canale; chi per un matrimonio infelice; e chi da ultimo per disperazione. Ma al contrario di “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie, alla fine qualcuno resterà.
L’autore di questo romanzo ha la capacità di trasformare in epica un microcosmo contadino e di paese, rifuggendo da facili retoriche per raccontare le fatiche e le emozioni di vivere. Nonostante la crudezza delle situazioni che racconta, riesce a trasmettere la poesia di un mondo agreste e selvaggio, ormai perduto, fatto di duro lavoro, di paure, di superstizioni, di povertà e di violenza, ma anche di amore e di gioie semplici e dirette.
In conclusione, una voce fuori dal coro, davvero una perla nel panorama della editoria italiana attuale.
– accetto il regolamento
Di MIRIAM BRUNI. Accetto il regolamento.
Recensione a “Parole rimescolate” di Matilde di Chiaromonte, Terra d’ulivi edizioni, 2020
I due poli della narrazione sono da un lato la Paura, una immensa paura, che porta con sé rabbia, frustrazione, tremori, acque stagnanti : Fugge il desiderio, / mentre la paura incalza/ tra i rami di una foresta buia. / Non le onde del mare in burrasca, / non la calma del fiume in estate, ma una palude è l’anima mia. Pag.74); dall’altro la fiducia, l’apertura, la speranza, luminose compagne di una nuova consapevolezza di sé e del mondo.
A volte l’autrice ci consegna dunque il fardello del proprio cuore, schiacciato tra voglia di morire e voglia di amare, altre volte si rivolge a Dio. Alla fine giungerà ad una lode semplice e coraggiosa verso ciò che ha sperimentato come vitale e buono nel suo travagliato cammino: Credo in ogni giorno vissuto, nel fare un passo alla volta, nel qui ed ora. Credo nel beneficio della parola che aiuta, nel gesto che cura. (pag.124)
Queste “Parole rimescolate” si accompagnano ad alcuni acquerelli dell’autrice a pagina intera, tutti raffiguranti volti femminili dagli occhi parlanti: occhi che comunicano accettazione di essere quel che si è, continuando a cercare “ciò che è vero, essenziale, bello, puro” (vedi pag.72), senza rinnegare o cancellare il passato. Perché Matilde di Chiaromonte sa che priva della sua storia sarebbe una “pellegrina in cerca di ospitalità, una donna dispersa senza identità” (pag.70). Ora invece si guarda allo specchio e vede “una donna determinata, una donna che ama perché la vita le ha insegnato ad amare.” (pag.123)
Lasciamoci attirare dalla Sorellanza attiva. Ognuno nella propria unicità di incontri e sensibilità. Aiutiamoci a ritrovare il nostro canto, dopo ogni bufera di angoscia e passività.
Accetto il regolamento
Roberto Marzano, “L’Ultimo Tortellino e altre storie…” – Matisklo Edizioni 2013
Il narrare di Roberto Marzano è sorprendente. Non tanto perché sia particolarmente apprezzabile dal punto di vista letterario, e lo è, ma perché la sorpresa è la principale peculiarità che contraddistingue questi originalissimi 20 racconti. Finali imprevedibili come tornanti inaspettati, spiazzano l’incauto lettore avventuratosi lungo i sentieri di queste storie dense di idee e di trovate quasi da sceneggiatura cinematografica. Non vogliamo qui rivelare nello specifico quali siano queste sorprese, ma fornirvi una sorta di “istruzioni per l’uso” che v’inducano a procedere con una certa circospezione perché una probabile “fregatura” può aspettarvi dietro a ogni angolo, subito dopo un paragrafo dall’apparenza innocente o dopo una serie di puntini di sospensione… Ma lo schema non è sempre lo stesso, e allora le storie imboccano percorsi inconsueti, decisamente anomali.
Spesso Marzano ama raccontare di cose, vegetali o animali, dandogli attraverso l’immedesimazione nei soggetti inanimati, un impulso vitale e una pennellata di umanità. Così, tortellini e spaventapasseri rimasti soli, al pari di carciofi altezzosi o di acciughe nella rete, assumono espressioni e sentimenti propri dell’uomo pensante. Metafore esistenziali nelle quali uno psicanalista particolarmente curioso troverebbe materiale in abbondanza, se avesse voglia di analizzare l’autore. E allora viene da chiedersi: perché gli eroi di queste storie sono spesso degli anti-eroi? Chi è l’impiegato represso che i colleghi chiamano crudelmente Renato “Zero”? Perché l’autore narra di schiavi africani e di schiavi di Sua Maestà Televisione? Posti tali dubbi a lui direttamente, egli afferma di non riferirsi in alcun modo a se stesso ma di esercitare attraverso la scrittura una sorta di filantropa compassione per i deboli, gli oppressi e i perdenti… ci sarà da credergli?
Info contest Tomarchio Editore
Diari sospesi di Paolo Massimo Rossi. Antipodes Edizioni Palermo
Una mancanza di concretizzazione è contenuta nell’enunciazione programmatica del titolo. Tutto il romanzo ne sarà impregnato.
Il luogo nel quale la storia si svolge è un circolo di lettura, metafora di un certo modo di essere della società, nella quale tutto sembra stia per concludersi ma, per quanto il non concluso suggerisca e affascini, a tratti la narrazione viene sospesa, in modo che altri testi, magari solo appena accennati nei titoli (nelle modalità usuali per i circoli di lettura), prendano momentaneamente il posto della storia. In tal modo lasciando sottintendere l’esistenza di un mondo parallelo – tanto immaginario quanto desiderato se pure in modo criptato – in grado di fornire un criterio di raccontare sovrapponibile a quello diaristico della storia.
Glauco Brà, questo il nome del protagonista, dice di svolgere l’attività di correttore di bozze e di recensire libri. La sua esistenza corre sul filo di una quotidianità vissuta in una dimensione per così dire minimalista, sospesa nell’attesa di trovare un accordo col mondo circostante che lo illuda di poter vivere tante vite di quotidianità banale e di amori come ogni scrittore sogna e si ingegna di realizzare. Un accordo che sembra essere sempre rimandato e che risulta in fondo irraggiungibile.
Accetto il regolamento
Info contest Tomarchio Editore
Una Questione privata di Beppe Fenoglio Garzanti (poi Einaudi)
Nel 1963, Garzanti pubblica il romanzo breve “Una questione privata” di Giuseppe “Beppe” Fenoglio. L’opera uscita postuma, ha come teatro la Resistenza nelle Langhe, terra d’origine dell’autore, ove il protagonista, il partigiano Milton, parte per un viaggio alla ricerca del più prezioso dei tesori: la verità sulla sua amata Fulvia. Purtroppo il giovane patriota non troverà quanto desidera né tantomeno il lettore riuscirà scoprirlo. Il XIII e ultimo capitolo si chiude, infatti, con la descrizione della sua fuga dal fuoco dei fascisti, che si interrompe di netto non appena arrivato in una boscaglia, in cui il protagonista crolla esausto.
Il romanzo si dipana come una serie di scatole cinesi che il povero Milton è costretto ad aprire dall’accanirsi degli eventi. Deciso a scoprire la verità sull’ipotetica liason carnale dell’estate precedente tra Fulvia e il fraterno amico Giorgio Clerici, parte alla sua ricerca per un confronto nel vicino paese di Mango, dove anche egli è partigiano, ma, avendo appreso che questi è stato appena catturato dai fascisti, inizia a peregrinare da una collina all’altra a piedi con l’intento di procurarsi un prigioniero con cui scambiare il rivale in amore, salvarlo e finalmente sapere la verità. Italo Calvino paragona l’intreccio del libro a quello de “L’Orlando Furioso” per meglio descriverne la “geometrica costruzione”.
L’autore con assoluta maestria riesce, attraverso l’ampio uso di flashback e di una severa narrazione in terza persona, a raccontare al lettore altre due storie oltre a quella principale del viaggio di Milton verso la verità. In primo luogo la primavera del 1942: la cornice che vide nascere e crescere l’amore del protagonista per Fulvia, evocato attraverso la visione della villa e il ricordo delle canzoni suonate al grammofono, tra tutte “Over the rainbow” che tornerà spesso, alle orecchie del partigiano durante il suo cammino suscitando in lui ferventi ricordi “proustiani” di quei giorni spensierati. In secondo luogo ci propina le vicende della guerra civile: stanca, sporca e a volte dilettantesca, combattuta per lo più da renitenti, farabutti e minorenni.
– accetto il regolamento
“Ti amerò per sempre … come nelle fiabe” di Anna Montella.
Noto subito il linguaggio: denota una cultura perseguita con ferrea sistematicità che si estende anche a molti ambiti del mondo contemporaneo. I termini e i riferimenti sono usati con la disinvoltura e l’apparente semplicità di chi ha sicura competenza. Questa caratteristica la si ritroverà costantemente.
Un libro senza prefazioni e postfazioni, ma poi si scopre che l’autrice le fa brevemente, poetando. Molo gradevoli e originali. Delicatamente sfiziose.
Nel primo capitolo fiabe nuove di zecca.
In questa splendida parte –troppo breve o dai racconti troppo brevi- del libro, le stelle svolgono il ruolo del sogno purissimo e dell’impotenza totale, pur offrendo consolazione.
La seconda parte sbugiarda le fiabe, riproponendone il rifacimento in chiave assolutamente moderna. E, in queste nuove fantasie, c’è anche la furia iconoclasta di una ragazzina che distrugge le bugie raccontate dagli adulti e un’adulta che ne conserva una nostalgia rappacificata.
Un momento di riposo si ha quando la grande incertezza delle bugie fiabesche trova il suo aspetto rassicurante nelle antiche fiabe popolari, narrate a voce. In fondo, paurose e straordinarie che fossero, erano raccontate da persone rassicuranti e quindi, non potevano essere altro che invenzioni, per stare tutti insieme a spaventarsi e ridere.
Ma, alla fine, l’immaginazione deve tornare a sfrenarsi in autonomia. Ed ecco ”Storie fantastiche”, in cui le incapacità, le illusioni, i tradimenti della vita si possono raccontare solo attraverso dolenti metafore, ma splendide per pietre preziose e soluzioni di misteri inaspettate eppure incerte.
E in tutto questo narrare ricorrono parole semplici, quasi bambine.
La vena creativa dell’autrice è chiaramente sgorgata veloce e senza soste, tanto da far desiderare al lettore che ogni fiaba fosse lunga almeno il doppio.
Chi sa che l’autrice non ci pensi su.
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Estratto dalla recensione di Sogni di carta di Cozzolino pubblicata su Oubliette Magazine (leggermente modificato rispetto all’originale)
Sogni di carta, titolo della nuova raccolta poetica pubblicata da Carlo Alessio Cozzolino per Bertoni, mostra che la poesia è un sogno di carta.
Un elemento ricorrente all’interno della silloge è la brevitas dei testi, che rimanda immediatamente ed inequivocabilmente ad Ungaretti.
All’uomo è dato sognare, ma “i sogni sono parole non dette”, ovvero parole non ancora o mai realizzate, come i sogni di carta che possono costituire un progetto di realizzazione e non la realizzazione stessa. Forte è il rischio che i sogni rimangano tali, tuttavia restano preferibili alla realtà, fatta di “parole vuote”. Vivere nella pienezza è sognare, mentre vivere nel vuoto è restare legati alla realtà. Nietzsche nel saggio La nascita della tragedia puntualizza come l’illusione poetica sia la sola degna di nota. La poesia è la speranza che “le parole appena abbozzate” abbiano forma e “sostanza”, ovvero “luce”, giacché il buio sarebbe plotinianamente la zavorra indistinta della materia indefinita.
La luce della poesia però è incerta, è ancora “scepsi”. Come non pensare allo Scetticismo dei Greci, al dubbio socratico o, ancora una volta, a Ungaretti? Quest’ultimo, infatti, così scrive ne Il porto sepolto: “Vi arriva il poeta/ e poi torna alla luce con i suoi canti/e li disperde//Di questa poesia/mi resta/ quel nulla/ d’inesauribile segreto”. La lirica ha dato anche il titolo ad una delle sezioni (1916) poi confluite in Allegria (1931). Allude all’antico porto sepolto, ovvero scomparso e per questo sconosciuto dell’antica Alessandria d’Egitto, città natale del poeta, che cerca di rinvenirlo quasi fosse un archeologo.
Ogni poeta è in effetti archeologo, ovvero esperto dell’antichissima e universale tendenza umana a sognare il Bello, il Buono e a recuperarlo quando gli uomini stessi o i disastri naturali, seppelliscono tutto con il Brutto e con il Cattivo.
Filomena Gagliardi Accetto il regolamento
FINALISTI:
Marco Astegiano con “Una questione privata”
Filomena Gagliardi con “Sogni di carta”
Alessio Asuni con “Il treno dei bambini”
Marco Salvario con “Dislesia… ah no scusa, Dislessia”
Barbara Orlacchio con “Anna dai capelli rossi”
Ninetta Pierangeli con “Virtù”
Salvatore Amato con “L’oscurità tra le foglie”
VINCITORI:
https://oubliettemagazine.com/2022/06/20/vincitori-e-finalisti-del-contest-letterario-primavera-con-tomarchio-editore/