“L’ultimo affresco” di Ugo Nasi: un thriller storico intriso di mistero
“La camera comparsa come per incanto dietro alla cripta a seguito del crollo della parete, era piena di scheletri umani adagiati sul pavimento. E di resti di grossi animali. Come si trattasse di una fossa comune per gli uni e per gli altri…”

Romanzo di ambientazione storica, è grazie ad una serie di vicende che sollecitano la curiosità del lettore, che L’ultimo affresco risulta essere un racconto di ampio coinvolgimento narrativo.
Realizzato da Ugo Nasi, avvocato milanese che si è prestato alla scrittura, ed appassionato e cultore di storia medievale e di misteri antichi propri di quel periodo. Altre pubblicazioni in cui Nasi si è cimentato sono Arcana Rubris e Le pagine perdute.
Pubblicato nel 2019 in self publishing, L’ultimo affresco è romanzo dalla trama ricca e corposa, che si intreccia con alcune sotto trame in un’alternanza spazio temporale davvero indovinata.
Intessute fra loro, tali da formare un unicum di sicuro interesse e partecipazione da parte del lettore, in virtù di una narrazione intrisa di mistero, che dà al romanzo la caratteristica di romanzo thriller.
“Agilulfo decise di cenare seduto sul trono in pietra che era collocato nella parete centrale della sala delle udienze. Alla sua destra, su di un trono in legno dorato istoriato con scene di guerra contro i bizantini, sedeva la regina Teodolinda, mentre alla sua sinistra, su sgabelli anch’essi in legno, si trovavano i figli della coppia, Adaloaldo e Gundemberga…”
Sviluppata su piani temporali diversi, la trama vede i protagonisti: tale Aleksandr Obramov, astrofisico, Ted Tolemann, storico e archeologo e Viola Burroni, sostituto procuratore della Repubblica, indagare su ritrovamenti alquanto singolari avvenuti in tempi lontani dal presente narrativo.
Era infatti il 1859 quando il Cardinale di Aosta, in seguito a uno smottamento del terreno, scopriva un affresco, enigmatico quanto significativo, in una cripta di cui non si aveva conoscenza.
Un affresco che si apriva a numerosi interrogativi che troveranno la loro ragione d’essere nel finale del romanzo. Oltre all’affresco, di non facile comprensione, nella cripta erano presenti anche i resti di personaggi medievali che diventeranno anch’essi motivo d’indagine.
A ciò si deve aggiungere un altro oggetto rinvenuto nella chiesa e che rende inquieti i ricercatori: una lapide in pietra con un’incisione dai tratti oscuri e misteriosi. Che diventa l’input per carpire il segreto che vi si nasconde dietro, la quale affonda le radici in un tempo prossimo al Medioevo.
E, mentre i tre si interrogano sul significato di quella iscrizione, prende il via una ossessiva ricerca per svelare quei misteri tutti da svelare, che li conduce prima ad Aosta e poi altrove.
Perché, scoprire il significato che si nasconde dietro a quella lapide è il compito che si danno gli studiosi, ormai coinvolti completamente in una ricerca che pare essere una questione di vita o di morte. In una sollecitazione che ha visto in passato morti sospette, le cui vittime sono legate a una precedente spedizione archeologica, e che trova nell’epilogo la risposta ai molti e incalzanti interrogativi messi in campo da una narrazione sviluppata in un cospicuo numero di pagine prossimo alle 500.
“Tamburellò per alcuni secondi con le dita della mano sul tavolo, alla ricerca di parole semplici che gli permettessero di spiegare all’amica un concetto che semplice non era affatto. Fino a quando parve aver trovato la chiave del discorso. Affascinato da quella donna non perdeva l’occasione di guardarla, ed il fatto che fosse lì che pendeva dalle sue labbra intrigava ancor di più in quel momento…”
Ed è proprio l’indagine intrapresa dai protagonisti il focus su cui si concentrano le vicende de L’ultimo affresco, che li porterà a fare luce su fatti inquietanti legati a un tempo lontano. Che avvengono anche grazie a uno scavo storico che chiama in causa Gudenberga, principessa longobarda, e sua madre Teodolinda, vissute in un periodo di grande travaglio quale è stata la cosiddetta Età di mezzo. Momento storico che ha attraversato il regno longobardo più con ombre che con luci.
Ed è in un’alternanza di capitoli che vedono passato e presente intrecciarsi fra loro che si sviluppa una narrazione tutt’altro che banale e ricca di colpi di scena, che intriga il lettore desideroso di portare a termine una lettura che lascia con il fiato sospeso.

Grazie, anche a personaggi ben delineati che segnano una storia dalle molte sfaccettature, di cui il filo conduttore è l’avventura. Un’avventura anche ad alto rischio che porta i protagonisti a interrogarsi sui ritrovamenti. Che sollecitano interpretazioni anche differenti, in virtù di situazioni narrative che vanno oltre il genere del romanzo storico. Con scenari che si aprono sull’esoterico, sulla fantascienza e su altre discussioni correlate a tali materie.
“Intento a sorseggiare un the caldo che si era bollito con un piccolo fornello da campo venne sorpreso dal ronzio del cellulare appoggiato sul suo zaino rosso, vicino alla parete di destra della cripta. L’ultima ora l’aveva trascorsa ad armeggiare con un accidenti di piccolo robot …”
Romanzo sviluppato con abilità di scrittura ampia, L’ultimo affresco gode di un numero consistente di pagine che danno vita a una trama ben strutturata su di un canovaccio a tratti inaspettato. Che accende nel lettore una curiosità che viene infine soddisfatta.
“Come inebriato dai ricordi pesanti come macigni appoggiò i piedi in quel paesaggio lunare – notturno – formato da piccoli cristalli di ghiaccio verde, usando tutta la cautela che la ragione ancora gli concedeva…”
Written by Carolina Colombi