“Il cambiamento che meritiamo” di Rula Jebreal: quando una donna abusata diventa vittima di se stessa

“Diventare madre a mia volta mi ha costretta a rielaborare un trauma che avevo subito indirettamente, portandomi a comprendere che quella ferita ha la capacità di trascendere le generazioni. Lo stupro distrugge una famiglia, colpisce una comunità. Lo stupro di mia madre ha leso irreversibilmente la nostra piccola comunità e la nostra vita condizionando le nostre vite…”

Il cambiamento che meritiamo di Rula Jebreal
Il cambiamento che meritiamo di Rula Jebreal

Sono molte le sollecitazioni che arrivano dal saggio Il cambiamento che meritiamo di Rula Jebreal, giornalista impegnata sul fronte dei diritti civili.

Pubblicato nel 2021 da Longanesi, Il cambiamento che meritiamo è testo che, in un excursus davvero interessante, si sofferma su alcuni capisaldi della questione di genere.

“Arrivare negli Stati Uniti nel 2008, quando l’era Obama stava per iniziare, è stata una delle esperienze più trasformative della mia vita…”

Per dare inizio a un’esposizione libera da preconcetti, l’autrice prende a prestito un’esperienza personale, altamente drammatica, che l’ha segnata nel profondo.

Ed è proprio tramite la sua testimonianza che fa il punto sulla condizione femminile nel mondo.

In riferimento alle situazioni che vedono le donne spogliate della loro dignità e vittime di soprusi da parte dei maschi. O anche, vittime di se stesse, se protagoniste di azioni di autolesionismo in conseguenza di violenze e abusi subiti.

Così come è accaduto a Nadia, madre della Jebreal, che si è data la morte perché incapace a convivere con un dolore più grande di lei, in seguito a violenze e abusi sessuali sofferti in tenera età da parte del patrigno.

È una testimonianza cruda quella dell’autrice, il cui obiettivo è dimostrare quanto le donne possano compiere un gesto estremo nei confronti di se stesse, se partecipi di una realtà lacerante, da cui non hanno la forza di emanciparsi. Perché travolte da un pesante fardello, taciuto per un sentimento di pudore o di vergogna.

“Negli anni Novanta la guerra torna a mostrare il proprio volto più cruento proprio nel cuore dell’Europa ricca e pacificata e i Balcani diventano teatro dell’orrore. Il potere militare ricorre allo stupro di massa come strategia di affermazione e conquista…”

L’autrice, attraverso una narrazione molto ben articolata, affronta un’esposizione supportata da dati e riferimenti puntuali da cui si evince uno scopo ben preciso: quello di aprire la strada al cambiamento. Il cambiamento che le donne meritano, appunto, come esplicitato dal titolo del libro, davvero accattivante e significativo. Cambiamento necessario, nonostante alcune rivendicazioni da parte delle donne abbiano portato a conquiste significative.

Tuttavia, violenze, discriminazioni e disparità, a tutt’oggi, sono aspetti che disegnano una società ancora in fase di arretratezza. Che inevitabilmente necessita di trasformazioni.

“Spaventa come, a quarant’anni dalla morte di mia madre, la violenza operata dagli uomini contro le donne non si sia fermata…”

Un pericoloso segnale arriva dal fenomeno del femminicidio, tuttora presente nella società occidentale e inevitabilmente in quelle più arretrate.

È recente, anzi recentissima, la dolorosa vicenda della giovane Saman, giovane di origine pakistana, il cui corpo, probabilmente sepolto sotto tre metri di terra, non è stato ancora trovato.

Quello di cui si è certi è, che in maniera brutale e disumana, i familiari ne hanno annientato la volontà e il desiderio di vita fin prima del suo presunto omicidio. Saman era una giovane donna che nulla chiedeva se non far parte di una società, quella occidentale, più progredita e meno oppressiva di altre. Anche se nel caso di Saman non è propriamente corretto parlare di femminicidio, in quanto la ragazza è stata vittima di tradizioni obsolete, frutto di un retaggio culturale dominato da vecchie e orribili convenzioni da sconfiggere con qualsiasi mezzo. Ma più che altro è stata perseguitata da gesti di inaudita crudeltà.

“Penso spesso, provando qualcosa di simile al sollievo, al fatto che mia madre sia stata sepolta in un luogo di pace…”

Saman Abbas - Photo by QuotidianoNet
Saman Abbas – Photo by QuotidianoNet

Ma, come riferito nel libro, per dare conto del contesto in cui si consuma l’esistenza di molte donne, è doveroso riportare qualche dato numerico. Perché indicativo sulla necessità di un cambiamento.

Le donne uccise per mano del partner o di un ex partner nel 2020 sono state 112. Cifra considerevole, non c’è che dire.

Inoltre, nel mondo, è 1 donna su 3 a essere stata vittima di abusi e violenze sessuali.

E, se questi numeri non fossero sufficienti a dimostrare il comportamento brutale di alcuni maschi, ogni giorno è una donna a morire a causa della crudeltà messa in atto dal proprio compagno o familiare che sia. A dare la misura del drammatico fenomeno delle donne abusate è la cronaca, la quale attesta che la violenza consumata nei confronti del mondo femminile è un principio duro a morire, che si perde nella notte dei tempi.

Nonostante in Italia il fenomeno sia oggetto di controllo e monitorato costantemente, sembra purtroppo non conoscere alcuna battuta d’arresto.

 “A sedici anni Fatima decise che per la figlia maggiore era tempo di apprendere il suo mestiere e iniziò a portarla con sé al porto, a intrecciare reti da pesca…”

Inoltre, la Jebreal, nel suo libro estende le sue riflessioni attraverso interrogativi che pone a se stessa, e con lei ai suoi lettori. Che auspica siano anche maschi.

La responsabilità di comportamenti aggressivi è frutto di una mentalità antiquata e difficile da estirpare, la quale considera la donna un oggetto di proprietà?

Ed è in nome di tale principio che alcuni maschi si sentono autorizzati a fare un uso oltraggioso del corpo della propria donna, al fine di affermarne la supremazia? Arrivando in molti casi a farne scempio. Sollecitazioni queste, a cui non è facile rispondere.

Da più parti, per motivare certi comportamenti aggressivi, si osserva che il fenomeno affonda le sue radici in una questione culturale, legata soprattutto all’educazione che viene impartita ai figli maschi nell’ambito famigliare.

Il rimedio per arginare il drammatico fenomeno, secondo voci autorevoli, sarebbe dunque un’educazione sentimentale opportuna.

Ma occorre chiedersi, tale provvedimento non è soltanto un placebo? Un toccasana, un palliativo spicciolo e non consono a una società moderna che si rispetti? Purtroppo, è opportuno ricordare che non è una società moderna una società che tollera una condotta altamente antisociale, se del corpo di una donna viene fatta carne da macello.

La questione non è forse legata a condanne troppo morbide in circostanza di reati gravissimi, e in alcuni casi a pene praticamente inesistenti, cui vengono sottoposti i responsabili di violenze?

Sta qui il nocciolo di una questione ancora tutta da risolvere? Probabilmente sì.

Perché spesso sono punizioni insufficienti a pesare sul grave fenomeno, nella misura in cui la pena è uno dei pochi deterrenti atti a reprimere fenomeni criminali.

“Alla morte di mia madre io avevo cinque anni…”

Un fatto grave è che coloro i quali suggeriscono una giustizia esercitata in maniera dura vengono accusati di ‘giustizialismo’. Se così fosse, ben venga un giustizialismo ‘giusto’ che ponga un freno alla violenza, fisica e psicologica, di cui le donne sono spesso vittime.

Senza seguire tendenze o motivazioni politiche di sorta, gli addetti ai lavori in questo ambito dovrebbero spiegare il perché certi reati gravi sono puniti in maniera blanda.

Emblematico è un episodio riferito dalla Jebreal avvenuto in California.

Episodio che ha visto una ragazza stuprata e abbandonata nella notte dai suoi aguzzini, che in seguito sono stati condannati a tre miseri mesi di detenzione. Poi, probabilmente ridotti, grazie ai benefici di legge.

Un ulteriore argomento affrontato dall’autrice nel suo saggio è il momento storico pandemico, non ancora concluso, che ha condizionato e ancora condiziona la vita di tutti.

Jacinda Ardern - Photo by European Commission
Jacinda Ardern – Photo by European Commission

Portando esempi ambiziosi di governanti donne, la scrittrice racconta quanto esse siano state modello di gestione del difficile evento, da tenere sotto controllo e frenarne il rovinoso precipizio in cui molti paesi sono scivolati. È il caso della Nuova Zelanda guidata da Jacinda Ardern.

Diventata mamma durante il suo mandato ha affrontato con grande perizia situazioni complesse che le si sono presentate. Non ultima la pandemia da Coronavirus.

Come d’altra parte la Finlandia, che vede alla guida del governo del paese una coalizione di donne. Figure emblematiche a dimostrazione che le donne hanno capacità organizzative forse maggiori rispetto ai loro colleghi maschi, ed il pragmatismo di cui sono dotate non è certo inferiore a quello degli uomini.

“Gli autobus della desegregazione ambivano a costruire un tessuto socioculturale realmente diversificato…”

È dunque una svolta epocale quella auspicata dall’autrice nel suo testo Il cambiamento che meritiamo, una sterzata tale da coinvolgere l’intero pianeta e offrire un nuovo modo di intendere il ruolo della donna all’interno della società.

Un mutamento a livello planetario, che grazie alle esortazioni incluse dall’autrice nel suo testo si fa paladina dei diritti delle donne.

Incita, infatti, il genere femminile a non arrendersi e a combattere battaglie che possono apparire insuperabili. Senza trascurare l’idea che prendere posizione a favore delle donne va a beneficio della collettività tutta.

Importante è, secondo l’autrice, dibattere sulla situazione per capire a che punto è la lotta, in tutto il mondo, perché le donne ottengono pari diritti a quelli degli uomini.

E per fare il punto l’autrice si chiede quali minacce pendono sulle conquiste ottenute con fatica e con notevole sforzo fin dai tempi lontani.

Chi incoraggia queste battaglie? Quale ruolo hanno gli uomini nell’emancipazione femminile?

Quale ruolo gioca l’appartenenza sessuale affinché le donne occupino posti di potere, un tempo appannaggio soltanto maschile?

Quale modalità bisogna seguire per ottenere una vera, e non fittizia, parità di genere?

Interrogativi che meritano una risposta urgente.

I quali, se fossero chiariti dovrebbero portare a risolvere la questione della parità di genere.

Perché il cambiamento auspicato dall’autrice non può attendere oltre, e per ottenerlo è necessario ridefinire il traguardo raggiunto dalle donne, che grazie ad alcune conquiste sociali, politiche ed economiche ha fatto passi in avanti rispetto al passato.

A confermare l’intenzione dell’autrice di promuovere, attraverso le parole del suo saggio, un cambiamento sostanziale è il fatto che il libro sia stato presentato nelle librerie l’8 marzo, giornata internazionale della donna.

Come risaputo, l’8 marzo non è da considerarsi la Festa della donna, ma come un momento di riflessione. Affinché il mondo possa diventare un luogo a misura di donna. Sono ancora, infatti, molte le discriminazioni nei confronti delle donne.

Quale un mancato accesso a luoghi di potere, per esempio, e altre disuguaglianze che si riflettono poi sull’andamento familiare e sul resto della società.

Rula Jebreal
Rula Jebreal

Il libro della Jebreal ha un grande pregio, più di altri, quello di essere strumento affinché ci si interroghi in modo critico sull’argomento, non in modo qualunquistico ma sia occasione di una lettura approfondita in modo da ampliare orizzonti nuovi.

In conclusione, Il cambiamento che meritiamo, saggio che si basa su dati effettivi, è libro che dà voce a donne che di voce non ne hanno mai avuto, il quale solleva più di un’esortazione affinché esse non siano prima di tutto vittime di se stesse, ma siano pronte a difendersi continuando a lottare per ottenere maggiori ed equi diritti. Perché, ad oggi hanno vinto solo alcune battaglie e non un’intera guerra.

“La storia dell’integrazione razziale americana è anche una storia di donne pronte a lottare per il sogno di un futuro migliore. La strada che ha portato all’affermazione straordinaria di Kamala Harris, rendendo possibile a lei e a tante altre donne della squadra di Biden di sfondare il soffocante soffitto di cristallo, inizia dal quieto gesto di disobbedienza civile di una donna comune che oggi è considerata la madre del movimento per i diritti civili: Rosa Parks…”

 

Written by Carolina Colombi

 

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