“Una carogna” poesia di Charles Baudelaire: i miei decomposti amori

Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Una carogna” di Charles Baudelaire in lingua italiana ed in originale francese.

“Una carogna”

Charles Baudelaire, 1865, Photo by Charles Neyt, Brussels - Poesia Una carogna
Charles Baudelaire, 1865, Photo by Charles Neyt, Brussels – Poesia Una carogna

Ricordi tu l’oggetto che vedemmo, anima mia,
quel mattino d’estate così dolce:
alla svolta d’un sentiero una carogna infame
sopra un letto di sassi,

le gambe all’aria, come una femmina impudica,
bruciando e sudando i suoi veleni,
spalancava, con noncuranza e cinismo,
il suo ventre pieno d’esalazioni.

Il sole dardeggiava su quel marciume
come volendolo cuocere interamente,
rendendo centuplicato alla grande Natura
quanto essa aveva insieme mischiato;

e il cielo contemplava la carcassa superba
sbocciare come un fiore.
Il puzzo era tale che sull’erba
tu fosti per venir meno.

Le mosche ronzavano sul ventre putrido
donde uscivano neri battaglioni
di larve colanti come un liquame denso
lungo gli stracci della carne.

Tutto discendeva e risaliva come un’onda,
o si slanciava brulicando;
si sarebbe detto che il corpo, gonfio d’un vuoto soffio,
vivesse moltiplicandosi.

E tutto esalava una strana musica,
simile all’acqua corrente o al vento,
o al grano che il vagliatore con ritmico movimento
agita e volge nel vaglio.

Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno:
schizzo, lento a compiersi,
sulla tela dimenticata e che l’artista condurrà
a termine a memoria.

Dietro le rocce una cagna inquieta
ci guardava con occhio offeso,
spiando il momento in cui riprendere
allo scheletro il brano abbandonato.

– Eppure tu sarai simile a quell’immondizia,
a quell’orribile peste,
stella degli occhi miei, sole della mia natura,
mia passione, mio angelo!

Sì, tu, sarai tale, regina delle grazie,
dopo l’estremo sacramento, allora che, sotto l’erba e i fiori grassi,
andrai a marcire fra le ossa.

Allora, o bella, dillo, ai vermi
che ti mangeranno di baci,
che io ho conservato la forma e l’essenza divina
di tutti i miei decomposti amori.

 

Charles Baudelaire
Charles Baudelaire

Charles Pierre Baudelaire nasce a Parigi il 9 aprile del 1821 ivi muore il 31 agosto del 1867.

Poeta, scrittore, critico letterario, critico d’arte, giornalista,aforista, saggista e traduttore francese è considerato uno dei più importanti poeti del XIX secolo, esponente chiave del Simbolismo, affiliato del Parnassianesimo e grande innovatore del genere lirico, nonché anticipatore del Decadentismo.

I fiori del male, la sua opera maggiore, è considerata uno dei classici della letteratura francese e mondiale.

Il pensiero e la biografia di Baudelaire hanno influenzato molti autori successivi a lui (ad esempio i cosidetti “poeti maledetti” di Paul Verlaine, Arthur Rimbaud, Marcel Proust, Alfred de Vigny, Edmund Wilson ed in particolar modo Paul Valéry), appartenenti anche a correnti letterarie e vissuti in periodi storici differenti, e viene ancor oggi considerato non solo come uno dei precursori del Decadentismo, ma anche di quella poetica e di quella filosofia nei confronti della società, dell’arte, dell’essenza dei rapporti tra esseri umani, dell’emotività, dell’amore e della vita che lui stesso aveva definito come “Modernismo”.

 

In lingua originale

“Une charogne”

Rappelez-vous l’objet que nous vîmes, mon âme,
Ce beau matin d’été si doux :
Au détour d’un sentier une charogne infâme
Sur un lit semé de cailloux,

Les jambes en l’air, comme une femme lubrique,
Brûlante et suant les poisons,
Ouvrait d’une façon nonchalante et cynique
Son ventre plein d’exhalaisons.

Le soleil rayonnait sur cette pourriture,
Comme afin de la cuire à point,
Et de rendre au centuple à la grande Nature
Tout ce qu’ensemble elle avait joint ;

Et le ciel regardait la carcasse superbe
Comme une fleur s’épanouir.
La puanteur était si forte, que sur l’herbe
Vous crûtes vous évanouir.

Les mouches bourdonnaient sur ce ventre putride,
D’où sortaient de noirs bataillons
De larves, qui coulaient comme un épais liquide
Le long de ces vivants haillons.

Tout cela descendait, montait comme une vague
Ou s’élançait en pétillant;
On eût dit que le corps, enflé d’un souffle vague,
Vivait en se multipliant.

Et ce monde rendait une étrange musique,
Comme l’eau courante et le vent,
Ou le grain qu’un vanneur d’un mouvement rythmique
Agite et tourne dans son van.

Les formes s’effaçaient et n’étaient plus qu’un rêve,
Une ébauche lente à venir
Sur la toile oubliée, et que l’artiste achève
Seulement par le souvenir.

Derrière les rochers une chienne inquiète
Nous regardait d’un œil fâché,
Épiant le moment de reprendre au squelette
Le morceau qu’elle avait lâché.

– Et pourtant vous serez semblable à cette ordure,
À cette horrible infection,
Étoile de mes yeux, soleil de ma nature,
Vous, mon ange et ma passion!

Oui! telle vous serez, ô la reine des grâces,
Après les derniers sacrements,
Quand vous irez, sous l’herbe et les floraisons grasses,
Moisir parmi les ossements.

Alors, ô ma beauté! dites à la vermine
Qui vous mangera de baisers,
Que j’ai gardé la forme et l’essence divine
De mes amours décomposés!

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