“Genealogia”: tre traduzioni inedite della poetessa greca Eleni Vakalò
“L’altra nonna la grande che venne dall’isola/ Ebbe cinque figli maschi/ Ogni anno quando tornavano le barche un bimbo in più […]” – “Genealogia”

Cento anni sono passati dalla nascita della poetessa greca Eleni Vakalò (1921-2001 – in greco Ελένη Βακαλό). Vakalò nacque a Costantinopoli il 1921, la sua famiglia si trasferì ad Atene nel 1922. Studiò archeologia all’Università di Atene (1940-1945) e Storia dell’arte alla Sorbonne (1948), partecipò anche a corsi di scienze umanistiche a Harvard. Nel 1944 si sposò con il pittore e scenografo Yiorgos Vakalò.
Lavorò come critico d’ arte nel giornale ‘Ta Nea[1]‘ dal 1952 a 1974 (con una pausa durante la dittatura dei colonnelli) ed anche nel giornale ‘Zigos[2]‘ dal 1955 a 1967. Nel 1957 fondò la Scuola di Arte Applicata Vakalò con suo marito dove insegnò storia dell’arte ed elementi di percezione visuale fino al 1990. Fece parte della direzione della scuola fino alla fine della sua vita. Dopo il 1994 fu membro del consiglio amministrativo della Pinacoteca Nazionale.
Collaborò con molte riviste, scrivendo articoli e saggi. Nel campo della letteratura apparì nel 1944 con alcune sue poesie nella rivista ‘Nea Grammata[3]‘. Fino al 1997 pubblicò in tutto quattordici libri di poesie e due antologie comprensive (1981, 1995).
Fece notare la sua presenza sin dalla gioventù, con la pubblicazione della sua prima raccolta (intitolata ‘Tema e Variazioni’). La poesia fu l’ambito in cui si dedicò sostanzialmente.
Il suo tono e stile personale, influenzato dal surrealismo esibisce un denso ma completamente imbrigliato linguaggio che tocca l’anima; la sensibilità e la severità caratterizzano la sua scrittura, dando un aspetto sorprendente e vivace, ed a volte anche primordiale.
Il suo animo poetico, gli studi in archeologia e storia dell’arte, ma anche il suo rapporto intimo con la pittura tramite suo marito, portarono i suoi interessi nella teoria e critica dell’arte. Anche qui il suo lavoro fu notevole e significativo avendo introdotto una nuova epoca nella critica dell’arte greca. Il suo contributo, soprattutto attraverso le sue analisi nella rivista innovativa ‘Zigos’ e nella galleria ‘Ora’, fu riconosciuta formalmente nel 1997 con il Premio per la Saggistica della Academia di Atene, che fu seguito dalla pubblicazione retrospettiva dei suoi saggi scritti dal 1952 al 1974.
Inoltre, notevole fu anche la sua attività sul campo dell’educazione, un fatto che fu riconosciuto formalmente con un Dottorato Honorario delle Università di Salonicco (1998) e Derby nella Gran Bretagna (2000).
Di seguito tre poesie dalla silloge “Genealogia” (1971).
“Genealogia”
Mia nonna era una bambinetta donna vecchia
“Il cappello di mia nonna”
Le ho chiesto come s’innamorò per la prima prima volta
Indossai un cappello
coi fiori nell’orlo
E nella corona un’uccello
Dall’uccello era sospeso un ramo diverso
Fiori anche sul ramo
Alla sua fine un nido
Si sedettero nel mio collo
E c’erano più uccelli
Volarono gli uccelli
*
L’altra nonna la grande che venne dall’isola
Ebbe cinque figli maschi
Ogni anno quando tornavano le barche un bimbo in più
Dicono che giurò per far vivere tutti gli altri, di perdersi quello che sarebbe stato
l’ultimo
So che gli altri sono arrivati ad ottanta anni
E questa mia antica nonna tenne quel pegno quando morì nel-
le sue braccia
Che non lo pianse dissero, ma non scese per le barche mai più
Solo una volta, e fu quando salutò uno dei figli
E quello fu mio padre
Il più piccolo prima del morto
E su mia nonna altro ho da dire, sul tavolo si sedette
quel giorno e non parlò di quello che seppe per morto
finché non avessero terminato tutti di mangiare
“Maggio”
Da ovunque intorno senti gli uccelli
ed è una gioia vedere
In casa nostra una generazione dall’isola l’altra da Poli[4]
fu
Quelle che abitarono tutto il giorno da noi, molte don-
ne belle, si lavarono e poi furono bianche, i fini vestiti indossarono,
queste vennero da Poli
Fecero tavoli preparati, parlarono e piansero, brevi la-
crime ebbero, di nuovo poi le sentì, il loro ridere, come padrone trattarono il padre
E dietro il padre la nonna, sola, dall’isola
che venne
“Γενεαλογία”
Η γιαγιά μου ήταν ένα κοριτσάκι γριά
“Το καπέλο της γιαγιάς μου”
Την ρώτησα πώς είχε ερωτευτεί για πρώτη πρώτη φορά
Φορούσα ένα καπέλο
Στο γύρο του λουλούδια
Και πάνω στην κορφή του ένα πουλί
Απ’ το πουλί κρεμόντανε άλλο κλαδί
Και στο κλαδί λουλούδια
Στην άκρη του φωλιά
Καθόνταν στο λαιμό μου
Κι είχε πουλιά και κεί
Πετούσαν τα πουλιά
*
Η άλλη η γιαγιά η μεγάλη που ήταν απ΄το νησί
Είχε πέντε παιδιά αγόρια
Κάθε χρονιά που γύριζαν τα καράβια κι ένα παιδί
Λένε πως είχε ορκιστεί για να ζήσουνε όλα να χάσει όποιο θα ήταν
στερνό
Ξέρω πως γίναν οι άλλοι ογδόντα χρονώ
Κι αυτή η παλιά γιαγιά μου κράτησε το ταγμένο σαν πέθανε α-
γκαλιά
Πως δεν το έκλαψε είπαν, μα δεν ξανακατέβηκε για τα καράβια πια
Μονάχα μία φορά, κι ήταν που αποχαιρέτησε ένα της γιό
Κι αυτός ήτανε ο πατέρας μου
Μικρότερος πριν από το νεκρό
Κι η γιαγιά μου ακόμη έχω να πω, στο τραπέζι κάθισε
εκείνη τη μέρα και δε μίλησε για κείνο που το ήξερε πεθαμένο
ως να τελειώσουν το φαγητό
“Μάιος”
Από παντού πουλιά ακούς
Κι είναι χαρά να βλέπεις
Στο σπίτι μας η μια γενιά απ’ το νησί η άλλη από την Πόλη
ήταν
Αυτές που κατοικούσαν όλη τη μέρα σπίτι μας, πολλές γυ-
ναίκες όμορφες, πλένονταν κι ήταν άσπρες, ρούχα ψιλά φορούσανε,
αυτές ήταν της Πόλης
Είχαν τραπέζια έτοιμα, μιλούσανε κι έκλαιγαν, σύντομα δά-
κρυα είχαν, πάλι τις άκουγα το γέλιο τους, αφέντη είχαν τον πατέρα
Και πίσω απ’ τον πατέρα η γιαγιά, μονάχη της, απ’ το νησί
που ερχόταν
Written by Christos Sakellaridis
Traduzione inedita dal greco di Christos Sakellaridis
(Χρήστος Σακελλαρίδης)
Info
Note
[1] ‘Le Notizie’
[2] ‘Il Bilancia’
[3] ‘Nuove Lettere’
[4] Costantinopoli-Istanbul