Intervista di Emma Fenu a Loredana Filippi: sul risveglio del Femminile e il ritorno dell’Età dell’Oro
“Solo un cambiamento dell’atteggiamento individuale potrà portare con sé un rinnovamento dello spirito delle nazioni. Tutto comincia con l’individuo.” – Carl Gustav Jung
Oggi è ospite di Oubliette Magazine Loredana Filippi, counselor professionale ad orientamento psicoenergetico e bioquantico, operatrice olistica, Trainer specializzata in psicosomatica e sviluppo del potenziale umano, promotrice del progetto “per una Medicina dei Significati. L’anima guarisce quando ritrova il significato delle cose ”
Autrice del saggio “Sulla soglia di un mondo nuovo. Richiami di risveglio. La Medicina dei Significati e il riemergere del femminile, nella scienza e nella coscienza”, si impegna con passione e competenza nella diffusione del suo progetto.
E.F.: Benvenuta Loredana, ci racconti in cosa consiste il tuo lavoro e la tua passione?
Loredana Filippi: Cara Emma, dovrebbe essere la domanda più scontata, e invece è la più difficile. Lavoro nella relazione d’aiuto, come counselor e come operatrice olistica, ad approccio psicoenergetico e bioquantico. Questo per me significa poter operare, contemporaneamente o quasi, su due piani fondamentali dell’essere umano: quello fisico-energetico, legato al benessere del corpo, e quello più profondo, della consapevolezza di sé e di ciò che riguarda un “dimenticato potere”, ossia uno speciale potere, che ciascuno di noi possiede ma ha “dimenticato”; potere reale, concreto, che oggi cammina finalmente verso il risveglio.
Una doppia possibilità d’azione volta a creare un benessere il più possibile olistico o globale. Dopotutto, l’uomo è “doppio”, no? Tutti camminiamo con due gambe, che servono entrambe per mantenere equilibrio ed incedere fluidamente nella vita. Nella mia metafora, le “gambe” rappresentano la dualità fondamentale e portante, in tutto il nostro universo umano: ragione e sentimento, spirito e materia, maschile e femminile; polarità solo apparentemente opposte che, se negate nella loro relazione, non farebbero che generare una inevitabile zoppia. Inutile, peraltro…
Sono una persona fortunata, perché il mio lavoro nasce dalla mia passione. Che naturalmente ha radici lontane. Pur avendo una formazione tutta umanistica, ho cominciato ad interessarmi alle medicine “alternative” (come venivano allora chiamate) o complementari ai tempi dell’università, grazie ad una serie di eventi “casuali” che oggi, voltandomi indietro, rivelano uno degli assunti più potenti, anche se difficile da accogliere: che il “caso” veramente non esiste. Esatto! Oggi posso finalmente “leggere”, nel mio cammino di vita, una strada che quasi era già tracciata, e che doveva rivelarsi piano piano, mano a mano che il cammino si svolgeva. Oggi ho imparato a comporre il puzzle. E a stupirmi, ogni volta che una tesserina trova il suo posto e rivela il disegno che la sottende.
Potrei dire che proprio questo, ora, è diventato il mio lavoro più importante. Certo, non trascuro se una persona mi chiede di aiutarla a migliorare le condizioni della sua schiena, il mal di testa o la cattiva digestione. Ci si può fermare lì oppure, se la persona lo desidera (e in realtà quasi mai lo nega) portarla a comprendere a cosa tale condizione sia dovuta: non mi riferisco alle cause materiali ma a quelle più profonde che la medicina ufficiale non indaga. Questa comprensione, presa di coscienza, è quasi sempre seguita da incredibili avanzamenti, miglioramenti, cambiamenti nella vita. Al contrario invece, spesso mi capita di trovar persone che mi chiedono aiuto per uscire da un momento difficile, per prendere una decisione importante, per risolvere quei malesseri “indefiniti” che ci accompagnano per anni, oppure per disincantare un copione che si ripete costantemente nella vita. Da dove devo prendere il filo per sciogliere la matassa? Cosa c’è che la vita mi chiede di comprendere e rivelare? Così si scopre che, unendo il lavoro sulla consapevolezza (che è conoscenza di sé) a quello sul corpo fisico-energetico, si sblocca letteralmente qualcosa. Si cambia direzione e la vita ricomincia a fluire.
E la persona riprende in mano se stessa, si prende per mano, imparando a darsi riconoscimento, giustizia e amore. Che sono le cose che tutti cerchiamo ma che difficilmente ci viene insegnato come, e dove, cercarle e trovarle.
E.F.: Cosa è la Medicina dei Significati e quali legami ha con la mitologia, l’antropologia, la letteratura e l’arte?
Loredana Filippi: Ho dato questo nome al mio progetto, al mio lavoro e, infine, all’Associazione che ho creato. Era il titolo di un capitoletto del mio primissimo libro, del 1995. Allora sentivo l’idea di una “medicina dei significati” come complementare alla “medicina delle cause” fisiche e organiche, praticamente le sole che a quei tempi venivano contemplate. E che già allora cominciava ad apparire insufficiente e monca o, meglio, mancante di un pezzo fondamentale. L’anima guarisce quando ritrova il significato delle cose” è lo slogan che l’accompagna. Che l’accompagna, come sentire profondo. Da allora è passata tanta acqua sotto i ponti e questo sentimento, convinzione, credenza – in realtà certezza, tutta interiore – si è allargata: da quello che può essere il significato di una malattia, di un evento o di un problema a quello che è in realtà il significato di tutta la vita.
Già. Questo cammino mi ha portata a ri-scoprire (oggi direi ri-cordare) che la nostra vita è veramente una grande palestra in cui ci è data la possibilità di sperimentare, fare esperienza, cioè vivere. E che, proprio da questa esperienza, posso ritrovare il significato in essa celato e, soprattutto, la strada da percorrere per sanare laddove manca qualcosa, o colmare di senso e ritrovare la direzione, per riprendere il cammino. La guida è la Consapevolezza che vado man a mano risvegliando. E che per lo più nasce proprio dall’attrito, dalla difficoltà. Ma questa, così, acquisisce senso, non è più dovuta alla sfortuna di un destino avverso o capriccioso.
Mitologia, antropologia, letteratura e arte. Giustamente, tu citi tutte le discipline più squisitamente umane. È così: in un mondo dove sono tutti o quasi tutti scienziati, dove la narrazione primariamente legittimata in tema di salute e di comprensione del mondo esterno è quella scientifica, o cosiddetta tale, occorre far crescere la gamba opposta. La razionalità e il monoteismo della ragione che governa oggi tanti piani della nostra ricerca, sta cedendo mostrando tutte le sue falle. Abbiamo bisogno di Poeti. Il mondo maschile (mi riferisco all’archetipo), razionale, estroverso, fondato sull’opposizione e sulla separazione, sta inevitabilmente (e faticosamente) cedendo il passo alla sua controparte: una nuova sensibilità sta nascendo, sta crescendo e nutrendo di sé la parte più sofferente del nostro essere: che è l’Anima. No, non certo in senso religioso. Io parlo in senso archetipale. Può sembrare controintuitivo, certo. Ma questo è il bello…
In un momento in cui tutto sembra crollare, rotolare nell’abisso dell’insignificanza, i cui l’orizzonte su cui abbiamo per secoli creduto e in cui abbiamo deposto le nostre speranze viene improvvisamente cancellato, ecco che emerge l’altro lato di tutto il sistema. Ma questo nuovo mondo, come lo chiamano in molti, viene dal buio, riemerge dal buio. Proprio perché è declinato al femminile. E il femminile ha dimestichezza con l’ombra. L’essere lunare, che è capace di stare nell’ombra…
Potrei citare le antiche tradizioni: da quella taoista che vede lo yin/femminile come la dimensione nascosta delle cose, il seme sotto la neve, il silenzio rispetto al canto, l’ombra come prodotto della luce. Esatto: questo lui, o lei, non ha paura del buio… dello stare dietro le cose, del non apparire. Essa è ipò-fàinomai, sta sotto la manifestazione visibile delle cose (ipò è in greco ciò che è nascosto, sotterraneo, come l’ipo-centro nei terremoti). Addirittura ne è la causa. È il luogo delle cause, origini delle cose. È il suo mondo. Per questo essa ne ha familiarità. Per questo non si vede se guardo solo con sguardo superficiale; se non la cerco.
Potrei citare il mito greco, dove Kore figlia di Demetra scende nell’Ade e sposa il dio degli inferi. Oppure, semplicemente, guardando alla biologia che, dico sempre nei miei corsi di Medicina dei Significati, è grande maestra di vita: la nascita, ogni nascita, avviene nel buio, prima di manifestarsi, o nascere alla luce. Così è per ogni sogno, ogni progetto umano, che viene prima sognato, appunto… Ognuno di noi è Sogno, figlio di un sogno e di un Grande Sogno. Ritrovare ognuno il proprio è infatti il cammino che l’anima può compiere, che solo l’Anima può compiere per sanare se stessa, per ricongiungersi alla sua controparte e, finalmente, sposarla. Non opporvisi: sposarla!
Qui la differenza, grande differenza; il pensiero che ha dato origine al mio ultimo, importantissimo libro: importantissimo, per me certamente, ma soprattutto perché squisitamente figlio del nostro tempo, e del bisogno, immenso, enorme, che esso ha di dare a se stesso o di ritrovare, il suo Significato. Esatto, perché il Significato partorisce il Senso, che è direzione. Per uscire dal labirinto. Dalla crisi, tutta iniziatica, che l’umanità sta attraversando. Ma se non vediamo questa possibilità, che ci porta oltre le parti, rimaniamo dolorosamente e sterilmente incastrati in esse. Nell’una o nell’altra. La sfida, oggi, sta proprio nel superare questa dualità. Il dualismo che ci forma, che ci sostanzia, ma nel quale non dobbiamo cadere, come trappola e illusione.
Il compito del femminile archetipico è quello di unire, sposare le parti, nel matrimonio mistico di cui parlano tutte le tradizioni, da quella alchemica in poi, ad oggi. Oggi, che è il tempo della fisica dei quanti. Già. Il cammino è meraviglioso e non finisce di stupire! Perché oggi è la scienza, che apre la porta a questo mondo tutto nuovo: scendendo negli abissi della materia, essa allarga lo sguardo sull’invisibile, sentendo tutto il limite che la ragione si è data. E inaugurando una ragione nuova. Non irrazionale, ma meta-razionale, che fa spazio ad una nuova e più evoluta razionalità. Il regno subatomico del femminile più profondo, la Materia, la Ma(te)ria che è la madre, che altro non è che il regno – inter e trans-atomico – della Coscienza.
Scienza e Coscienza, dunque, nuovamente insieme. Per evitare la tragica lacerazione che porta ad una umanità dis-umanizzata. La perdita del Suo Significato, e del Senso che la nutre. Il pericolo più grande, per l’uomo in cammino.
E.F.: Quando si manifesta l’iniziazione al femminile e il risveglio della coscienza? Il processo è già in atto?
Loredana Filippi: Tutta la nostro vita, oggi, è iniziazione al femminile. Certo perché, trovandoci un background maschile che fa da sfondo, il lato da sanare è questo. L’anima chiama perché, da troppo tempo precipitata in Ade, ha bisogno di risorgere. Il richiamo della madre ora è potente. Vediamo Gaia che urla e la coscienza che si manifesta a partire dei suoi ismi: ambientalismo, animalismo, umanismo, egualitarismo… È sempre l’Anima che chiama. E infatti sta tornando. L’intero pianeta sta camminando verso una nuova Età dell’Oro. A prescindere che si sia donne o uomini sessualmente determinati – da Jung in poi è più facile capire – tutti percepiamo il richiamo di questa nostra parte profonda. Che è un Richiamo di Risveglio!
Lo percepiamo quando ci sentiamo sbattuti in un mondo ostile, ignaro di noi e della nostra sofferenza; che ci chiede di correre senza sosta e ci toglie il respiro (che in realtà è spirito, magia della parola!), oggi quanto mai! Quando sento il “freddo” tutto interiore della ragione che si impone sul sentimento. Quando soffro, e a volte neppure percepisco che la causa del mio soffrire sta proprio negli opposti sentieri che il divorzio tra la mia mente e il mio cuore, tra ragione e sentimento, mi pone. Quando dico vado e faccio, ma in realtà non lo vorrei. Quando percepisco che sto tradendo una parte di me. Allora, prendo consapevolezza, e mi risveglio. Non sono più sorda o sordo al richiamo. Il ricordo (che è opera del cuore, il latino -cor, che la parola contiene) si attiva, si ri-attiva. E il femminile si appresta a tornare. Già, perché in realtà esso non è morto, esso non può morire: Persefone discende nell’Ade ma poi ritorna! E torna con un nuovo nome. Ma questa è un’altra storia.
Ne parlo nel mio libro. Il femminile ritorna, oggi, perché già regnava sulla terra. L’Età dell’Oro, di cui tutti i miti parlano, c’è già stata sulla terra. Poi è finita. Doveva finire. Ecco: se comprendiamo il valore di questo verbo “dovere” che più che servile, come grammatica insegna, è verbo che apre a possibilità, potere, necessità e Volontà (soprattutto), possiamo veramente fare un salto di coscienza, di consapevolezza. Dovevamo nascere nel mondo del “due” dove esiste la separazione e la morte, per ricordare da dove venivamo. Per ricordare che questa, in realtà, non esiste. Che è illusione, necessaria. Dovevamo sperimentarla. E ricordare che essa si tramuta in trappola, solo se perdo di vista una delle due polarità. Il mondo del due, il dualismo, la separazione, il maschile che taglia, se pur sappiamo che è illusorio (nel libro lo spiego) è soprattutto necessario. Oggi possiamo fare questo salto, che è salto di un abisso: dal mondo della frammentazione al mondo dell’unità. Dove ogni cosa conosce, ri-conoscendosi (nell’altro da sé), e si ri-consce, conoscendo (l’altro da sé), dove trova significato e senso il magico frammento gnostico che recita: “Io sono Tu e Tu sei Io./ E ovunque sono disperso./ E da ovunque tu mi puoi raccogliere ma,/ raccogliendomi,/ tu raccoglierai te stesso”.
Dove l’alterità non è negata, ma compresa. Riassorbita nell’unione che si fa incontro e non opposizione degli opposti. L’ego dell’individualità, riconosciuto e riposizionato nel suo giusto valore, accanto al sé più vero, e più grande, che attende di esser riconosciuto. Dobbiamo riattivare la nostra Volontà. Quella profonda. Che non sposa a priori la ragione ma entrambe le parti, generando fertilità. Riscoprendo quello che Steiner chiamava il “mistero della Volontà”: il nostro più vero Potere. A questa riconquista, la Consapevolezza ci è guida: che è femmina, perché sa abbracciare l’invisibile, accoglie ciò che la mente capisce e ciò che la mente non capisce. Perché essa è più grande. Il femminile è doppio. Anzi, trino! Ma non voglio riscrivere il mio libro.
E.F.: Il nostro periodo di crisi di senso, dunque, ci sta portando al collasso di un sistema ma anche a una nuova visione del mondo: come possiamo cogliere le opportunità offerte e giungere a una riformulazione epistemologica? Che ruolo ha il maschile?
Loredana Filippi: Concludo con le parole della tua domanda. La nascita è in atto. E nessuno la può inibire. Possiamo solo agevolare il processo. Non è solo il collasso di un sistema, ma possibilità di riformulazione. Crisi è occasione, momento critico, crinale, ma anche crisalide, pronta a dischiudersi. Ora “dobbiamo” quanto mai essere creativi, perché dobbiamo far agire il nostro femminile poietico, reatore: per dar vita ad una Nuova Visione del mondo. Immaginiamolo dunque, questo mondo! Come vorrei, io Loredana, tu Emma, che fosse questo Mio mondo? Diamogli forma nel sogno, che è immagine, poiché è dall’immagine che la mente-Anima crea. Tutto nasce da un sogno, nel buio di un sogno. Dove ben altre forze operano magiche sinergie. Dove maschile e femminile si incontrano, poeticamente – con mente poetica e poietica, cioè creativa – per creare nuova vita e nuova speranza. Il maschile taglia e il femminile cuce: nella scienza come nella medicina. Questa diverrà estremamente potente nel momento in cui si renderà sensibile di ri-cucire alla persona, nella sua unicità e nella sua storia, il significato della sua sofferenza; per comprenderne le radici nascoste, ma anche per rivelare la strada di risanamento. Che è matrimonio, sacro, con la parte di sé che si è persa per strada. Allora la Medicina rinascerà come Medicina dell’Ascolto e dell’Incontro, di cui anche la Medicina dei Significati si fa portavoce. Il maschile tornerà a essere quello vero, luminoso e atto all’azione creativa; il maschile che non esercita violenza per il suo bisogno di potere o per paura di manifestare le sue lacune. Che non saranno più tali nel momento in cui il matrimonio sacro si avrà a compiere. Il maschile che, ricordando la sua sposa (nell’ebraico antico, maschio è “colui che ricorda”) si mette in viaggio alla ricerca di essa, la sua controparte, che è la sua Anima; che è disposto, come nelle fiabe, a sconfiggere draghi e attraversare rovi per giungere ad essa e risvegliarla. Liberandola dalla torre in cui è stata rinchiusa, sensibile al fascino dei lunghi capelli che gli offrono tutta la loro forza.
I simboli sono stati capovolti, e l’amore si è trasformato in guerra, in un tempo lontano che però ora sta finendo. In un tempo in cui la fanciulla da pàrthenos si è fatto virgo, vergine assoggettata a Vir, il maschile-pauroso, reso tale dalla sua in-consapevolezza, che ne ha temuto il potere e dunque capovolto il simbolo, rendendolo immagine diabolica e corruttrice. Ora il confine è passato, il femminile ritorna. Il matrimonio si compie. E il limen si fa lumen, accendendo nuovi orizzonti di luce e di speranza. Guardiamo dunque ad essa, soprattutto ora.
Written by Emma Fenu
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E-mail Loredana Filippi
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