“Almarina” di Valeria Parrella: l’isola nell’isola è non luogo di incontro

Almarina” è un romanzo di Valeria Parrella edito da Einaudi nel 2020.

Almarina di Valeria Parrella
Almarina di Valeria Parrella

Elisabetta Maiorano ha cinquant’anni, è vedova, lacca le unghie di rosso, ha un’utilitaria con i sedili riscaldati e un paio di scarpe morbide e confortevoli, seppur dello scorso anno.

Elisabetta Maiorano insegna matematica nel carcere minorile di Nisida, isola vicino a Napoli, isola nell’isola, dove ragazzi e ragazze scontano pene proprie o altrui, colpevoli e vittime di camorristi che regalano scarpe di marca e di madri che portano la coca in carcere, perché bisogna campare in un modo o nell’altro.

Almarina ha 16 anni, è orfana di madre, rasa i capelli, ha un paio di scarpe di tela consunta. E basta.

Almatina è rumena, ha rubato un cellulare, il padre la ha stuprata e per arrivare su un camion in Italia, salvando il fratellino, ha perso il conto delle violenze subite, perché del suo corpo è stata fatta merce.

Per entrare a Nisida bisogna affrontare un quotidiano rito di iniziazione, varcare i confini del bosco, divorare i propri lupi, sperare che corvi non becchino le briciole di pane disseminate per non perdere il sentiero per tornare a casa.

Se la casa c’è, perché a volte bisogna ribussare sul portone dell’orco.

Elisabetta e Almarina si incontrano e non sono solo professoressa e allieva, non parlano solo di disequazioni e radici quadrate.

Si amano e si odiano, mischiano le proprie solitudini, intrecciano capelli che crescono e relazioni umane, stringono la cinta su fianchi tondi e sui vuoti dell’anima.

E nelle regole a volte disumane, che evitano che il disumano sia la regola, cercano un senso, perché da un ordinamento si può pretendere certezza, dalla vita no.

Valeria Parrella
Valeria Parrella

Ci sono isole nell’isola, ma, lo sappiamo: nessun uomo è un’isola.

“Mi chiamo Elisabetta Maiorano, sono nata a Napoli nel Novecento e spero di uscire presto da qui dentro, dal luogo del giudizio. Il luogo del riassunto, di dove le nostre due vite, che assieme assommano a una settantina d’anni, a due Paesi, a un braccio di mare in cui riposano i nostri morti, vengono condensate in poche pagine di atti protocollati in cancelleria.

Non riusciremo mai a dirvi davvero tutto quello che le nostre retine hanno visto impresso, né cosa, di quelle immagini, ci ha trasformato per sempre il cuore. Perché siamo donne in divenire, e quando saremo uscite da qui già saremo diverse.

 

Written by Emma Fenu

 

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