Pordenone Docs Fest – Le voci dell’inchiesta 2020: alcune riflessioni sui documentari premiati

“I documentari selezionati, ciascuno con una diversa strategia estetica innovativa, ci danno gli strumenti politici più acuti per leggere il nostro presente, smascherare la propaganda, smettere di sottovalutare le svastiche sui muri delle nostre città e il diffuso sentimento razzista che impregna tutte le sfere della società…” – Federico Rossin, storico e critico cinematografico

Pordenone Docs Fest – Le Voci dell’Inchiesta 2020
Pordenone Docs Fest – Le Voci dell’Inchiesta 2020

Promosso da Cinemazero con il sostegno del Ministero dei beni culturali e del turismo, la XIII edizione del Pordenone Docs Fest – Le voci dell’inchiesta, presente dall’11 novembre al 15 novembre 2020, si è svolta in diretta streaming. Come d’altra parte eventi analoghi, a causa del momento sanitario emergenziale dovuto al Covid-19.

Nonostante la situazione precaria, il Festival, dedicato a documentari e ad altre interessanti performance di impegno civile, ha ottenuto un largo consenso di pubblico e di critica. Basti pensare al numero di connessioni registrate dal web: oltre 300.000 interazioni provenienti da tutta Italia.

Trasmesso dalla piattaforma on demand Adesso Cinema, nata durante il primo lockdown, il Festival ha offerto prestazioni di alto livello fruibili ad ogni ora del giorno e della notte. In prevalenza sono stati i documentari ad aver occupato un posto di rilievo all’interno della manifestazione svoltasi a Pordenone.

Ma non soltanto documentari, anche tavole rotonde e incontri, dibattiti e masterclass, oltre che approfondimenti delle proposte selezionate e portate in scena da registi e sceneggiatori anche di provenienza non italiana. La programmazione, in alcuni casi già presente in altri Festival, è stata rigorosamente selezionata al fine di offrire al pubblico prestazioni di qualità.

La giornata dedicata all’inaugurazione, 11 novembre 2020, ha visto protagonista il giornalista televisivo Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, format di giornalismo d’inchiesta volto a trattare questioni spinose. A seguire, una tavola rotonda per dialogare con il giornalista e ampliare la tematica del giornalismo d’inchiesta, con la presenza del presidente dell’Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia e altri addetti ai lavori.

In breve, una panoramica di alcuni documentari e film, alcuni dei quali si possono definire di formazione, per il contenuto istruttivo custodito nelle diverse sequenze sceniche.

“God” di Christopher Murrey, Israel Pimentel e Josefina Buschmann (Cile, 2019)

Documentario trasmesso in anteprima nazionale; da potersi definire un ‘dietro le quinte’ della visita di Papa Francesco in Cile nel 2019. Il documentario si sofferma sulla situazione dei paesi latinoamericani, evidenziando le condizioni di una società dal difficile passato come quella del Cile, paese in cui a tutt’oggi persistono conflitti non risolti, e la cui soluzione dei problemi è ancora lontana a venire.

“Wuhan – 76 days” di Hao Wu, Weixi Chen, supportati da Anonymous (Cina, 2020)

Da considerare come il primo documentario sull’epidemia mondiale ancora in corso che ha visto la Cina essere il paese da dove sono partiti i primi focolai. Paese nel quale tutto è controllato rigidamente, anche se ciò non è stato sufficientemente adeguato a limitare l’esplosione del virus. Documentario realistico, il quale mostra senza reticenze di sorta il ruolo di medici e infermieri impegnati a debellare il Covid-19, oltre che a evidenziare la fragilità dei pazienti sottoposti a una disciplina sanitaria per ridar loro benessere.

The Painter and the Thief
The Painter and the Thief

“The Painter and the Thief” di Benjamin Ree (Norvegia, 2020)

Documentario il cui focus è la riconciliazione. È infatti ciò che accade tra la protagonista del film, Barbara Kisilova, un’artista che ha subito un furto dei suoi dipinti, e il ladro che li ha sottratti da una galleria d’arte presso Oslo. Un’inaspettata amicizia che nasce fra i due nonostante la nota dolente del furto subito dall’artista.

“Our Time Machine” di Yang Sun, S. Leo Chiang, Shuang Liang (Cina/Stati Uniti, 2019)

Documentario commovente per il tema centrale e filo conduttore dell’opera. Un ritrovarsi di padre e figlio quando ormai hanno poco tempo a loro disposizione per stare insieme. Ma sarà un tempo prezioso quello che i due riusciranno a strappare al destino, un tempo che permetterà loro di mettere in scena un grandioso spettacolo e di condividere ancora momenti indimenticabili.

“The journey – A story of love” di Fanny Bräuning (Svizzera, 2018)

Problematica difficile quella proposta da The Journey. Che coinvolge l’intero universo dei due protagonisti, così impegnati a mantenere vivo il loro amore, al di là delle condizioni fisiche della donna che comportano una grave disabilità. Nonostante ciò, il legame che ha tenuto unita la coppia sopravvive alle difficoltà quotidiane che devono affrontare.  

“Alchohol – The Magic Potion” di Andreas Pichler (Germania/Italia, 2019)

Sono varie le sollecitazioni proposte dal documentario che riguarda un problema assai spinoso come quello dell’alcolismo. Sollecitazioni che esigono una risposta, la quale però non è semplice da soddisfare. Come si arriva ad essere alcolisti? Perché si annegano nell’alcol le insoddisfazioni della vita? Questo ed altro è presente nel filmato, al fine di proporre riflessioni su un’argomentazione grave e di non facile soluzione che coinvolge un alto numero di persone.

“The Internet of Everything” diretto da Brett Gaylor (Canada, 2020)

Internet, ormai, con tutte le correlazioni ad esso collegate fa parte della quotidianità della maggior parte degli individui. Ed è proprio su quest’aspetto, con tutto ciò che ne consegue, che il documentario, peraltro esaustivo e ben esplicitato, si sofferma.

“Together Forever” di Yasemin and Nesrin Samdereli (Germania, 2018)

Documentario che vede quattro coppie raccontare il loro vivere insieme contestualizzato nella vita di coppia. Storie differenti fra loro, anche per la diversità etnica dei testimoni che si sono prestati per un lavoro di alto livello, ma che possono essere spunto di riflessione e di confronto per ogni coppia.

The Soviet Garden” di Dragoș Turea (Moldavia/Romania, 2019)

The soviet garden di Dragoș Turea
The soviet garden di Dragoș Turea

Le coltivazioni agricole sollecitate dall’impiego dell’energia atomica in Moldavia, intorno agli anni ’50 e ’60, sono il filo conduttore di questo documentario. Le cui conseguenze sono state dannose per la salute degli abitanti dove i campi erano stati installati. Raccontato con scioltezza e una regia eccellente, nonostante l’uso dei pochi mezzi scenici impiegati per la realizzazione, è filmato testimone di vicende allarmanti che hanno toccato da vicino il regista.

“La cravate” di Mathias Théry ed Etienne Chaillou (Francia, 2020)

Il neofascismo è il tema di fondo di questo documentario. Che si sviluppa raccontando le vicende di un giovane simpatizzante per l’ideologia di destra proposta dalla francese Marine Le Pen. Ed è la vita del ragazzo, inclusa in un tessuto sociale piccolo borghese, ad essere presa ad esempio per raccontare di una realtà che conta un alto numero di proseliti: il Fronte Nazionale.

“All Against all” di Luuk Bouwman (Paesi Bassi, 2019)

Anche in questo caso il tema di fondo è il fascismo. Il fascismo olandese, però. Della cui ascesa si sapeva poco o nulla all’epoca dei fatti. Fatti quasi sconosciuti anche dalla storiografia nazionale e ispirati alla figura del duce.

“All’armi siam fascisti!” di Lino Del Fra, Cecilia Mangini e Lino Miccichè (Italia, 1962) e “Fascista” di Nico Naldini (Italia, 1974)

Capisaldi che tra loro formano un unicum in quanto dedicati al fenomeno del fascismo. Che a tutt’oggi suscita interesse, anche per il coinvolgimento del paese Italia protagonista del ventennio di antica memoria. Filmati storici, documentati con estremo realismo e veridicità, grazie ad una fine operazione d’archivio, atti ad ampliare la conoscenza degli eventi che si sono consumati durante un periodo sottoposto a un regime dittatoriale. Che alcuni vorrebbero dimenticare, a differenza di altri che, come si evince dai filmati, hanno acclamato la figura di Benito Mussolini in un’apoteosi e ad oggi ancora la acclamano.

“Di Fascista voglio ricordare un fatto personale avvenuto nel febbraio 1975… il cineforum di Casarsa invitò Naldini (regista di Fascista e cugino di Pier Paolo Pasolini) a presentare il documentario nella sua città natale. Il Cinema Delizia, con i suoi 700 posti, quella sera era stracolmo di gente. Nico Naldini disse che non voleva raccontare il fascismo ma voleva mettere davanti agli occhi dello spettatore il rapporto tra un dittatore e il suo popolo…” – Piero Colussi, membro del direttivo Cinemazero

Infine, a chiudere la manifestazione, domenica 15 novembre 2020, il conferimento dei premi ai lavori maggiormente rappresentativi.

A consegnare i riconoscimenti Valerio Mastandrea, attore e regista, Anastasia Plazzotta e il regista Mario Sesti.

Our Time Machine
Our Time Machine

Il Gran Premio della Giuria è andato al film cinese Our Time Machine di Young Sun, S. Leo Chiang e Shuang Liang. Film dal contenuto altamente significativo e di formazione, che merita il riconoscimento che gli è stato assegnato, soprattutto per la delicata problematica affrontata e portata in scena, la quale si sviluppa con una storia d’amore tra padre e figlio. Quando il figlio ha la consapevolezza che il tempo da dedicare al proprio padre sta per scadere mette in scena uno spettacolo teatrale al fine di coinvolgere il genitore: è l’occasione per scambiare vicendevolmente un ultimo incontro con riflessioni sulla transitorietà dell’esistenza.

“Il film che ha vinto mi ha emozionato enormemente. Molto spesso, e lo dico da uomo che fa questo mestiere, ci dimentichiamo anche noi che il valore del cinema e dell’arte in generale è quello di emozionare. E che attraverso le emozioni si arriva dappertutto, dentro se stessi, in mezzo agli altri” – Valerio Mastandrea, attore e regista

Una menzione speciale è andata a La Cravate per l’originalità insita nel suo contenuto. Contenuto di qualità che conferma l’ottimo livello delle opere presentate al Festival.

La Giuria Giovani, ragazzi under30, ha riconosciuto al film The Painter and the Thief un importante valore documentaristico.

Mentre il premio Young Award è andato a The Yourney – A story of love. Anche in questo caso il riconoscimento è per il suo contenuto, il quale risponde a pieno al principio di impegno civile di cui il Pordenone Docs Fest si è fatto promotore.

Al giornalista Sigfrido Ranucci è stato consegnato il premio Il coraggio delle immagini, quale riconoscimento per il suo contributo al mondo dell’informazione con un costante impegno d’indagine su problematiche scottanti.

Non poteva inoltre mancare un appuntamento con l’arte in un incontro quotidiano. Con l’arte friulana nello specifico, durante la quale artisti hanno raccontato il loro modo di esprimersi e delle diverse tecniche utilizzate allo scopo di manifestare la propria creatività.

“Il documentario racconta una storia sconosciuta, rivelando artisti eccezionali…” – Mario Sesti, regista

Noi di Oubliette Magazine abbiamo voluto premiare con una recensione esplicativa “The Soviet Garden” di Dragoș Turea.

 

Written by Carolina Colombi

 

 

 

 

Info

Sito Adesso Cinema

 

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