iSole aMare: Emma Fenu intervista Federica Cabras sull’Isola che è tutti i luoghi e uno solo
La rubrica “iSole aMare” si propone di intervistare isolani che della propria condizione reale e metaforica abbiano fatto cultura, arte e storia ponendosi in comunicazione con il mondo: nessun uomo è un’isola o forse lo siamo tutti, usando ponti levatoi?
“Sono l’Isola. Ma sono magica e infinita: non mi puoi cingere tutta.
Non mi puoi spostare, non mi puoi unire alla terraferma, non puoi possedermi. Puoi solo essere accolto, sederti alla mensa del mio corpo di sabbia e granito, mangiare dalla mia bocca le bacche del piacere e della nostalgia, fino a inebriarti, fino ad essere anche tu me. Ed allora ti fermerai per sempre, mi guarderai nelle pupille di basalto immerse nel cielo degli occhi e diverrai pietra.
Sarò la tua Medusa, con filamenti trasparenti danzerò per te negli abissi, ti brucerò di passione e non sarai più libero, nemmeno quando te ne sarai andato lontano, remando fino allo sfinimento, e il mare fra noi sarà un siero diluito con sangue di memoria e con lacrime di speranza.
Tu mi hai toccato, ora ti tendo le mani io.
Tu mi hai baciato, ora cerco il tuo sapore su di me.
Tu mi hai guardato: ora scruto l’orizzonte come una Didone abbandonata.
Tu mi hai annusato: ora raccolgo dalle fauci del maestrale il tuo polline per i miei favi.
Tu mi hai seguito: ora calo un ponte levatoio solo per te.
Tu mi hai atteso, ora ti attendo io.” – Emma Fenu ‒ “L’isola della passione”
Isole Amare.
Terre Femmine dispensatrici di miele e fiele, con un cuore di granito e basalto e capelli bianchi di sabbia che si spandono nel mare come le serpi di Medusa che, secondo la leggenda, un tempo della Sardegna fu sovrana.
Isole da Amare.
Terre Madri e Spose che squarciano il cuore di nostalgia, tirando il ventre dei propri figli con un cordone ombelicale intrecciato di mito, memoria e identità.
iSole aMare.
Sole che scalda e dà vita oppure che brucia e secca, negando l’acqua.
Mare che culla e nutre oppure che disperde e inghiotte, imponendo l’acqua.
La rubrica “iSole aMare” si propone di intervistare isolani che della propria condizione reale e metaforica abbiano fatto cultura, arte e storia ponendosi in comunicazione con il mondo: nessun uomo è un’isola o forse lo siamo tutti, usando ponti levatoi? A questa domanda implicita i nostri ospiti, attraverso parole, note e colori, saranno invitati a rispondere.
La rubrica è stata inaugurata da Paolo Fresu, hanno seguito Claudia Zedda, le fondatrici di Libriamoci, Pier Bruno Cosso, Grazia Fresu, Cristina Caboni, Maria Antonietta Macciocu, le sorelle Francesca e Marcella Bongiorno, Franca Adelaide Amico, Anna Marceddu, Silvestra Sorbera, Nadia Imperio, Anna Santoro, Salvina Vilardi, Marina Litrico, Tatiana Pagano, Gavino Puggioni, Gabriella Raimondi, Giuseppina Torregrossa, Francesca Mereu, Francesca Guerrini, Claudia Musio, Paola Cassano, Giulia Baita, Olimpia Grussu, Cristina Muntoni, Valeria Pecora, Graziella Pinna Arconte, Carla Mura, Alessandra Derriu, Claudia Sarritzu, Gian Mario Virdis, Laura Congia, Paolo Montaldo, Giovanna Uccheddu, i fondatori di Sicci Creations (Andrea Mureddu ed Emanuela Carboni), Alessandro Cocco, Patrizia Boi, Enzo Mugoni, Francesca Colombino, Marco Farina, Eleonora Grussu, Giovanni Cherchi, Daniela Orrù, Manuela Congiu, Anna Fresu ed Elisa Pistis.
Oggi è il turno di Federica Cabras, una scrittrice di ventotto anni nata a Villagrande Strisaili, in Sardegna.
Laureata in Lettere, ha poi conseguito un master in “Criminologia e sicurezza nel mondo contemporaneo”, discutendo una tesi sulla figura di Amanda Knox del caso Kercher. Ha collaborato con la casa editrice “Book Sprint Edizioni” e con il giornale “Prima Pagina online”. Lavora per “Vistanet”, un giornale attivo nella sua regione, e cura la sezione Libri per “M Social Magazine”; talvolta recensisce libri per il Blog letterario “Signora dei filtri”. È arrivata tra i primi dieci al concorso letterario indetto da Margherita Musella con il suo racconto breve dal titolo “Cielo di maggio”. Ha pubblicato un thriller psicologico, “E non vissero felici e contenti”; un romanzo ironico, “Un sogno, un amore e un equivoco”; nel 2020, per Officina Milena, un thriller, “I segreti di una culla vuota”.
Identità
L’identità è quel qualcosa che ci rende quelli che siamo. Determina quello che ci distingue dagli altri e anche, allo stesso tempo, quello che ci accomuna. Identità è essere se stessi. Identità è anche potersi trasformare, proprio come la farfalla, che evolve, muta, migliora. Identità è soprattutto quello che sentiamo dentro di noi. Quel fuoco che arde. Quella fiamma che brucia.
Tradizione
La Sardegna è l’Isola che amo, l’unica nella quale posso sentirmi a casa. Impossibile pensare a quest’Isola slegandola dalle sue tradizioni, dalle sue credenze, dalle sue convinzioni. Sebbene adesso la modernità abbia spazzato un poco di quell’alone di mistero e di antico, chi è nato e cresciuto in questa terra non può fare a meno di sentirsi impregnato di tradizione. È un legame con il passato che fa sorridere e a tratti rabbrividire. La tradizione ci ricorda quello che siamo, ci riporta “nella vita che fu” e, allo stesso tempo, ci rammenta che il tempo non si ferma e ci fa sentire il suo ticchettio incessante.
Innovazione
La tradizione non è da mettere, secondo me, in contrasto con l’innovazione, ma esse devono andare a braccetto. Mantenersi legati alla tradizione non disdegnando l’innovazione – che rappresenta il cambiamento, sempre positivo – è la chiave per trovare la serenità. Evolversi rimanendo gli stessi, insomma.
Isola
Cosa rappresenta per me questa parola? Beh, rappresenta la mia di isola, innanzitutto. Per me è un po’ sinonimo di “casa”, ha lo stesso suono rassicurante. Io sono prima di tutto – ed è così che mi sento, eh, costantemente, senza se e senza ma – figlia di questa meravigliosa terra. Dei suoi odori. Dei suoi colori. Dei suoi angoli, smussati e non. Delle sue insenature. Certo, Parigi ha il suo fascino. Roma è bella, e ci sono mille posti dove vale la pena camminare – magari sotto il sole, con una bottiglietta d’acqua in mano e una macchina fotografica sempre pronta a scattare. Ma “casa” – isola appunto – è la Sardegna. Un posto dove posso respirare l’aria adatta per i miei polmoni. Un posto dove riconosco tutto, perché tutto è mio e allo stesso tempo di nessuno. Un posto a cui sono legata a doppio filo e non potrò mai percorrere nessun’altra strada al mondo sentendomi così, libera e ammanigliata allo stesso tempo. Per questo, isola è una parola che amo. Isola è bellezza. Isola è tutti i luoghi e uno solo. Isola è dimora, è madre, è vita ed è dolce abbraccio.
Written by Emma Fenu
Info