“L’incanto del parcheggio multipiano” di Marino Neri: una periferia in una palla di vetro

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Ci sono fumetti e racconti in cui i luoghi sono importanti, quasi essenziali.

L'incanto del parcheggio multipiano
L’incanto del parcheggio multipiano

Il parcheggio multipiano è un luogo emblematico di tutta la storia, un non luogo che indica lo spaesamento dei personaggi e l’isolamento di ognuno di loro. Alla vista soltanto un fantasma di cemento che ne nasconde un altro, umano.

La prima tavola ci fa entrare subito in una condizione drammatica: un ragazzo con la pelle scura pronuncia la frase “Sono morto”.

Le domande diventano via via sempre di più nella testa del lettore: come è successo? Chi è stato? Perché è ancora lì?

Via via le risposte saranno chiare, ma non vengono spiegate come in un giallo o un poliziesco, non interessano le indagini in corso. I disegni ci riportano in un altro luogo, un altro personaggio.

Zolfo, un signore di mezz’età ormai prossimo a finire i suoi giorni senza prospettive di miglioramento in una palazzina logora, unico luogo il bar in cui incontrare gli amici e la fabbrica.

Tre luoghi che raccontano la vita di un uomo solo: un appartamento in un palazzo multietnico di periferia, una bevuta come unica occasione sociale, la fabbrica con tutte le problematiche dovute al lavoro operaio.

Il personaggio di Zolfo non è positivo, per niente: è violento, volgare, egoista, asociale, scontroso.

Viene da pensare che il colpevole dell’omicidio sia lui. Eppure sta lì con una boule de neige tra le mani e la rigira per guardare la neve che scende; prova nostalgia verso qualcosa o un nuovo sentimento verso qualcuno a cui non sa dare un nome. Un nome che anche il ragazzo morto cerca, perché non ha più ricordi e non sa come sia rimasto lì dentro, non riesce ad uscire.

L’incomunicabilità è un filo che li lega: emblematica la scena in cui Zolfo entra in un appartamento di cinesi e gli ideogrammi nei baloon non hanno traduzione proprio per chiarire la mancanza di comunicazione che non è solo questione di lingua.

L’incapacità di capirsi c’è anche trasversalmente alle classi sociali nel dialogo con l’avvocato, ricco e sprezzante, ma anche nell’amicizia lavorativa con l’unico collega.

L’incomprensione è alla base di ogni relazione sociale che per Zolfo non funziona e l’unico modo che conosce è quello di affrontarla in modo aggressivo, senza usare parole, ma solo l’istinto.

Dall’incontro tra lui e il ragazzo morto, una piccola parentesi onirica in un racconto totalmente basato su temi reali e concreti, in questa piccola bolla all’interno di un luogo fantasma, avviene un cambiamento che riesce a dare speranza e concludere la storia in modo positivo e poetico.

Marino Neri
Marino Neri

Quando il ragazzo ritrova il suo nome riesce a ricordare e a trovare pace, la stessa che troverà Zolfo. Le tavole più belle sono appunto quelle in cui il ragazzo evocando il suo nome ritrova anche il ricordo di tutta la sua vita.

I disegni sono semplici, chine nere, unici colori degli azzurri freddi che fanno percepire l’atmosfera fredda dell’inverno milanese. La divisione delle tavole non è quella standard, alcune vignette prendono l’intera pagina

Da leggere quando c’è bisogno di vedere oltre le cose negative che capitano nella vita, anche in questo periodo in cui comprendersi e guardare una palla di vetro come un bambino è sempre più difficile, ma non per questo meno essenziale.

 

Marino Neri è nato a Carpi nel 1979, ha già pubblicato altre graphic novel, vincendo anche il premio del Centro Fumetto Andrea Pazienza come miglior talento emergente. L’incanto del parcheggio multipiano” è stato pubblicato nel 2018 dalla casa editrice Oblomov Edizioni.

 

Written by Gloria Rubino

 

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