“Rosamund” di Rebecca West: l’ultimo capitolo della trilogia alla scoperta di amore e musica
“Mi sentii respinta nel mondo delle fiabe paurose. Mi sembrò che suonare una musica scritta da un uomo di quel genere potesse rovinarmi le mani nelle quali risiedeva il mio unico valore.”
Due anni fa mi sono innamorata della trilogia della famiglia Aubrey e della scrittura della scrittrice britannica Rebecca West (pseudonimo di Cicely Isabel Fairfield, 1892 – 1983) e questo sentimento non ha avuto fine.
Siamo giunti al terzo ed ultimo capitolo, siamo alla fine degli anni venti, le ragazze sono cresciute e mentre Cordelia prosegue la sua vita da sposata, ancora senza figli, Rose e Mary girano il mondo grazie alla loro carriera da pianiste.
Si innamorano degli Stati Uniti, vedono con i loro occhi la Grande Depressione e sperimentano la consapevolezza di una società che finge di amare la musica senza comprenderne il reale significato.
Ritroviamo l’ormai mitico Dog and Duck, luogo di rifugio nel quale le ragazze si sentono pienamente a loro agio, dove ritrovano Nancy e intraprendono interessanti conversazioni con il sempre premuroso signor Morpurgo, nonostante il dolore incessante per la perdita della madre e del fratello.
Ma ci sarà anche un giallo: la cara cugina Rosamund, fonte di felicità per Rose e Mary, si sposa improvvisamente con un uomo volgare e sparisce in giro per il mondo con questo marito. Nessuno è in grado di spiegarsi tale gesto e nulla sarà come prima a causa della sua assenza.
“I nostri morti erano come le costellazioni: non potevamo toccarli ma non avevamo alcun dubbio che esistessero.”
“Rosamund” (Fazi Editore, settembre 2019, traduzione di Francesca Frigerio) chiude il cerchio che si era aperto tanti anni prima e affascina ancora una volta per la definizione dei personaggi, le loro storie, i loro abiti e le splendide descrizioni di luoghi e sentimenti.
Ci sono nuovi temi che vengono trattati, come l’omosessualità e il sesso. La famiglia Aubrey si era sempre dimostrata aperta e moderna ma in questo nuovo capitolo si va oltre esplorando nuovi discorsi e nuove opinioni che coinvolgeranno i protagonisti in maniera differente.
A dispetto del titolo la vera protagonista è Rose che è stata sempre la portavoce della famiglia e che finalmente può dedicarsi a se stessa, godersi nuove esperienze e vedere ciò e chi la circonda con nuovi occhi.
“Il tempo, capii, era la colpa dell’universo, e a causa sua il dolore e le attese, ingannevoli allo stesso modo, ci avrebbero sempre impedito di osservare il presente con la dovuta pace.”
Mi sarei forse aspettata un finale differente, in un certo senso più intenso ma in fondo so che qualunque alternativa mi fossi ritrovata tra le pagine avrei comunque provato un pizzico di tristezza per la fine di una trilogia indimenticabile.
Una scrittrice da scoprire ed amare, incredibilmente moderna e talentuosa.
Un ritratto generazionale che si ricopre di un’aura romantica e spietatamente reale che resta nel cuore dei lettori.
Written by Rebecca Mais