“Il mio castello e il mio cervello” poesia di Aldo Palazzeschi: serpeggiano i pensieri

Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Il mio castello e il mio cervello” di Aldo Palazzeschi ed una breve biografia del poeta.

“Il mio castello e il mio cervello”

Aldo Palazzeschi - poesia - il mio castello e il mio cervello
Aldo Palazzeschi – poesia – il mio castello e il mio cervello

Alla finestra

della mia stanza da letto,

del mio decrepito castello,

sulla sera lungamente mi diletto

a starmene solo col mio cervello.

Il diletto, mi direte,

non potrebbe essere più grazioso

per un poeta come me,

ozioso.

Guardo giù per la valle,

guardo i monti e le colline,

gli alberi grandi a selva,

in filari lunghi senza fine,

disposti bene, ad arte

(il mare non si vede da questa parte).

E girano e girano

serpeggiano le rondini

intorno al mio castello.

(Quanti giri!)

E girano e girano

serpeggiano i pensieri

intorno al mio cervello.

(Quanti giri!)

Voli di rondini leggeri,

leggeri pensieri.

(Che non sono sempre leggeri.)

Guardo giù per la valle,

guardo i monti e le colline,

gli alberi grandi a selva,

in filari lunghi senza fine,

disposti bene, ad arte.

(Il mare non si vede da questa parte.)

E girano e girano

serpeggiano le rondini

intorno al vecchio castello.

(Quanti giri!)

E girano e girano

serpeggiano i pensieri

intorno al giovane cervello.

(Quanti giri!)

Io penso:

se ogni pensiero avesse

tra le labbra un filo,

(come il ragno)

se avessero in bocca un filo

(come il ragno)

tutte le rondini che si aggirano,

tutte le rondini che si sono aggirate,

il mio castello e il mio cervello

sarebbero due matasse

molto molto molto arruffate.

***

 

Aldo Palazzeschi poesie Il mio castello e il mio cervello
Aldo Palazzeschi poesie Il mio castello e il mio cervello

Aldo Palazzeschipseudonimo di Aldo Pietro Vincenzo Giurlani nasce a Firenze il 2 febbraio del 1885 e muore a Roma il 17 agosto del 1974.

Scrittore e poeta italiano è stato uno dei padri delle avanguardie storiche.

Nei suoi primi scritti firmò con il vero nome; fu nel 1905 che decise di adottare come pseudonimo il cognome della nonna materna, Palazzeschi.

La sua fu una ricca produzione letteraria che gli diede fama di rango nazionale. È del 1905 il primo libro di poesie intitolato I cavalli bianchi, e pubblicato per un editore immaginario, Cesare Blanc (che in realtà era il nome del suo gatto) con una sede immaginaria in via Calimala 2, Firenze (questa è avanguardia).

La raccolta “I cavalli bianchi” avvicinava Palazzeschi al Crepuscolarismo tanto per lo stile quanto per i contenuti. Il libro fu recensito in modo positivo dal poeta Sergio Corazzini con il quale Palazzeschi iniziò una fitta corrispondenza, fino alla precoce morte del Corazzini avvenuta nel 1907.

Sempre presso l’immaginario editore Cesare Blanc, nel 1908 pubblicò il suo primo romanzo di stile liberty intitolato: riflessi”, ricco di misticismo e religiosità decadenti per quanto concerne la prima parte, inaspettatamente fondato sul registro comico, della cronaca e del pettegolezzo mondano, per quanto riguarda la seconda.

La terza raccolta Poemi, che avrebbe portato per la prima volta Palazzeschi ad un pubblico più ampio fu stimata molto da Filippo Tommaso Marinettiche fu convinto della creatività di Palazzeschi e alquanto compiaciuto dell’uso del verso libero. Palazzeschi fu dunque invitato a collaborare alla rivista “Poesia”. Pubblicherà la raccolta di poesie l’Incendiario, dedicato “A F.T. Marinetti anima della nostra fiamma”, preceduto dal Rapporto sulla vittoria futurista di Trieste.

Nell’estate il volume venne sequestrato a Trento per gli accesi toni interventisti della prefazione. Nella raccolta si ritrova lo scherzoso componimento E lasciatemi divertire, dove il poeta si immagina di recitare la poesia davanti ad un pubblico costernato e scandalizzato.

 

Info

Approfondisci la biografia su wikipedia

 

Bibliografia

“Gozzano e i crepuscolari”, scelta di testi, introduzione e commenti di Cecilia Ghelli, Garzanti, settembre 1999

 

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