“Il mio castello e il mio cervello”, poesia di Aldo Palazzeschi
“Il mio castello e il mio cervello”

Alla finestra
Della mia stanza da letto,
del mio decrepito castello,
sulla sera lungamente mi diletto
a starmene solo col mio cervello.
Il diletto, mi direte,
non potrebbe essere più grazioso
per un poeta come me,
ozioso.
Guardo giù per la valle,
guardo i monti e le colline,
gli alberi grandi a selva,
in filari lunghi senza fine,
disposti bene, ad arte
(il mare non si vede da questa parte).
E girano e girano
Serpeggiano le rondini
intorno al mio castello.
(Quanti giri!)
E girano e girano
serpeggiano i pensieri
intorno al mio cervello.
(Quanti giri!)
Voli di rondini leggeri,
leggeri pensieri.
(Che non sono sempre leggeri.)
Guardo giù per la valle,
guardo i monti e le colline,
gli alberi grandi a selva,
in filari lunghi senza fine,
disposti bene, ad arte.
(Il mare non si vede da questa parte.)
E girano e girano
serpeggiano le rondini
intorno al vecchio castello.
(Quanti giri!)
E girano e girano
serpeggiano i pensieri
intorno al giovane cervello.
(Quanti giri!)
Io penso:
se ogni pensiero avesse
tra le labbra un filo,
(come il ragno)
se avessero in bocca un filo
(come il ragno)
tutte le rondini che si aggirano,
tutte le rondini che si sono aggirate,
il mio castello e il mio cervello
sarebbero due matasse
molto molto molto arruffate.

Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Pietro Vincenzo Giurlani (Firenze, 2 febbraio 1885 – Roma, 17 agosto 1974), è stato uno scrittore e poeta italiano, uno dei padri delle avanguardie storiche.
Inizialmente firmò le sue opere col suo vero nome, e dal 1905 adottò come pseudonimo il cognome della nonna materna, appunto Palazzeschi. Dalla seconda attività conseguì una ricca produzione letteraria che gli diede fama di rango nazionale. Nel 1905 pubblicò il primo libro di poesie, I cavalli bianchi, per un editore immaginario, Cesare Blanc (che in realtà era il nome del suo gatto) con una sede immaginaria in via Calimala 2, Firenze. La raccolta avvicinava Palazzeschi al Crepuscolarismo tanto per lo stile quanto per i contenuti. Il libro fu recensito in modo positivo dal poeta Sergio Corazzini con il quale Palazzeschi iniziò una fitta corrispondenza, fino alla precoce morte del Corazzini avvenuta nel 1907.
Nel 1908 pubblicò, sempre presso l’immaginario editore Cesare Blanc, il suo primo romanzo di stile liberty dal titolo: riflessi, ricco di misticismo e religiosità decadenti per quanto concerne la prima parte, inaspettatamente fondato sul registro comico, della cronaca e del pettegolezzo mondano, per quanto riguarda la seconda. Seguì la terza raccolta Poemi, che avrebbe portato per la prima volta Palazzeschi ad un pubblico più ampio. In seguito alla lettura di Poemi Filippo Tommaso Marinetti rimase entusiasta, convinto della creatività di Palazzeschi e alquanto compiaciuto dell’uso del verso libero. Palazzeschi fu dunque invitato a collaborare alla rivista “Poesia”. Pubblicherà la raccolta di poesie l’Incendiario, dedicato “A F.T. Marinetti anima della nostra fiamma”, preceduto dal Rapporto sulla vittoria futurista di Trieste. Nell’estate il volume venne sequestrato a Trento per gli accesi toni interventisti della prefazione. Nella raccolta si ritrova lo scherzoso componimento E lasciatemi divertire, dove il poeta si immagina di recitare la poesia davanti ad un pubblico costernato e scandalizzato.
(Fonte biografia: wikipedia)
Bibliografia
“Gozzano e i crepuscolari”, scelta di testi, introduzione e commenti di Cecilia Ghelli, Garzanti, settembre 1999