Selfie & Told: la band Crevice racconta l’album “Pesci”

“Noi siamo pesci che non parlano più/ di verità e dei guai sul fondo dell’abisso// Le mani generose/ non riescono a trovarci un luogo per respirare/ Tutto si dissolve nel mare// Sopra di noi le navi se ne fregano/ Sbattono contro le onde e io vorrei/ affondarle// […]” ‒ “Pesci”

Crevice

Ciao a tutti! Noi siamo i Crevice, Elia Biancardi (voce e chitarra), Andrea “Nene” Nembri (basso), Federico Campanelli (batteria).

Il nome della nostra band inizia a girare dal 2006, un’altra formazione, un’altra vita, e in effetti abbiamo avuto diversi cambi di formazione nel corso degli anni, per esigenza, cambiavamo per sopravvivere, come quando si taglia un arto per far funzionare meglio il corpo.

Nel 2014 abbiamo pubblicato il nostro primo album “Aspetto nel fuoco” e poi ci siamo persi per poi ritrovarci con questa nuova formazione, che per quanto strana ci sembri ogni volta, è la più equilibrata che abbiamo mai avuto.

Abbiamo registrato “Pesci” in una fase dove ci stavamo ancora conoscendo a livello musicale, non sapevamo dove stavamo andando, ma quello che sentivamo ci piaceva e ci siamo buttati come pesci nel mare. Grazie a Davide Lasala ed alla produzione artistica siamo riusciti a dare colore dove prima era tutto bianco e nero.

Ed ora via alle domande della nostra auto-intervista per la rubrica Selfie & Told!

 

C.: Perché il nome Crevice?

Crevice ‒ Elia: Il nome risale alla prima formazione, significa spaccatura. Abbiamo provato a cambiarlo con un nome più indie quando ci siamo riuniti, ma non ci siamo riusciti.

 

C.: Quali sono le vostre influenze musicali?

Crevice ‒ Federico: Io arrivo dall’ambiente metal, quindi per tanto tempo ho ascoltato principalmente quello, poi anche tanto rock soprattutto americano.

Crevice ‒ Elia: Prediligo la musica dove riesco a sentire tutti gli elementi, mi piace molto l’essenziale. Ho consumato fino allo sfinimento Jeff Buckley, Tom Waits, Soundgarden, Pearl Jam, Verdena, Afterhours, Lucio Dalla.

Crevice ‒ Nene: The Doors a cannone e rock psichedelico.

 

C.: Cosa vi ha spinto a diventare un trio e non a cercare il quarto elemento dopo la rinascita?

Pesci – Crevice

Crevice ‒ Federico: Volevamo tornare ad un sound più elementare, ma allo stesso tempo efficace, più diretto, con pochi elementi ma ben equilibrati, molto rock’n’roll.

Crevice Elia: Sì, alla fine quando abbiamo ricominciato a suonare non abbiamo sentito la necessità di un quarto elemento. Magari nel futuro, chissà.

Crevice ‒Nene: Per adesso con un trio si sta creando un’alchimia sia musicale che relazionale. Attualmente non c’è bisogno di una persona in più, siamo come il triangolo delle Bermuda.

 

C.: Cos’è per voi Pesci?

Crevice ‒ Elia: Pesci è un momento in cui prendi tutte le tue paure, tutte le tue ipocrisie, i tuoi cliché, il tuo senso di inutilità, la negatività, il pessimismo, e ti butti tutto alle spalle, cambi corrente, risali dagli abissi, ti dai lo slancio, trovi la forza per cambiare e smetti di crogiolarti nella palude delle tue sicurezze che ti facevano male.

Crevice ‒ Federico: Per me Pesci è la trasposizione musicale della vita di tutti i giorni associata ai pesci e le relazioni che sembrano descritte come relazioni d’amore ma in realtà potrebbero essere relazioni di qualsiasi tipo e pesci descrive, nella sua semplicità, la complessità che si può avere nel rapportarsi con chi ti sta vicino. Dal punto di vista musicale è, invece, l’espressione di tutte le nostre influenze che, messe insieme, hanno dato vita ad un album energico e allo stesso tempo melodico.

Crevice ‒ Nene: Pesci è la visione di un certo tipo di persona abbastanza afflitto da insormontabili questioni, amorose e di vita. Il sound è abbastanza “volatile”, l’idea è di dare qualcosa di emotivo, deve trasmettere qualcosa all’ascoltatore, sia con il significato delle parole ma aiutato da una leggera euforia pop.

 

C.: Come volete che sia la relazione tra pubblico e palco durante le vostre esibizioni?

Crevice ‒ Nene: Io vorrei una relazione sia distaccata ma che le persone possano integrarsi nello show, alla fine sono tutte canzoni molte intime che magari parlano di eventi e situazioni in cui l’ascoltatore è ignaro ma che può comprendere e sentirsi un po’ coinvolto e la musica che tenta di aggrapparlo. Alla fine è un pensiero contraddittorio ma che nasconde una piccola verità.

Crevice ‒ Elia: Io vorrei uno show dove la musica è la protagonista, dove la gente viene per sentire la musica, non tanto per noi, uno show dove ci si sente coinvolti in un flusso emotivo che ti trasporta da qualche altra parte e allo stesso tempo ti lega a quel momento. Da musicista voglio sorprendere il pubblico, cambiare ogni volta scaletta, improvvisare sempre, seguire il momento, suonare qualcosa di nuovo, provocare, distruggermi, amare, soffrire, essere amici.

Crevice ‒ Federico: Mi piacerebbe vedere più sintonia con le canzoni ce con noi, alla fine siamo solo un mezzo attraverso il quale trasmettiamo le nostre emozioni, una maggiore immersione nelle canzoni più che dei legami con noi come persone.

 

C.: Cosa vedete nel futuro?

Crevice

Crevice ‒ Elia: Tanti, tantissimi concerti che non si contano e poi cambiare, andare oltre a quello già fatto, reinventarsi e scrivere qualche canzone in RE maggiore.

Crevice ‒ Federico: Io spero di vedere un’evoluzione del gruppo, una vita fatta di musica, in cui il nostro unico lavoro sarà trasmettere le nostre emozioni sul palco a chiunque vorrà condividerle con noi. Perché nel nostro vastissimo mare c’è sempre posto per nuotare insieme ad altri pesci… anche se non ci parliamo più.

Crevice ‒ Nene: Per il futuro si deve guardare avanti per step, non ci si vuole montare la testa. Ora abbiamo bisogno di live e questo deve essere il primo obiettivo e quando saremo “a regime” pensare al prossimo step.

Crevice: È tutto cari pesciolini, un abbraccio a tutti e alla prossima! I vostri amichevoli Crevice.

 

“Non sono abbastanza stanco per dormire/ Troppo ubriaco per poter suonare, scrivere o parlare/ Troppo triste per poter ridere/ Io questa notte non la merito// Ma perché non riusciamo più/ a farci compagnia?// […]” ‒ “Viola”

 

Written by Crevice

 

 

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