Selfie & Told: la band The Mighties racconta l’album “Augustus”

“There’s always a noise in the back of my mind/ Something down there seems to be too hard to find/ It’s time to make a cut of my old style life/ It’s time to get a ticket to my fav white// Hey! Casablanca will be my star/ Hey! I’ll be your Bergman you will be my Bogart!// […]” ‒ “Casablanca”

The Mighties

Noi siamo i Mighties. Garage band nata nel lontano 2006 nella provincia perugina.

Folgorati da una musica ancestrale, rozza e primitiva siamo cresciuti nel mito delle chitarre acute, amplificatori valvolari con coni rotti, stivali di pelle bucati, assoli febbrili e tanto fuzz. I nostri gruppi ispiratori sono gli underdogs del rock ‘n’ roll, quelli che hanno fatto successo per un momento e poi sono scomparsi, bellissime meteore di una musica sempre di fretta.

La formazione diventa stabile dal 2010 e da lì abbiamo iniziato a comporre musica nostra, pubblicando 3 EP e finalmente a breve il nostro primo LP “Augustus” che conterrà 11 succulente tracce.

Da sempre la nostra dimensione preferita è il live dove dismettiamo i panni dei bravi ragazzi, quali in effetti siamo, per diventare dei selvaggi stralunati che godono ad ogni nota suonata ed ad ogni grido lanciato nel microfono.

Ne abbiamo fatti molti, in palchi grandi o in fumose bettole e abbiamo imparato bene una cosa: quando c’è l’attitudine giusta, il posto è ininfluente. Dateci un palco, dateci un paio di persone interessate e noi faremo di quel posto il nostro bunker del rock ‘n’ roll.

Fatevi delle domande e datevi delle risposte… come diceva Vergassola, ottimo, iniziamo con la rubrica Selfie & Told!

 

T.M.: Quando parlate di folgorazione, demoni del rock ‘n’ roll, primitivi, selvaggi, etc etc. state utilizzando il solito cliché o ci credete davvero?

The Mighties: Grazie per la domanda Lester. Sappiamo che ormai certi riferimenti appaiano un po’ datati e fuori dal tempo. Come è possibile che nell’era digitale, dove le “reazioni ai post” sono più importanti delle pacche sulle spalle ai concerti, ci sia ancora chi cerca il lato selvaggio del rock ‘n’ roll? In effetti è una guerra impari ma chiunque abbia imbracciato una chitarra elettrica e sentito il fruscio delle valvole ha subito capito che il demone del rock esiste. Sta lì, pronto per essere scatenato ed è più forte di ogni schema sociale, di ogni dignità umana. È quel diavolo che trasforma un medico psichiatra in una macchina da guerra alla batteria o uno stimato giornalista in un bassista che suda venti camicie e che spacca le corde del suo strumento tanta è la foga. Il rock ‘n’ roll lo devi vivere… solo in quel momento lo capisci e lo ami.

 

T.M.: Vi sentite parte in qualche modo di una “scena”?

The Mighties – Augustus

The Mighties: Sì, assolutamente, la scena che ci viene in mente quando pensiamo a noi è quella del Triceratopo che guarda in aria e vede arrivare il meteorite che sta per distruggere il mondo. La scena è morta! Prima sono morti i generi di nicchia, ora il rock stesso è uno dei suggerimenti di Spotify su “Cosa vuoi ascoltare oggi?”. Una volta questa domanda era un insulto. “Cosa cazzo pensi che voglia ascoltare!?! Esiste altro???”. Ma quei tempi sono andati e chi si ferma è perduto. Quindi noi da bravi triceratopi guardiamo il meteorite e ci godiamo il momento.

 

T.M.: State dicendo che il rock è morto? Ancora con queste banalità da vecchi?

The Mighties: No il rock non è morto, è una musica che vivrà sempre. Quello che è morto è l’attitudine rock, è la scena rock, è l’idea che il rock salverà il mondo. Prima era una ragione di vita, oggi è un tipo di musica da aggiungere a qualche playlist.

 

T.M.: E allora cosa salverà il mondo? Cosa può fare la musica?

The Mighties: La musica può accompagnarti nel viaggio amico mio, può farti entrare in un locale e farti dimenticare del telefono per una mezz’ora. Può farti ballare fino allo sfinimento, può farti vedere un gruppo che suona e farti commuovere anche se non sai perché. Può ancora accendere qualcosa, può salvare il tuo mondo quotidiano.

 

T.M.: Ok torniamo sulla terra… diteci qualcosa di Augustus.

The Mighties: Augustus è la nostra opera matura, il nostro disco prodotto bene, registrato bene e disegnato bene. Era ora che arrivasse e lo abbiamo aspettato tanto. 11 canzoni che ci ritraggono per quello che siamo e che vogliamo ancora essere: un gruppo garage-punk che sa mischiare rabbia e melodia.

 

T.M.: Di cosa parlano le vostre canzoni?

The Mighties: Di tutte quelle cose che può pensare un folgorato sulla via del rock ‘n’ roll: di una ragazza che va allo zoo e si droga dei versi degli animali, di un disgraziato che va in Marocco per cambiare sesso ma viene truffato, di una fantomatica ragazza che incendia campi erbosi, di una goccia cinese fatta uomo, delle bugie bianche di un cantante, dei santuari del rock ormai chiusi.

 

T.M.: Vinile o digitale? Cosa preferite?

The Mighties: Vuoi più bene alla mamma o al papà? Direi a tutti e due. Vinile per il gusto dell’oggetto e del suono, digitale per la comodità e portabilità. Non siamo luddisti e ci adeguiamo alla tecnologia dei nostri tempi ma se dobbiamo essere sinceri avere un disco tra le mani, scambiarlo, comprarlo, cercarlo e desiderarlo è quanto di più ci manca del mondo pre-Napster e masterizzatori cd… cose che sono già vecchissime di per sé.

 

T.M.: Grazie ragazzi, siete stati gentilissimi… per concludere: perché io dovrei perdere il mio tempo per ascoltare il vostro disco e venire ai vostri concerti?

The Mighties

The Mighties: Semplice, perché forse riusciremo a farti vedere il lato nascosto della tua anima, quello in cui tu stesso ti getti faccia a terra sul palco mentre fai un assolo, oppure abbracci una colonna mentre ti dimeni trasportato dal ritmo. Potresti vederci e darci un bellissimo abbraccio sudato alla fine del concerto e pensare che almeno per un ascolto o per una notte, tutto il mondo virtuale del cazzo è rimasto fuori e tu sei ciò che vuoi essere: un sudatissimo rocker!

 

Lady barracuda/ hold me for a while/ i love the things i will never learn/ her heart was so cold/ She’s a living dead/ lady barracuda/ Hold me for a while// He wants to be a girl inspector/ he wants to make a female collection/ give me your hands and i’ll never be fading/ shock me with love my beautiful lady// […]‒ “Girl inspector”

 

Written by The Mighties

 

 

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