Selfie & Told: Hiperico racconta il suo album “Nove”
“[…] Mi sono perso/ Più di un anno dentro un verso/ Dentro un sorso/ All’inizio di un percorso/ In uno sguardo immenso/ In ciò che penso/ Alla fine di un discorso/ E non me ne ero accorto/ Mi sono perso” ‒ “Mi sono perso”
Ciao a tutti, sono Hiperico, un cantautore attivo dagli anni ’90.
“Nove”, di prossima uscita, è il primo disco che realizzo con questo nome. L’album è nato durante gli anni che ho trascorso in Spagna con la mia famiglia.
Quasi tutte le canzoni hanno iniziato a prendere forma dall’incontro con altri musicisti: tantissime collaborazioni nate in maniera spontanea.
Tornato a Roma, ho affidato la produzione artistica a Sante Rutigliano. Siamo andati in studio di registrazione, il Gas Vintage Studio, insieme al nostro amico e batterista Cesare Petulicchio (Bud Spencer Blues Explosion) ed ecco qui “Nove”: un album dal sapore internazionale con testi in italiano, ma anche in spagnolo e in francese.
Ed ora beccatevi questa Selfie & Told!
H.: Perché “Nove”?
Hiperico: La scelta di un titolo per me è stata quasi sempre complicata e sudata. Per questo album, invece, posso dire di non aver avuto bisogno di scegliere: nove sono i brani dell’album e nove sono gli anni che ho trascorso lontano dalle sale di registrazione…
H.: In quale zona della Spagna hai trascorso questi anni?
Hiperico: Io e Mira, mia compagna e bassista, sentivamo l’esigenza di fare un’esperienza all’estero e, dopo un lungo viaggio perlustrativo, abbiamo deciso di andare a vivere sull’isola di Fuerteventura, alle Canarie. Quando ci siamo trasferiti nostro figlio aveva 5 anni ed ha frequentato l’ultimo anno di scuola materna e cominciato la scuola elementare a Fuerte. Siamo felicissimi di aver fatto questa esperienza, per lui che ora conosce la lingua spagnola molto bene e per noi tutti che abbiamo meravigliosamente arricchito il nostro bagaglio. Inoltre, questa biendita isla ha dato i natali al nostro secondo figlio.
H.: Cosa ci racconti dell’isola?
Hiperico: Lo stile di vita: tutto è più lento, meno frenetico ed è un po’ spiazzante l’impatto iniziale, ma ci si abitua presto alla piacevole sensazione di non avere fretta. E poi si passa tantissimo tempo all’aperto. Sull’isola si vive molto più in spiaggia e in giro che tra le mura di casa. Con gli amici si andava a surfare, a skateare, a suonare: anche le prove erano all’aperto. Avendo bisogno e voglia di provare per più ore ed essendoci una sola sala prove a disposizione per i musicisti della zona, decidemmo di organizzarci per fare le prove nel deserto. Da allora, a parte rarissimi casi, abbiamo sempre provato e jammato in mezzo al deserto di roccia tra Lajares e El Cotillo. Quelli sono stati e rimarranno per me sempre attimi di vita straordinari!
H.: Rientrato a Roma sei riuscito a mantenere qualche buona abitudine nata a Fuerteventura?
Hiperico: Sicuramente l’attività fisica. Come dicevo, gli sport che praticavo maggiormente erano il surf e lo skate. Longboard in entrambi i casi. Qui in Italia sono poche le occasioni in cui ci sono le condizioni del mare adatte per surfare, ma cerco di non farmene scappare nessuna. Uso molto la bicicletta e il longboard su ruota per i piccoli spostamenti quotidiani e cerco di usare il meno possibile l’automobile. Certo, posso dire che è molto più complicato, perché le piste ciclabili non sono il punto forte della capitale e gli automobilisti sono quasi sempre indiavolati e scorbutici. Ma alla fine: “no pasa nada!”.
H.: Tornando alla musica: cosa ti spinge a scrivere?
Hiperico: In primo luogo, per me comporre è una necessità. Quando, per vari motivi, mi capita di non scrivere per brevi o lunghi periodi, mi sento frustrato, non mi sento in pace con me stesso. E poi mi piace condividere le mie idee musicali, i miei spunti di riflessione e fotografie della società trasformate in canzoni e ovviamente suonarle dal vivo. Insomma, non potrei proprio farne a meno.
H.: Che musica ti ha influenzato da piccolo?
Hiperico: Devo tantissimo alle mie due sorelle maggiori. Ascoltavamo molti vinili di artisti internazionali: Neil Young (il mio preferito), Pink Floyd, Rolling Stones, Doors, Led Zeppelin, Bob Dylan… Ma anche tanti cantautori italiani: De Andrè, Dalla, De Gregori, Paolo Conte, Edoardo Bennato ecc. Diciamo che è cominciato tutto da lì.
H.: Parliamo del secondo singolo, appena uscito, “Stare Senza”.
Hiperico: Perdersi è importante: perché? Per avere sempre un punto di vista il più oggettivo possibile.
H.: In che senso?
Hiperico: Nel senso che trovo indispensabile provare a guardare tutto con occhi diversi facendo il grandissimo e difficile sforzo di sganciarsi da tutte le sovrastrutture che siamo (stati) costretti ad abbracciare per orientarci in questo mondo tutti in maniera allineata.
H.: Com’è nata la scelta di far girare i due video dei due primi singoli a Francesco Cabras?
Hiperico: Lo conoscevo artisticamente e l’ho sempre ammirato la sua professionalità ed il suo stile. Sono entrato in contatto con Francesco tramite Sante Rutigliano, mio grande amico, compagno di avventure musicali e produttore artistico dell’album. L’idea è venuta perché abbiamo pensato di rafforzare il filo che collega le due canzoni anche visivamente. Il video di “Stare Senza” infatti sembra il prequel di “Ci Libereremo”.
H.: Il primo video, “Ci libereremo”, è uscito a luglio, il secondo, “Stare senza”, in anteprima su Repubblica a ottobre… e l’album?
Hiperico: L’album è uscito il 9 novembre.
“[…] Ho un ricordo vago di me/ Dopo che il viaggio è diventato altro/ Ma credo sia possibile/ Trovare un luogo dove c’è il passaggio/ La voce si riempie di nuove emozioni/ E la musica arriva da dentro/ Chiudo gli occhi guardo dietro e/ È stato meglio…// […]” ‒ “Stare senza”
Written by Hiperico
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