“Night Games. Sex, Power and Sport” di Anna Krien: ridefinire cos’è lo stupro e cambiare la nostra cultura

“I wish I’d chosen to follow an ‘easier’ rape trial – one with an obvious villain, where a female was clearly intoxicated beyond consent, where I could make observations that don’t stink of the bad old days. But while every good story needs a villain, I can’t make it Justin.”

Night Games. Sex, Power and Sport

Se i testi in inglese non fanno per voi, allora è probabile che Night Games. Sex, Power and Sport (Black Inc, 2013) di Anna Krien non sia la lettura adatta (purtroppo non ne esiste una traduzione in italiano). Al contrario, se i libri che hanno la parola “sport” nel titolo vi fanno rabbrividire, non scoraggiatevi: Night Games non è un pallosissimo compendio di ingiustizie di genere nel mondo dello sport.

I falsi miti sullo stupro sono stati finalmente etichettati come tali; falsi. Lo stupro viene compreso in modo sempre più approfondito (ci sono fior di studi che posso linkarvi, se siete interessati), ma ci sono ancora moltissimi passi in avanti da fare. Infatti, quello che Anna Krien considera in questo suo recente lavoro è una serie di “scenari” inusuali.

Stupri, insomma, che non rientrano nell’ideale comune di cosa dovrebbe essere uno stupro (es la vittima è completamente ubriaca e quindi non può esprimere il proprio non-consenso, uno sconosciuto “adocchia” la sua vittima per strada e la porta in un vicolo, un conoscente picchia e violenta la vittima ecc). Ovviamente il presupposto è che lo stupro non dovrebbe “essere”; punto.

Ma la verità è che esiste, è un problema serio e va contrastato in modo sensato, perché molti stupri sono proprio riconducibili a casistiche “difficili” da collocare, ostiche da comprendere. Questo è vero soprattutto nel caso dei teenager, che per una serie di motivi sono particolarmente soggetti a dinamiche di coppia violente (posso linkarvi degli articoli, se siete interessati).

Krien esamina in particolare un caso di stupro avvenuto in Australia ai danni della giovane (e maggiorenne) Sarah Wesley, per poi trarne considerazioni brillanti (e inquietanti).

Sarah si prepara con i suoi amici, Tom e Olivia, per una serata all’Eve, dove incontrerà il giocatore di football Nate Cooper. I due sono in contatto da un paio di settimane e Sarah spera che la nottata abbia un lieto fine. La ragazza si reca nell’appartamento di Cooper, in Dorcas Street (a Melbourne). Ma mentre è impegnata in attività intime con il giocatore, nella stanza fanno irruzione i compagni di squadra di Cooper.

Sarah si ritrova al centro di una serie di attenzioni che fatica a gestire. Come comportarsi?

L’idea che la ragazza possa non essere consenziente non viene presa in considerazione dai giocatori, per i quali la “gangbang” è prassi. Terminato l’incontro (o l’incubo), Sarah esce dalla stanza e incontra Justin Dyer. Anche lui è un giocatore, ma non ha preso parte all’attività di gruppo che si è svolta in camera da letto. I due si presentano e, in circostanze poco chiare, lasciano insieme l’appartamento.

In circostanze altrettanto nebulose, finiscono in un vicolo. Quello che accade è facilmente immaginabile (o forse no). Alla fine della serata (o meglio, a inizio mattinata), i due prendono un taxi, si scambiano i numeri di telefono e pianificano di incontrarsi il giorno successivo (o meglio, quel pomeriggio).

Ma Sarah, non appena raggiunge la sua stanza, racconta a Tom di essere stata vittima di numerosi stupri. La polizia ascolta la testimonianza di Sarah e si arriva al processo. Ma è solo Justin a essere sotto accusa. Tutto ciò che è accaduto in Dorcas Street, nella camera da letto, viene messo a tacere, nonostante le svariate denunce di Sarah.

Anna Krien

Krien è una giornalista che, in quanto tale, approccia Justin in modo neutrale, senza pregiudizi. Eppure quello che la colpisce di Dyer sono le sue maniere posate, l’educazione.

Justin non assomiglia affatto all’ideale comune di “stupratore”. Durante il processo, Krien conosce la famiglia di Justin, indebitata fino al collo per pagare le spese legali di Justin.

Il padre di Justin è gravemente malato, lui stesso è sotto processo… Insomma, la vita del ragazzo è tutt’altro che ideale. Krien prova ad approcciare anche Sarah, ma Sarah non risponde. Mai.

Non solo durante il processo testimonia sfruttando la remote video evidence (non si reca in aula, ma testimonia tramite una sorta di video-chiamata; sì, è legale e nel Victoria è una prassi sempre più diffusa), ma evita accuratamente di rispondere alle email di Krien.

A quel punto, Krien inizia a scrivere il suo libro.

Mette da parte le motivazioni per le quali la gangbang non è stata processata (principalmente legate al fatto che i giocatori coinvolti nella gangbang erano “di serie A” mentre Justin era un giocatore più modesto), intervista svariati esperti e poi trae le sue conclusioni.

Si tratta di conclusioni che sarebbe difficile riassumere così, in una recensione di poche pretese (e di poche righe) qual’è la mia. Ma una cosa emerge in modo chiaro, quasi prepotente, dal lavoro di Krien: c’è bisogno di parlare di quei casi di stupro in cui non c’è violenza fisica, non c’è una vittima completamente sbronza, non c’è uno sconosciuto che violenta la donna.

C’è bisogno di parlare di tutto ciò che è stupro e che noi fatichiamo a etichettare come tale. Ma soprattutto, occorre ridefinire cos’è lo stupro e cambiare radicalmente la nostra cultura.

 

Written by Giulia Mastrantoni

 

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