“Racconto delle cose meravigliose d’Oriente” di Odorico da Pordenone: il viaggio del frate nella Via Persiana

“Benché molti raccontino numerose notizie sugli usi e costumi di questa epoca, si deve sapere che io, Fra’ Odorico da Pordenone, volendo andare nei paesi degli infedeli che sono oltremare, per guadagnare qualche frutto a vantaggio delle anime, vidi e ascoltai cose grandi e meravigliose che ora posso raccontare veracemente.” – Fra’ Odorico da Pordenone

Racconto delle cose meravigliose d’Oriente

Fra la letteratura odeporetica – cioè di viaggio – del medioevo occidentale, fa capolino nel 2018 grazie alla Casa Editrice Messaggero di Sant’Antonio, “Racconto delle cose meravigliose d’Oriente” di Odorico da Pordenone, una traduzione dell’edizione critica curata nel 2016 di Annalisa Marchisio della “Relatio de Mirabilibus orientalium Tatarorum” (Edizioni del Galluzzo), ossia la relazione dell’Itinerarium fatta da frate Odorico da Pordenone, dell’Ordine dei Frati Minori.

La curia papale, a quei tempi residente ad Avignone, era particolarmente interessata a tessere rapporti col mondo Orientale, a seguito delle invasioni tartare, che a cavallo fra la fine del ‘200 e gli inizi del ‘300 arrivarono sino ai confini dell’odierno Friuli, lambendo i confini della cristianità. Si rendeva per tanto necessario un contatto diplomatico per contrastare la forza devastatrice di queste invasioni. A tale scopo fu indetto un concilio a Lione.

Diverse missioni furono affidate ai due ordini più attivi del tempo: quello dei Frati Minori, e quello dei Frati Predicatori, con lo scopo di raccogliere quante più informazioni possibili, e a stabilire eventuali contatti diplomatici.

Non solo il Pontefice, ma persino il Re di Francia Luigi IX, si era impegnato politicamente ed economicamente in questa attività diplomatica col popolo mongolo.

Il viaggio di frate Odorico è anticipato dalle due precedenti missioni di frate Giovanni da Pian di Carpine, del 1245-47, che ci lascia l’itinerarium Historia Mongalorum, e la missione del 1253 guidata da frate Guglielmo da Rubruck, di cui si ricorda il suo Itinerarium (Viaggio in Mongolia), entrambi dettagliati e ricchi di informazioni. Non meno interessanti risultano le raccolte epistolari di frate Giovanni da Montecorvino, che si stabilì alla corte del Gran Khan nell’attuale Pechino (Khanbaliq) tra il 1293-94.

In parallelo e in continuazione di questi viaggi, possiamo collocare la missione di Frate Odorico, a seguito della richiesta di domanda di aiuto missionario che proveniva dalla Cina, favorita dalla buona accoglienza della corte del Gran Khan. [1]

L’avventura di Frate Odorico in compagnia del socius Frate Giacomo d’Irlanda prende il via a Venezia dopo il 1318, a bordo di una nave che li condurrà a Trebisonda, sul Mar Nero.

Da lì, raggiunto lo stretto di Hormuz attraverso la Via Persiana, si reimbarca e veleggia sino all’India, dove, raccolte le spoglie dei frati minori Nicola da Tolentino, Giacomo da Padova, Demetrio da Tifliz e del domenicano Giordano da Severac, martirizzati nel 1321 dai musulmani indiani, prosegue per mare attraverso le isole Andamane, Nicobare, Sumatra, Giava, Borneo, sbarcando finalmente nel porto di Canton, dove, riprendendo il viaggio via terra, continua toccando Zayton (Quangzhou ) e giungendo infine alla “nobile città, molto vecchia e antica” di Khanbaliq (Pechino). Dopo tre anni di permanenza, intraprende, forse per volontà del metropolita Giovanni da Montecorvino – allo scopo di raccogliere rinforzi missionari – lungo la via della Seta, toccando le mitiche terre del Prete Gianni di cui narrerà nel 1298 Marco Polo.

Dopo una sosta a Lasha, superata la catena del Pamir, ripercorrendo a ritroso la Via Persiana e giungendo a Trebisonda, Frate Odorico torna finalmente a Venezia a cavallo fra il 1329 e il 1330. Un lungo viaggio durato 12 anni e oltre 50.000 km.

Nel convento padovano di Sant’Antonio, detta le sue memorie di viaggio a Fra’ Guglielmo da Solagna:
“Fra’ Guglielmo da Solagna ha messo per iscritto fedelmente quanto il predetto Fra’ Odorico ha narrato con la propria bocca, nell’anno del Signore 1330, nel mese di maggio, a Padova, nel convento di Sant’Antonio. Non si è preoccupato di scrivere in un latino difficile, ricercato ed elegante, ma come quello raccontava, così questi scriveva, in modo che tutti potessero più facilmente comprendere le cose che venivano dette.”

Odorico da Pordenone

Fra’ Odorico da Pordenone nasce attorno al 1280 a Villanova di Portenone (Portus Nahonis), dalla famiglia di origine boema Matuschek, cognome poi italianizzato in Mattiuzzo-Mattiuzzi-Mattiussi.

Attorno alla metà del ‘200 abbiamo il suo ingresso nell’ordine dei Frati Minori. Più sicura è la sua presenza attestata in due atti notarili redatti in Friuli fra il 1316 e il 1318, dove il suo nome compare assieme a quello di altri frati, in contesti che lasciano presupporre la sua vicinanza alla curia papale, allora trasferitasi ad Avignone.

Questa relatio dovette verosimilmente essere servita alla curia papale ad Avignone, presso la quale fra’ Odorico non potè giungere perché ormai spossato dalle malattie. È possibile supporre che la relazione di questo viaggio sia stata infine consegnata dal suo compagno di viaggio frate Giacomo d’Irlanda.

Le numerose documentazioni relative invece alla fama sanctitatis di frate Odorico, riportano una curiosa nota sulla sua morte:
“Nell’anno del Signore 1331, mentre il predetto frate Odorico si apprestava a concludere il viaggio della sua peregrinazione, come aveva pensato nella sua mente e anche perché la strada e la fatica sopportata gli fossero di maggior merito, decise innanzitutto di presentarsi al Sommo Pontefice Giovanni XXII per chiedergli la sua benedizione e il permesso di trasferirsi nelle regioni degli infedeli, insieme con quei frati che di propria volontà accettassero di accompagnarlo. E mentre andava verso il Sommo Pontefice, a non molta distanza dalla città di Pisa, dove risiedeva in quel tempo il Papa, lungo la strada gli venne incontro un vecchio, vestito con l’abito del pellegrino, il quale lo chiamò per nome e lo salutò dicendo “Salve, fra’ Odorico”. E poiché il frate gli domandò come mai lo conoscesse, quello rispose: “Quando eri in India ti ho conosciuto e seppi del tuo santo proposito. Ma tu ora ritorna al convento da cui sei partito, perché tra dieci giorni lascerai questo mondo”.

Il vecchio scomparve alla vista di frate Odorico, che stupefatto ritornò indietro e arrivò al convento in buona salute, ma, come predetto dal vecchio pellegrino, morì dieci giorni dopo che gli fu fatta quella rivelazione.

Luca Salvagno, uno dei maestri del fumetto italiano, firma per le Edizioni Messaggero Padova il volume Odorico da Pordenone, col titolo “ Le nuove e meravigliose cose straniere”, un graphic novel di cui il fumettista padovano, considerato dai critici come l’erede di Jacovitti, è autore di testi e disegni, con una narrazione scenografica e descrizioni leggendarie. Si tratta della prima trasposizione a fumetti del lungo e sorprendente viaggio che il beato Odorico compì nel Trecento.

 

Written by Claudio Fadda

 

Info

Sito Messaggero di Sant’Antonio

 

Note

[1] Questa condizione di tolleranza si protrasse sino al 1386 con la dinastia Ming, che cancellò ogni traccia della politica favorevole al cristianesimo, la quale si riaprì allo stesso solo nel XVI sec.

 

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