“Giuliano”, romanzo storico di Gore Vidal: l’imperatore che voleva la vera libertà di culto

“Presto sarò morto come Alessandro. Ma quando me ne andrò, sarà la fine anche per Roma. Perché dopo di me non ci sarà più niente di buono. I goti e i galilei erediteranno lo Stato, e come gli avvoltoi e i vermi spolperanno le ossa di ciò che è morto, finché sulla terra non resterà nemmeno l’ombra di un dio.”

Giuliano – Gore Vidal

Giuliano” è un romanzo storico scritto da Gore Vidal ed edito da Fazi nel 2017 ma la prima pubblicazione di questo eccelso volume risale al 1964.

Un aneddoto interessante riguarda la coincidenza dell’età dell’autore con quella dell’imperatore Giuliano al momento della sua morte: 32 anni ed è da ricordare, mi permetto di aggiungere, che anche Alessandro Magno morì all’incirca a quell’età, solo ad un anno di differenza.

Forse l’imperatore Giuliano, se avesse avuto il tempo di pensare anche a quella coincidenza, avrebbe sorriso pensando a questa concomitanza anagrafica.

Vidal ci offre una finestra sul mondo dell’Impero Romano del 300 d.C. e lo fa in un modo talmente preciso e intimo che tutto quello che definisce questo libro un’opera di fantasia, in realtà, lo rende uno spaccato psicologico e realistico portando la figura di questo imperatore ad essere più reale dell’uomo che i sudditi di Roma, del suo tempo, hanno conosciuto.

Flavio Claudio Giuliano visse in un impero che non ha nulla del principato di Augusto, anche se tutti gli imperatori si fregiano di quel nome.

Giuliano nacque in un impero spaccato in due: oriente e occidente.

Visse in un impero che era divenuto cristiano. Crebbe sotto la minaccia di coloro che avevano abbracciato la fede del Cristo ma ne avevano distorto la natura.

O, almeno, da quello che si diceva, avevano prima costretto la figura del Cristo ad essere l’immagine del giusto e poi ne aveva distorto l’insegnamento che essi stessi avevano creato.

Poteri aprire una disputa religiosa ma non lo farò, nonostante lo stesso Giuliano si imporrebbe per condurla lui stesso.

Per lui questo punto era importante, ne parlava ogni volta che lo riteneva necessario. Cioè sempre.

“Una religione fondata sulla fratellanza e la bontà, che quotidianamente condanna a morte chi non è d’accordo con la sua dottrina, non può che essere ipocrita, come minimo.”

La memoria di Giuliano, conosciuto come l’apostata o l’ultimo l’imperatore pagano, è stata mistificata come quella del Cristo. Probabilmente avrebbe sorriso anche di questa coincidenza: lui non odiava i cristiani, voleva solo che lasciassero in pace gli altri e che fossero coerenti. Per lui non era chiedere troppo.

Per molti dei suoi contemporanei, e anche di coloro che vennero dopo, fu pura utopia.

Un cristiano aveva ucciso suo padre, un cristiano aveva ridotto l’impero di occidente un colabrodo, le azioni di un cristiano lo avevano messo nella condizione di temere costantemente per la sua sopravvivenza e sempre un cristiano lo aveva terrorizzato fin da piccolo.

Molti di questi personaggi si identificano in Costanzo, il suo predecessore, e altrettanti di essi si identificano nel suo fratellastro Gallo.

Giuliano fu un ottimo generale, ottenne in pochi anni gli stessi successi che il grande Traiano aveva impiegato quasi tutta la sua vita ad ottenere. Ma questo tutti lo hanno dimenticato.

Giuliano si adoperò per cambiare l’amministrazione più compiaciuto dei propri vertici che di coloro che lo componevano.

L’imperatore Giuliano aveva iniziato ad imbastire tutte le riforme che riteneva necessarie per tornare ad essere L’Impero Romano.

Tutto questo lo abbiamo dimenticato.

Quello che hanno voluto che ricordassimo è che fu un pazzo sacrificatore di tori e persecutori di cristiani.

Gore Vidal

Che era un credulone e si fidava troppo dei maghi e degli oracoli. Forse. Ma non siamo così diversi in questa epoca in cui i cristiani hanno vinto.

Giuliano nacque troppo tardi per riformare la religione dello Stato. Giuliano nacque troppo tardi per essere l’imperatore che governa con l’astuzia, la letteratura e l’intelligenza.

L’imperatore era tante persone tutte insieme. Ognuna delle sue personalità era amata e temuta, per un verso o per l’altro.

Gli era stato predetto che, come Alessandro, avrebbe raggiunto i confini del mondo. Come Alessandro voleva vedere il sole sorgere sull’orizzonte del nuovo mondo da lui creato.

Ma, come Alessandro, Giuliano morì troppo presto. Morì difendendo il suo sogno e cercando di venire a patti con l’impossibilità di realizzarlo nella maniera che si era prefissata.

L’imperatore Giuliano fu ucciso da una congiura, ordita da coloro che combattevano al suo fianco nell’ultima battaglia. Fu tradito dal suo scudiero.

“«Giuliano sapeva che si trattava di un’arma romana?» Saluzio alzò le spalle. «Come avrebbe potuto non saperlo?»”

Come il grande macedone, questo maltrattato e dimenticato imperatore romano, morì circondato “dagli avvoltoi e dai vermi” che morivano dalla voglia di spartirsi l’impero e il potere che ne sarebbe derivato.

Gore Vidal, l’autore, usa un espediente per raccontarci di questo emblematico imperatore: 17 anni dopo la morte dell’Augusto, Libanio, filosofo e amico dell’imperatore, vorrebbe riabilitarne la memoria presso l’imperatore Teodosio. Per farlo contatta un altro filosofo, Prisco, che è in possesso delle memorie di Giuliano e del suo diario. I due filosofi hanno conosciuto l’imperatore e ne hanno ricordi a tratti discordanti ma entrambi lo amavano come amico e allievo.

Questo stratagemma rende il romanzo un diamante tra le bibliografie, romanzi, degli altri imperatori: Adriano (Marguerite Yourcenar), Claudio (Robert Graves), Augusto (John Edward Williams) e non smetterò ai di essere grata per questo magnificente lavoro da parte di Vidal e dei suoi colleghi.

 

Written by Altea Gardini

 

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