“Oltre Caporetto. La memoria in cammino”: l’antologia curata da Mario Isnenghi in collaborazione con Paolo Pozzato

“È Caporetto. Viene sentito, interpretato, sussurrato, gridato sui tetti: «Tradimento», «Finìo ‘a guerra!», «Sciopero militare», «Finis Italiae», «Viva l’Austria». Un immaginario scatenato. La caduta dei vincoli gerarchici che libera e sbriglia la fantasia, i sogni, le speranze, gli incubi.”

Oltre Caporetto. La memoria in cammino. Voci dai due fronti

Ognuno di noi sa, per scolastica memoria o per ricordi tramandati dai nonni, che anche solo il nome di Caporetto scatena una reazione a catena di emozioni, rimembranze e dubbi.

La prima cosa a cui la nostra mente pensa, al solo nominare questo nome: Caporetto, è che nel corso degli anni è divenuto il sinonimo stesso di disfatta, nel senso più vero e completo del termine.

Caporetto, Caporetto, Caporetto.

Certo, è vero, sono ormai passati cento anni dagli eventi che hanno portato al riconoscimento di questa famosa battaglia come una delle peggiori macchie all’orgoglio militare italiano. Molti di noi, i nostri giovani soprattutto, non sanno casa sia accaduto e, vittime delle corse per terminare nei tempi prestabiliti i programmi scolastici, non hanno mai trovato o voluto cercare il perché Caporetto è una parola che ha sostituito il termine disastro.

Sono passati 100 anni.

Caporetto, Caporetto, Caporetto.

Lo scopo dell’antologia curata e creata da Mario Isnenghi (Venezia, 1938), con la collaborazione di Paolo Pozzato (Bassano del Grappa, 1958), si intitola: “Oltre Caporetto. La memoria in cammino. Voci dai due fronti.

Il Volume è edito da Marsilio nel maggio del 2018 e si propone di riportare alla luce brani scritti da chi era presente e visse quei tremendi momenti di guerra ma, come suggerisce il titolo, i racconti portati all’attenzione del lettore non provengono solo dalle voci dei vinti, cioè gli italiani, ma anche quelle dei nostri avversari.

Ci hanno visti nudi, ridicoli e vili. Non ci potranno amare mai più.”

Questo ci racconta Arturo Stanghellini, uno dei nostri ufficiali al fronte.

Sono densi di paure, riflessioni e incertezze i diari di coloro che hanno tramandato la loro memoria della loro esperienza. Questo è stato il periodo in cui l’Italia si è accartocciata, è implosa e si è rovesciata su se stessa tante di quelle volte che nessuno, dei presenti ovviamente, riusciva più a comprendere cosa stesse accadendo.

I soldati erano mal indirizzati, stremati, sfiniti, svuotati.

Ci furono casi dove l’amor proprio e l’amore per la Patria non erano il primo pensiero di coloro che, spaventati dalle voci e dalla frammentaria comunicazione, scelsero di soccombere al lato più oscuro dell’animo umano.

Caporetto.

Negli immediati anni successivi agli eventi, il nome di questa località poteva solamente essere sussurrato, la paura di ricordare gli avvenimenti faceva tremare le sale del governo e le mani di chi, per anni, ha solo cercato di dimenticare.

Paolo Pozzato – Mario Isnenghi

Sul fronte austro-ungarico, il morale delle truppe era certo diverso. Loro stavano vincendo, anche in maniera, forse inaspettata. I soldati attraversavano la nostra terra, tenuta e persa troppe volte durante gli scontri, ammirando le nostre divise e apprezzando le bellezze del luogo e, in parte, l’accoglienza che fu loro riservata.

Sì, qualcuno li aveva attesi come salvatori, qualcuno lì aveva attesi acclamando la fine di tanto andirivieni e di soprusi.

Purtroppo, in periodi così oscuri della storia, ci si dimentica che, anche se si sta combattendo per la propria Nazione, non tutto era dovuto.

E questo vale per entrambi gli schieramenti.

I nostri insultava gli assedianti e questi ultimi schernivano i nostri soldati, nessuno delle due voci, merita più onore o biasimo dell’altra.

In tutti questi anni, gli avvenimenti di questi momenti sono stati sviscerati e analizzati molte volte. Le colpe e le azioni di chi era al comando sono state mostrate, sotto molte luci diverse.

Non ci fu una sola Caporetto.

Ognuno visse una Caporetto tutta sua, personale. Perché come l’opera di Pirandello: “Così è, se vi pare

Nonostante i torti e le ragioni, le colpe e le crose ai ripari quello che sappiamo di sicuro è che tutti erano soldati e, parafrasando Ungaretti, quell’autunno perdemmo troppe foglie.

Soldati/ Si sta/ come d’autunno/ sugli alberi/ le foglie.” G. Ungaretti

 

Written by Altea Gardini

 

 

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