“Cash Machine” di Rigo: l’album che festeggia i 35 anni di carriera di Antonio Rigo Righetti
Antonio Rigo Righetti è una colonna portante del rock italiano ed il suo basso ha segnato alcuni dei brani più ascoltati di sempre in Italia e, per chi non lo conoscesse, è stato al fianco di Ligabue per quasi 15 anni a partire da “Buon Compleanno Elvis”.
Un musicista che festeggia oggi i 35 anni sul palco e, cosa quasi miracolosa, lo fa con i suoi compagni degli esordi: Robby “Sanchez” Pellati alla batteria e Mel Previte alla chitarra, altri due cardini di quella che era La Banda.
Nel suo lavoro solista troviamo le radici del suono che lo ha portato al successo e, non importa che ci si trovi sul palco di uno stadio o in un piccolo club, il basso del musicista modenese è un marchio di fabbrica inconfondibile.
In “Cash Machine” troviamo la passione per il rock americano e per le musiche della tradizione “roots”, insieme a un tocco molto italiano nei tre brani strumentali collocati in maniera strategica lungo la scaletta, quasi fossero degli intermezzi o una colonna sonora.
Il disco esce in contemporanea con il libro “Schiavoni Blues”, pubblicato da Artestampa che, in un certo senso, ne rappresenta la soundtrack ideale.
“Schiavoni Blues” parla infatti della storia di Rigo e della sua crescita dietro al bancone del Bar del Mercato Coperto, un luogo leggenda nel pieno centro di Modena (che, come viene citato nella pagina 10 del libro stesso: “… era ed è tuttora, una stanza a pianta quadrata di circa tre metri e cinquanta per lato”), e della figura del padre Guido, a cui nel disco è dedicata la canzone più sentita di tutto l’album: “It’s My Father”.
Tornando ai brani di “Cash Machine”, sono atmosfere desertiche da road movie quelle che animano “All My Soul”, tra Tom Waits e Willy DeVille mentre, si riscontrano tracce di new wave in “You You You”.
“I’ll Stick To Music” è invece una ballad che non sarebbe affatto sfigurata nel repertorio di Ligabue. Sono molte e diverse la atmosfere presenti nell’album…
“Under Your Spell” per esempio, ricorda il miglior Ben Harper mentre, nello strumentale conclusivo, “Tabadan” emerge un approccio alla composizione molto italiano, potremmo pensare a Nino Rota come a Nicola Piovani riletti con l’essenzialità di una band rock.
Un lavoro riuscito, proprio perché parte integrante di una grande tradizione rock e, non poteva essere diversamente.
Una certezza che ci conferma che Rigo non è solo un musicista di spessore, ma anche un autore con molto da dire.
Written by Luca Dainese