FEFF 2018: Sezione Competition – “Youth” di Feng Xiaogang

L’avevamo apprezzato 12 mesi or sono sempre al Far East Film Festival di Udine, che includeva in programmazione il capolavoro intitolato “I Am Not Madame Bovary” (2016); oggi gioiamo per il grande ritorno di Feng Xiaogang, da tempo apostrofato come “lo Steven Spielberg cinese”.

Youth di Feng Xiaogang

Due straordinarie opere in due anni, due Asian Film Awards (gli Oscar del continente) al miglior lungometraggio: non sono riconoscimenti immeritati quando i vincitori portano la firma di un maestro che, giunto alla 17esima prova cinematografica, di frecce al proprio arco non teme di rimanere a secco.

Il quadro storico stavolta abbraccia il periodo che va dagli ultimi anni del governo di Mao Zedong alla guerra sino-vietnamita e oltre, a più riprese, fino ai giorni nostri. La vicenda è incentrata su alcuni membri di una troupe di spettacoli culturali appartenente all’esercito della rivoluzione, composta principalmente da un abile corpo di ballo e una valente orchestra sinfonica.

Gli elementi sono tutti affratellati da un destino che impone loro, senza riscontrare alcuna resistenza, di spendere la giovinezza al servizio degli ideali politici comunisti, fieri di bramare e magari incarnare, giorno dopo giorno, un genere di condotta esemplare che qualsiasi cittadino onesto dovrebbe riconoscere ed ammirare.

Ognuno dei protagonisti ha alle spalle una realtà che lo contraddistingue dagli altri, sia nelle esperienze che nei temperamenti risultanti, tanto in positivo quanto in negativo: i mesi si susseguono così assistendo al consolidarsi dei mutui rispetto e collaborazione da un lato, all’aggregarsi delle diffidenze ed ostilità verso chi non si adegua al protocollo dall’altro.

Rea prediletta di queste trasgressioni è l’ingenua Xiaoping (interpretata dall’esordiente Miao Miao), fuggita da una famiglia problematica, priva di figura paterna e in cui veniva maltrattata, ed ora presa di mira dalle compagne che si reputano integerrime. Il conforto lo trova almeno in parte nell’affetto incondizionato che le rivolge sin dal giorno del suo arrivo Liu, il più altruista e al tempo stesso, in virtù della propria irreprimibile bontà, meno gratificato fra tutti i maschi.

Attraverso movimenti di macchina fluidi ed eleganti, che non si limitano a individuare e seguire i movimenti degli attanti ma ne attribuiscono ben precisi e arricchenti significati espressivi, Feng evoca sequenza dopo sequenza lo spirito di cameratismo e il calore familiare che si venivano a instaurare realmente fra i giovani politicamente impegnati della sua generazione, concedendo il giusto spazio alle parabole del successo e dello sconforto, dell’ispirazione e della repressione, dell’amore e della delusione.

Youth di Feng Xiaogang

Da un momento all’altro poi con un sensazionale quasi piano-sequenza getta il pubblico nell’inferno delle imboscate ordite dai guerriglieri vietnamiti, senza risparmiare gli stomaci sensibili né tantomeno speculare sulla necessariamente cruda rappresentazione del dramma bellico, che tante vite sin lì avvicinate e teneramente abbracciate miete in un soffio o deturpa irrevocabilmente.

Il cerchio si chiude con il ritorno alla pace e lo scioglimento della troupe, evento solo all’apparenza irraggiungibile, e con i successivi radi incontri dei sopravvissuti, sulla cui pelle e nei cui animi è ormai sfiorita la gioventù che tanto saldamente li aveva legati, come non dovesse mai giungere per loro il momento del commiato.

Nella sua ricca e tuttavia lineare struttura, Youth” centra ogni bersaglio, dalla limpidezza della narrazione alla delicatezza mai ostentata dell’accompagnamento musicale, dalla credibilità della ricostruzione d’epoca a quella derivante dalle caratterizzazioni dei singoli personaggi, ciascuno essenziale esibendo le proprie memorabili peculiarità; soprattutto vince la sfida di ottenere il plauso e la commozione dei suoi spettatori, i quali possono anche abbandonarsi alle lacrime consapevoli di reagire come se per poco più di due ore fossero stati realmente compagni di quelle splendide giovani promesse.

 

Voto al film

 

 

Written by Raffaele Lazzaroni

 

 

Info

Rubrica Far East Film Festival

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

OUBLIETTE MAGAZINE
Panoramica privacy

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.