“La foresta assassina” di Sara Blædel: assassinii e misteri nella Danimarca della mitologia norrena
“Stasera quel buco sembrava un occhio nero che lo scrutava nella penombra, e questo pensiero gli diede un brivido lungo la schiena, ma non di paura. Non era affatto spaventato, anzi. Il goði sollevò una zolla di torba e la infilzò su due rami, formando un piccolo portale. Sune era sempre stato affascinato dalla storia del patto con cui Odino e Loki erano diventati fratelli di sangue. Ora lui avrebbe compiuto lo stesso rituale: insieme agli altri sarebbe passato attraverso il portale, il simbolo di una nuova nascita collettiva.”

Louise Rick è tornata in un romanzo ancora più avvincente del primo (“Le bambine dimenticate”, Fazi Editore, 2017) sempre ambientato nella sua Danimarca, tra Copenhagen, Hvalsø e Roskilde.
Stavolta tutto inizia con un antico rito pagano legato alla mitologia norrena.
Sune è un quindicenne che verrà sottoposto ad una cerimonia in mezzo al bosco che dall’infanzia lo porterà all’età adulta ma oltre al falò e alle formule sacre ci sarà anche una donna legata ad una prova da superare.
Per Sune non sarà semplice e decide così di fuggire da tutti.
Le indagini della scomparsa vengono affidate Louise Rick, appena tornata al lavoro dopo una lunga assenza forzata.
Hvalsø è la città del ragazzo ma anche la sua (oltre che dell’autrice!) e occuparsi di questo caso significherà rivedere facce conosciute, immergersi nuovamente nel presunto suicido di Klaus, il fidanzato di tanti anni prima e rischiare ancora una volta la vita.
Le atmosfere nei romanzi degli scrittori scandinavi sono sempre particolari e Sara Blædel ricrea tutto questo con l’aggiunta di una spiccata sensibilità che rende la narrazione ancora più intima e grave.
Con Louise tornano anche Jonas, il figlio adottivo, Camilla, l’amica che non riesce a stare lontana dai guai, e Eik, il fidato collega che potrebbe conquistare il suo cuore.
“La foresta assassina” (Fazi Editore, marzo 2018, traduzione di Alessandro Storti) gira intorno al neopaganesimo norreno, un fenomeno che si sta diffondendo nei paesi scandinavi, una sorta di ritorno alla religione delle origini, con il rischio che oltre ai vari riti tornino anche i sacrifici animali (se non umani) che sono stati prontamente proibiti.
Come ci mostra la Blædel, sebbene i suoi siano fatti non corrispondenti alla realtà, il confine tra ciò che è permesso e ciò che è proibito è davvero sottile.

Ma il fascino dei miti nordici è sempre vivo e il mix tra questi e il genere thriller è davvero azzeccato e contribuisce a dare maggior inquietudine ad una storia coinvolgente e ricca di colpi di scena dall’inizio alla fine.
Risulta poi intrigante scavare nel passato della protagonista, sulle tracce di religioni che si pensavano dimenticate, vecchi ed inusuali cimiteri e piccoli paesi nei quali i misteri restano sepolti in profondità.
Un viaggio nella Danimarca tra presente e passato, tra amori persi e altri acquistati di recente, tra morti sotterrati in segreto e dentro una natura che avvolge tutto e tutti.
“Tutt’intorno c’era un rettangolo di siepe, cosicché sembrava che l’albero crescesse al centro di un campetto sportivo. Al di fuori di essa c’erano le lapidi, tutte uguali e disposte a due o tre metri di distanza, senza nulla a separarle l’una dall’altra. Un cimitero semplice e inquietante. Louise si sentì catapultata in un altro mondo, in cui il tempo aveva cessato di fluire.”
Written by Rebecca Mais