Trieste Film Festival 2018: il programma della ventinovesima edizione dal 19 al 28 gennaio

Dal 19 al 28 gennaio 2018 a Trieste si svolgerà un importante appuntamento con il cinema dell’Europa centro orientale: il Trieste Film Festival, giunto quest’anno alla 29esima edizione, diretta da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo.

Triste Film Festival 2018

Il Trieste Film Festival è nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino (l’edizione “zero” è datata 1987), il festival continua ad essere da quasi trent’anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Più che un festival, un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell’Europa del cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama internazionale.

Due, quest’anno, le aperture: la prima, venerdì 19 gennaio, al Teatro Miela, con “Sympathy for the Devil” di Jean-Luc Godard, evento inaugurale (anche) della retrospettiva “Rebels 68. East’n’West Revolution”. Un film simbolo di un’intera stagione, che “bombarda” la narrativa tradizionale attraverso dieci piani sequenza: metà sui Rolling Stones che registrano il brano del titolo, metà sulla rivoluzione che non decolla, tra Pantere nere letteraliste, scritte sui muri, un libraio nazi che fa malmenare due “rossi” e Eve Democracy intervistata sul ruolo degli intellettuali e poi braccata.

La seconda apertura, che lunedì 22 gennaio segnerà il debutto del Rossetti come sede principale del Festival, sarà affidata a DJAM, il nuovo film di Tony Gatlif: un’opera che, come sempre nel cinema dell’autore di Gadjo Dilo, Transilvania e Vengo, mescola lingue, nazionalità e ritmi, in un viaggio fatto di musica, incontri, condivisione e speranza che – attraverso la storia di una giovane donna dallo spirito libero – racconta l’Europa della multiculturalità e delle migrazioni.

La chiusura segna il ritorno al Trieste Film Festival di Elisabetta Sgarbi, intellettuale a tutto tondo (cineasta, scrittrice, editrice) che in “L’altrove più vicino” accompagna lo spettatore in un viaggio ai confini dell’altrove che ci è più prossimo, una terra, un popolo, una cultura, che è appena oltre una soglia mobile, fatta per essere attraversata e cancellata milioni di volte dalle trasmigrazioni di persone, lingue, abitudini. La Slovenia nelle parole e negli occhi di Paolo Rumiz, nella prima intervista dopo moltissimi anni al grande poeta Alojz Rebula, ormai cieco, ma che continua a scrivere; nei ricordi di Claudio Magris e nei versi della scrittrice Marisa Madieri, che fu sua moglie, esule istriana; nella musica della giovanissima e vivace orchestra diretta dal Maestro Igor Coretti-Kuret, nata per superare ogni frontiera e creare un continente culturale, emotivo; nei brani di Boris Pahor, interpretati da Toni Servillo.

Nucleo centrale del programma si confermano i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari: a decretare i vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival.

Kratki Izlet

Nove i film, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi. A cominciare da tre “road movie” che sarebbe difficile immaginare più diversi: il croato “Kratki Izlet” (Una breve gita/ A Brief Excursion) dell’esordiente Igor Bezinović, dove il tentativo di un gruppo di ragazzi di raggiungere un monastero nella campagna istriana si trasforma in un viaggio allegorico verso l’ignoto; “Out” dello slovacco György Kristóf, applaudito al Certain Regard dell’ultimo Festival di Cannes, con il protagonista Ágoston che attraversa l’Europa dell’Est – tra incontri bizzarri e inattesi – nella speranza di trovare un lavoro e realizzare il sogno di tutta la vita; e “Frost” del maestro lituano Sharunas Bartas, con i suoi due protagonisti, Rokas e Inga, impegnati a guidare un furgone di aiuti umanitari da Vilnius all’Ucraina: salvo ritrovarsi abbandonati a se stessi, in cerca di un rifugio tra le terre innevate del Donbass, circondati da un’umanità distrutta dalla guerra. Più lontani nel tempo, ma tutt’altro che dimenticati, sono i conflitti evocati da due titoli che hanno animato il dibattito politico nei loro Paesi: il polacco “Zgoda” (Riconciliazione/ The Reconciliation) di Maciej Sobieszczański, triangolo amoroso ambientato nella Slesia del 1945, nel campo di lavoro creato dai servizi dell’ufficio di sicurezza comunista sul sito dell’ex lager nazista di Auschwitz Birkenau; e lo sloveno “Rudar” (Il minatore/ The Miner) di Hanna Slak, storia vera della scoperta, da parte di un minatore di origini bosniache, di una fossa comune in cui erano stati sepolti almeno 4000 corpi di profughi della Seconda guerra mondiale. A dispetto del titolo, non è invece una storia di guerra quella raccontata in “Soldaṭii. Poveste din Ferentari” (Soldati. Una storia da Ferentari/ Soldiers. Story from Ferentari) di Ivana Mladenović: ispirata alle vicende autobiografiche dell’antropologo Adrian Schiop – anche sceneggiatore e protagonista – è un Romeo e Giulietta omosessuale ambientato nella periferia rom di Bucarest: un gioco di desiderio e potere che non ha vincitori, tra un etnomusicologo timido e introverso appena scaricato dalla fidanzata e un ex detenuto che si offre di aiutarlo nelle sue ricerche. Da Bucarest al Mar Nero con l’altro film rumeno del concorso, “Breaking News” (Edizione straordinaria) di Iulia Rugină: Dopo la tragica morte del suo cameraman, il reporter Alex Mazilu deve realizzare un servizio sulla vita dell’uomo, attraverso gli occhi inquieti di sua figlia. Candidato dall’Albania all’Oscar, “Dita Zë Fill” (Le prime ore del giorno/ Daybreak) di Gentian Koçi è l’intenso ritratto di Leta, sfrattata e costretta a trasferirsi con il figlio neonato nell’appartamento di Sophie, un’anziana signora ormai immobile a letto, a cui la donna deve fare da badante. Per difendere il lavoro e la nuova casa, Leta deve mantenere in vita a tutti i costi la vecchia signora. Dalla Russia, infine, arriva “Aritmija” (Aritmia/ Arrhytmia) di Boris Chlebnikov, storia di una giovane coppia di paramedici che, fra interventi d’emergenza, pause lavorative ad alto tasso alcolico e un sistema sanitario in continua evoluzione, lotta per trovare la forza di rimanere insieme.

Altri sei, oltre ai citati Djam e L’altrove più vicino, i titoli fuori concorso selezionati come Eventi Speciali di questa edizione: a cominciare da “Krotkaja” (Una creatura gentile/ A Gentle Creature) di Sergej Loznica ‒ già vincitore del Trieste Film Festival nel 2013 con Anime nella nebbia, e a cui il TSFF ha dedicato un omaggio per la prima volta in Italia nel 2011 ‒, che trae ispirazione da un racconto di Dostoevskij per raccontare un viaggio nell’abisso in una Russia terra di delitti senza alcun castigo. Altro nome ben noto ai frequentatori del festival è quello dell’ungherese Kornél Mundruczó, che con “Jupiter Holdja” (La luna di Giove/ Jupiter’s Moon) costruisce un thriller metaforico sulla disillusione e la fede, storia di un giovane profugo clandestino succube del suo potere di levitare, in un mondo dove i miracoli si comprano per pochi soldi…

The Prince and the Dybbuk

Vincitore del Premio Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema, “The Prince and the Dybbuk” di Elwira Niewiera e Piotr Rosołowski è un appassionante viaggio cinematografico alla scoperta di un autentico Zelig che cambiava continuamente nome, religione, titolo e paese per scrivere la storia della sua vita come se fosse quella di un film. Ma chi era davvero Moshe Waks, figlio di un umile fabbro ebreo originario dell’Ucraina che morì in Italia come principe Michaeł Waszyński? Un ragazzo prodigio del cinema, uno scaltro impostore o un uomo che confondeva cinema e realtà?

Prosegue la collaborazione del Festival con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che a Trieste premierà “A Ciambra” di Jonas Carpignano come miglior film italiano del 2017.

Infine, la riscoperta di un “piccolo” (solo nella durata: 12 minuti) ma importante documentario, “Bora su Trieste”, girato nel 1953 da Gianni Alberto Vitrotti: premiato alla Mostra di Venezia del 1953, il film fu il frutto di oltre due anni di lavoro, coronati da un Leone d’Argento e da un clamoroso successo internazionale.

Il Concorso internazionale Documentari propone nove titoli, tutti in anteprima italiana. Di questi, ben 4 affrontano, pur da prospettive e con accenti diversi, il mondo dello sport: “Over the Limit” della polacca Marta Prus offre, attraverso il ritratto della ginnasta russa Margarita Mamun a caccia dell’oro olimpico, un graffiante dietro le quinte sulla fatica fisica e mentale richiesta da una disciplina rinomata per la sua bellezza estetica; l’ungherese “Ultra” di Balázs Simonyi racconta la più sfiancante delle maratone, la Spartathlon, 246 km tra Atene e Sparta da correre entro 36 ore; in “Wonderful Losers: a Different World”, coprodotto e distribuito in Italia da Stefilm, il lituano Arūnas Matelis ha seguito per 7 anni, durante il Giro d’Italia, i “Sancho Panza” del ciclismo professionale: portatori d’acqua, servitori, gregari, che sacrificano le loro carriere per aiutare i compagni di squadra. Tra sport (più o meno) nobili e passatempi da bar si muove “Playing Men” dello sloveno Matjaž Ivanišin, un “catalogo” dei giochi virili dal sapore arcaico che ancora si praticano negli angoli più remoti del Mediterraneo. Due gruppi di famiglia in un interno: quello di “Strnadovi” (Storia di un matrimonio/ A Marriage Story) della ceca Helena Třeštíková – a cui il TSFF ha dedicato un omaggio nel 2010 -, che sin dal 1980 segue con la sua macchina da presa la vita di Ivana e Vaclav Strnad; e “Družina” (La Famiglia/ The Family) dello sloveno Rok Biček, già autore di Class Enemy, esempio di cinéma vérité senza sceneggiatura su un ragazzo nato in una famiglia di persone con problemi mentali che cerca di (ri)costruirsi una vita. Ed è un interno domestico, ma affacciato sulla storia con la S maiuscola, quello al centro di “Druga Strana Svega” (L’altro lato di ogni cosa/ The Other Side of Everything) di Mila Turajlić: la regista di Cinema Komunisto ricostruisce, attraverso una lunga conversazione con la madre, la storia dell’appartamento di famiglia, a Belgrado, “nazionalizzato” dopo la Seconda guerra mondiale. Due i film rumeni: “Ouăle lui Tarzan” (I testicoli di Tarzan/ Tarzan’s Testicles) di Alexandru Solomon, su un istituto di ricerca fondato dai sovietici negli anni Venti in Abcasia, repubblica non riconosciuta sulle sponde del Mar Nero, per creare un ibrido tra uomo e scimmia; e Ţara moartă” (La nazione morta/ The Dead Nation) di Radu Jude, documentario-saggio che attraverso fotografie d’epoca e estratti dal diario di un medico ebreo, ricostruisce l’ascesa dell’antisemitismo negli anni Trenta e Quaranta.

Sono 15 i cortometraggi in concorso per il Premio TsFF Corti: tra questi, la prima assoluta del rumeno “Miss Sueño” di Radu Potcoavă, il cipriota “Aria” di Myrsini Aristidou e il lituano “By the Pool” di Laurynas Bareiša, entrambi in concorso all’ultima Mostra di Venezia, il greco “Copa-Loca” di Christos Massalas, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes e il croato “Into the Blue” di Antoneta Alamat Kusijanović, visto alla Berlinale. Si conferma anche quest’anno l’attenzione per l’animazione, con una vetrina fuori concorso dove trova posto anche l’italiano “Malamènti”, diretto dall’attore Francesco Di Leva e presentato alla Settimana Internazionale della Critica a Venezia.

Ja Gagarin

Promossa in collaborazione con Sky Arte, che premierà uno dei film della sezione attraverso l’acquisizione e la diffusione sul canale, Art&Sound propone quest’anno 5 titoli in anteprima che esplorano i più diversi ambiti artistici: “Ja Gagarin” (Io sono Gagarin/ I Am Gagarin) della russa Olga Darfy ricostruisce la scena techno della Mosca dei primi anni ’90; “Soviet Hippies” dell’estone Terje Toomistu è una corsa attraverso il “potere dei fiori” sulle orme del movimento hippie sovietico che sfidò il regime dell’Urss; “Glasnije Od Oružja” (Più forte delle armi/ Louder Than Guns) del croato Miroslav Sikavica riflette sul ruolo della musica patriottica nella (ex) Jugoslavia a cavallo tra gli anni ’80 e ’90; “Picturesque Epochs” di Péter Forgács, maestro ungherese del found footage, è il ritratto di Mária Gánóczy, pittrice e filmmaker nata negli anni 20, la cui opera ha immortalato luci e ombre della storia dell’Europa centrale; il polacco “Beksinscy. Album Wideofoniczny” (I Beksiński – Un album di suoni e immagini/ The Beksińskis – A Sound and Picture Album) di Marcin Borchardt, infine, racconta – attraverso un accesso senza precedenti ai materiali d’archivio della famiglia – la storia dello straordinario pittore Zdzisław Beksiński, e della sua complicata relazione con il figlio Tomek. Fuori concorso, prodotto e distribuito da Sky, “Hansa Studios: da Bowie agli U2” – La Musica ai Tempi del Muro di Mike Christie ci guida alla scoperta dei mitici studi di registrazione berlinesi che videro nascere i capolavori di David Bowie, Iggy Pop, Depeche Mode, Nick Cave, U2, Einstürzende Neubauten, Nina Hagen.

Il consueto Focus “nazionale” è dedicato quest’anno non ad un Paese, ma ad un popolo – quello curdo – sparso in quattro Paesi (Turchia, Siria, Iraq, Iran). Con una bandiera ma senza uno Stato, come ci ricorda il titolo di uno dei film in programma, “A Flag without a Country” di Bahman Ghobadi (l’autore di Il tempo dei cavalli ubriachi e I gatti persiani), docu-fiction che segue le storie dei curdi Helly Luv, cantante pop curda, e Nariman, pilota. Entrambi cercano di essere un esempio per il loro popolo, un popolo che da sempre affronta condizioni durissime di vita, la guerra e gli attacchi dell’ISIS. In programma altri tre film, tutti documentari: “Filles du Feu” (Figlie del fuoco/ Fire’s Daughters) di Stéphane Breton, sulle donne curde che combattono contro l’Isis in Siria; “Meteorlar” (Meteore/ Meteors) di Gürcan Keltek, che a partire dalla cronaca (la caccia ai militanti del PKK da parte delle forze di sicurezza turche nel 2015) mescola riprese documentaristiche e commenti politici, cose terrene e fenomeni dell’universo, diventando un film sulla memoria e la sparizione di persone, luoghi, cose; “Gözyaşina Yer Yok” (Non c’è posto per le lacrime/ No Place for Tears) di Reyan Tuvi, un viaggio di solidarietà, vita e morte tra la Turchia e Kobane.

Confermata anche quest’anno la formula del Premio Corso Salani, che presenta cinque film italiani completati nel corso del 2017 e ancora in attesa di distribuzione: la dotazione del Premio (2mila euro) va intesa quindi come incentivo alla diffusione nelle sale del film vincitore. Immutato il profilo della selezione: opere indipendenti, non inquadrabili facilmente in generi o formati e per questo innovative, nello spirito del cinema di Salani. I titoli: il documentario in prima assoluta “Country for Old Men” di Pietro Jona e Stefano Cravero, ambientato a Cotacachi, Ecuador, dove il paradiso di un gruppo di anziani americani espatriati è minacciato dall’arrivo di connazionali che si portano dietro tic e nevrosi del loro paese di origine; “Il cratere” di Luca Bellino e Silvia Luzi, che dopo l’anteprima alla Settimana della Critica di Venezia sta riscuotendo enorme successo nei festival di tutto il mondo; “Karenina & I” I di Tommaso Mottola, sulle tracce di Tolstoj attraverso la sfida quasi impossibile dell’attrice norvegese Gørild Mauseth chiamata ad interpretare Anna Karenina in una lingua che non ha mai parlato e nel paese d’origine dell’autore; “Uno sguardo alla Terra” di Peter Marcias, omaggio al lavoro del documentarista (dimenticato) Fiorenzo Serra, e insieme riflessione sul documentario contemporaneo – e sullo stato di salute della Terra – attraverso le testimonianze di autori come Claire Simon, Wang Bing e Brillante Mendoza; “L’uomo con la lanterna” di Francesca Lixi, sceneggiato in collaborazione con Wu Ming 2, che racconta attraverso foto, documenti e filmati inediti la storia del bancario sardo Mario Garau, distaccato in Cina dal Credito Italiano nel 1920.

L’uomo con la lanterna

Essere il primo festival dell’anno ha i suoi vantaggi: ad esempio poter celebrare per primi i cinquant’anni del ’68, protagonisti di Rebels 68. East ‘n’ West Revolution, una retrospettiva che, fedele allo spirito del TsFF, si farà in due, indagando quell’anno cruciale del secondo Novecento da un doppio punto di vista: quello dell’ovest, con autori come Godard, Antonioni, Roeg e Bertolucci, e quello dell’est, con nomi come Pintilie, Dezső, Němec e Žilnik. Senza dimenticare titoli e personalità che – da Bellocchio a Makavejev a Garrel – hanno anticipato il 68, o che del 68 si sono nutriti, prolungandone lo spirito nelle stagioni a venire.

Una stagione breve, eccitante e terrificante di rivoluzione totalespiegano Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri, curatori della parte “occidentale” della retrospettiva – “Nel cinema tutto doveva essere rovesciato: il linguaggio, i modi di produzione gerarchici, il concetto di professionalità, i premi, la ricezione e la memoria storica stessa, furono messi in discussione, totale e permanente. Un film non doveva più essere il cinguettio meraviglioso di un usignolo dentro la gabbia dorata. Ma la fine di ogni gabbia. E la possibilità per tutti di prendere una macchina da presa in mano senza chiedere permesso e scoprire altri mondi possibili”.

Giunto alla 8. edizione, When East Meets West, evento organizzato dal Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia assieme al Trieste Film Festival, in collaborazione con EAVE, Maia workshops, Creative Europe Desk Italia, Eurimages, e con il supporto di Creative Europe – MEDIA Programme, MiBACT – Direzione Generale per il Ci- nema, CEI (Central European Initiative) e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, si conferma come l’appuntamento industry da non perdere. L’edizione 2018 avrà un nuovo doppio focus East & West, riunendo a Trieste più di 400 professionisti dell’audiovisivo provenienti da oltre 35 Paesi e, nello specifico, dai territori scelti per il focus 2018: Paesi Nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia) e Sud Est Europa (Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Grecia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia, Slovenia). L’idea, anche in questa edizione, è quella di dare vita a un appuntamento capace di creare un forte legame tra le regioni e i paesi coinvolti. Attraverso tavole rotonde, masterclass e case-study, si riuniscono a Trieste professionisti di diversi paesi, rendendo così il Friuli Venezia Giulia un punto di riferimento per i produttori dell’Est Europa che vogliono avviare collaborazioni con imprese occidentali, e viceversa. Insieme a produttori di lungometraggi e documentari saranno presenti broadcaster, distributori e rappresentanti di fondi e mercati, così da presentare l’intero panorama di possibilità produttive e distributive, nonché le risorse finanziarie disponibili. Parecchi sono gli eventi industry per continuare ad attirare in città sempre più professionisti dell’audiovisivo dall’Europa dell’Est e dell’Ovest e per catalizzare l’attenzione dei distributori italiani, che in pochi giorni avranno l’opportunità di accedere a varie iniziative a loro dedicate, tra cui proiezioni di rough cut di lungometraggi documentari i cui progetti siano stati presentati in precedenza a piattaforme simili a WEMW (Last Stop Trieste) e per la prima volta anche a sessioni di work in progress di progetti di fiction italiani, in collaborazione con il Milano Film Network (This is IT).

Da segnalare inoltre Born in Trieste, sezione del festival – aperta quindi al pubblico – dedicata ai film che proprio al When East Meets West hanno iniziato il loro (fortunato) percorso produttivo: in programma quest’anno, oltre a due cross-over con altre sezioni (Country for Old Men, in gara al Premio Corso Salani, e Wonderful Losers, in concorso tra i documentari), l’anteprima internazionale del doc “Biegacze” (I corridori/ Runners), diretto da Łukasz Borowski: tre protagonisti, 240 chilometri, 52 ore continue di lotta contro le difficoltà di una pista in montagna e le limitazioni del corpo umano. Senza mai dormire. Uno sguardo dentro le motivazioni più profonde che spingono l’uomo a conquistare l’impossibile.

Trieste Film Festival 2018

Per il sesto anno torna Eastweek – Scriptwriting Workshop for New Talents, che quest’anno cambia veste: la novità è rappresentata dalla partnership con Midpoint – il programma per lo sviluppo e la scrittura di progetti cinematografici dedicato ai professionisti emergenti con sede presso la Famu di Praga – che di concerto con When East Meets West ha trasformato il progetto di sceneggiatura ‘Eastweek’ nel primo appuntamento di “Feature Launch Workshop”, il principale progetto annuale dedicato ai nuovi talenti nel campo cinematografico dell’Europa centro orientale, in collaborazione con il festival internazionale di Karlovy Vary e il Film Center Serbia. Quest’evoluzione è stata salutata da tutti i partner coinvolti come il coronamento e allo stesso tempo la felice continuità del quinquennale progetto di sceneggiatura già messo in atto dal Trieste Film Festival negli anni passati, e che ora vede un innalzamento della barra dal punto di vista professionale e qualitativo. Nella sua nuova veste, il primo step triestino del Feature Launch Workshop si rivolge a dei team creativi composti da sceneggiatori, registi e produttori durante la fase dello sviluppo del loro primo o secondo lungometraggio. I team potranno far parte di un workshop annuale che avrà inizio a Trieste e si concluderà nel 2019 nella sessione di follow up durante il mercato di co-produzione When East Meets West, durante il quale potranno confrontarsi e presentare i loro progetti ad una platea di potenziali produttori e partner artistici.

Tra i vari eventi collaterali di cui siamo orgogliosi sostenitori c’è il nuovo progetto dedicato alla realtà virtuale e al video immersivo a 360°, ‘TSFF goes Virtual’, in collaborazione con il PAG-Progetto Area Giovani del Comune di Trieste, già avviato lo scorso gennaio ed ampliatosi nell’arco di questi ultimi mesi, con una serie di workshop tenuti dal nostro collaboratore ed esperto Antonio Giacomin, il quale ha coordinato l’Hackaton contest, la prima maratona in Italia per la produzione video a 360°, e la ‘VR Day’ dedicata al video immersivo attraverso una serie di eventi il cui focus riguarda l’aspetto della discussione e ricerca di un comune linguaggio di espressione visiva. Professionisti del settore, creativi o semplici curiosi possono esplorare nuove strade creative ed espressive approfondendo e individuando gli strumenti di narrazione utilizzati in questo nuovo media mediante panel, workshop e una masterclass speciale tenuta dal ‘transmedia author’ Michel Reilhac.

I Paesi della 29. edizione

Albania – Austria – Belgio – Brasile – Bulgaria – Canada – Cipro – Croazia – Estonia – Finlandia – Francia – Georgia – Germania – Grecia – Iraq – Irlanda – Italia – Lettonia – Lituania – Norvegia – Paesi Bassi – Polonia – Qatar – Regno Unito – Repubblica Ceca – Romania – Russia – Serbia – Slovacchia – Slovenia – Spagna – Stati Uniti d’America – Svezia – Svizzera – Turchia – Ucraina – Ungheria

Luoghi:

Teatro Miela (Piazza Duca degli Abruzzi, 3)

Politeama Rossetti (Largo Giorgio Gaber, 1)

Trieste Film Festival 2018

Il 29. Trieste Film Festival è stato realizzato con il patrocinio di Comune di Trieste, Direzione Generale per il Cinema – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Università degli Studi di Trieste, Ordine degli Avvocati di Trieste; con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Direzione Generale per il Cinema – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Comune di Trieste, CEI – Central European Initiative; con il sostegno di Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, Fondazione CRTrieste, Promoturismo FVG, Istituto Polacco di Roma, Studio Boscolo&Partners Trieste, Parlamento europeo / Lux Prize; con la collaborazione di Fondo Audiovisivo FVG, Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, La Cineteca del Friuli, La Cappella Underground, FVG Film Commission, Associazione Casa del Cinema di Trieste, Associazione Corso Salani, Milano Film Network, MIDPOINT International Script Development Program, SIEDAS – Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo

Media partner: MYmovies, Quinlan.it, Longtake

Web Media Partner: cinematographe.it, geomovies.it, lafolla.it, momentosera.com, oubliettemagazine.com

Media coverage by Sky Arte HD

Technical partners: B&B Hotel Trieste, Grand Hotel Duchi D’Aosta, Victoria Hotel Letterario, Urban Homy Trieste, Hotel Continentale, NH Hotel Trieste, Hotel Coppe, Savoia Excelsior Palace, Urban Hotel Design, Tipografia Menini, Cafè Rossetti, Antico Caffè San Marco, Parovel, Ristorante Pepenero Pepebianco, RossoPomodoro Trieste, Ristorante Mimì e Cocotte, Immaginario Scientifico, Collettivo SuperAbile, Ideando Pubblicità, Spin.it, Eventival

Trieste Film Festival aderisce a: AFIC Associazione Festival Italiani Cinema.

 

 

Info

Sito Trieste Film Festival

 

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