Selfie & Told: il musicista Lou Mornero racconta l’EP omonimo
“Quando aspetti qualche cosa e sembra che non giunga mai/ e ti perdi nell’attesa senza fuga da chi sei/ e raccogli un po’ di brace di un ricordo che non scalda più/ ma che ancora dona pace, è meglio questo che solo tu// […]” – “L’attesa”

Lou Mornero è un musicista/cantautore milanese, nato il primo giorno di acquario del 1979.
Ha imbracciato una chitarra tra la fine delle scuole medie e l’inizio delle scuole superiori (regalo per la promozione) e non ci si è più staccato.
Dopo anni importanti di condivisione di sale prove, studi di registrazione, palchi ed elettricità con diverse bands il corso imprevedibile degli eventi l’ha portato a desiderare una carriera solista che prediligesse una musica più intima e meno agitata di quanto non avesse fatto in passato.
L’età incomincia evidentemente ad essere quella del whiskey davanti a un caminetto e un libro…
Attualmente il progetto, dice, prevede di rimanere confinato nelle quattro mura casalinghe dove Lou compone e registra le sue canzoni, esclude quindi la possibilità di performance live ed esibizioni in pubblico, ma come si sa i piani si fanno per non rispettarli, quindi tutto può succedere, come sempre.
Ed ora beccatevi questa Selfie & Told!
L.M.: Sei un acquario del 1979, quindi fra non molto compirai 39 anni se non cicco i conti, che sensazioni provi a debuttare a quest’età?
Lou Mornero: I conti son giusti…e proprio il fatto di avere una certa età mi fa vivere il debutto come se non fosse tale poiché di fatto non lo è. Negli anni ho esperito e assimilato queste sensazioni in forme varie, con progetti precedenti, perciò non mi sto mettendo in gioco al punto di aspettare o temere qualcosa in particolare, è tutto molto genuino: mi piace creare musica ma non ha senso che la conosca solo io, quindi la pubblico e cerco di diffonderla… sottoponendomi anche ad auto interviste… So che a qualcuno piacerà, ad altri meno e ad altri ancora per niente, qualcuno dovrà trovare dei paragoni per incasellarmi, qualcuno non ci baderà, ci sarà chi ne parlerà e chi la snobberà e va bene così.
L.M.: Cosa curiosa, dici di non volerti esibire. Perché prima di tutto? Non pensi che sia uno step necessario per diffondere la tua musica?

Lou Mornero: Di motivi ce ne sono diversi, ne cito alcuni per tentare di rendere questa scelta comprensibile. Il più banale è dettato da questioni tecniche: le canzoni sono state registrate in stanze di appartamenti da me e Andrea, l’amico che ha seguito il progetto, quindi per portarle su un palco dovrei aver la fortuna di trovare dei musicisti disposti a sposare la causa senza, probabilmente, beccare un euro o in alternativa ingegnarmi nell’utilizzo di macchine. Nel primo caso so bene quanto siano rare le giuste alchimie tra musicisti e ciò potrebbe richiedere troppo tempo e tentativi vani mentre nel secondo caso credo che non sia molto la mia storia quella di armeggiare con loop station, synth e simili. Oltre a ciò non sento di avere l’eccentrica vocazione utile al frontman, ho sempre suonato in band riservandomi i lati dei palchi in veste di chitarrista o bassista. Quindi, per tornare alla domanda, credo che la performance sia importante per la diffusione ma ancor più importante è sentire la musica prima che vederla.
L.M.: Dicci qualcosa di più mirato sull’ep…
Lou Mornero: Come dicevo ha una dimensione prettamente casalinga poiché, esclusa la masterizzazione curata da Marco Antonio Spaventi nel suo studio di Amsterdam, è stato interamente registrato, arrangiato e mixato in tre diversi appartamenti e ciò lo rende al mio senso come un personale momento musicale, molto intimo e sincero sia nelle musiche che nei testi. Benché le canzoni siano tutte nate dalle mie registrazioni di chitarre acustiche e voci con Andrea abbiamo poi cercato di vestirle con suoni che ne esaltassero il più possibile le atmosfere di per sé evocate e sento che siamo riusciti nell’intento di creare cinque piccoli pianeti differenti della stessa galassia. Questo processo è stato particolarmente vitale ed eccitante poiché abbiamo letteralmente giocato a far musica, provando, riprovando, manipolando suoni e prendendone in prestito, sempre nel comfort casalingo.
L.M.: Come molti anche tu nella vita occupi due ruoli immagino, musicista e altro. Ci racconti dell’altra vita? E come vorresti che cambiasse?
Lou Mornero: L’altra vita… è un concetto che mi diverte e rattrista allo stesso tempo. Tutti quelli come me vorrebbero avere la possibilità di dedicarsi alla creatività full time e non nei ritagli di tempo quando magari l’umore non è quello giusto o non si è lucidi a sufficienza per dedicarci le energie necessarie. Però è così. Quell’altro me è un impiegato d’ufficio, ragioniere precisamente, quello che porta a casa la pagnotta e investe in questo me. Non credo che potrà cambiare la mia condizione a meno che qualche discografico sufficientemente visionario e folle si prenda una cotta per la mia musica al punto da investire tempo e danaro senza condizioni mercenarie. Vedi che è uno scenario oltremodo surreale, specie nella sempre più defunta culla della cultura. Ma finché c’è l’ispirazione e la curiosità va bene anche così. Non tutte le prigioni vengono per nuocere.
L.M.: Chiudiamo sognando a ruota libera, c’è qualche artista con cui ti piacerebbe collaborare in futuro?

Lou Mornero: Certo che sì! La musica, ma tutto, è molto affascinante quando è la somma di più sensibilità perciò le collaborazioni sono intriganti. Di recente è uscito un album di Kurt Vile e Courtney Barnett che è un ottimo esempio per spiegare quanto possa essere vincente e divertente l’unione artistica fra due musicisti che si incuriosiscono reciprocamente. Poi uno dei miei idoli viventi è Mark Lanegan, non mi viene in mente nessuno che io conosca che ha collaborato con altri più di lui, oltre ai nomi noti vanta un CV di featuring che è incredibilmente ricco ma soprattutto trasversale, virtù per la quale lo stimo nel profondo poiché mi ci sento affine. Quindi per fare giusto un nome e non dilungarmi mi piacerebbe da matti poter collaborare con Mark Lanegan.
L.M.: Abbiamo finito, grazie Lou.
Lou Mornero: Ok, grazie a te, Lou!
“[…] La vista all’imbrunire è un senso marginale/ per quelli come me che escludono di stare,/ è marginale il tempo che occorre a rinunciare/ al comodo fardello di sapersi accontentare.// Oh, che sogni fai? Gioventù, non muori mai, non morirai/ […]” – “Strade”
Written by Lou Mornero
Credits
Musiche, parole, chitarra acustica e voce: Lou Mornero
Arrangiamenti, strumentazioni e macchine: Andrea Mottadelli
Cori su Strade: Sonia Rosa, Massimo Lucia, Cristian Doria
Mixato da Andrea Mottadelli
Masterizzato da Marco Antonio Spaventi
Foto cover: Valerie Caimi
Progetto Grafico: Atelier Nero
Foto Lou Mornero: Luca Tombolini
Info