“C’era”, poesia di Natale di Juan Ramon Jiménez
“C’era” di Juan Ramon Jiménez

L’agnello belava dolcemente.
L’asino, tenero, si allietava
in un caldo chiamare.
Il cane latrava
quasi parlando alle stelle.
Mi svegliai… Uscii. Vidi orme
celesti sul terreno
fiorito
come un cielo capovolto.
Un soffio tiepido e soave
velava l’alberata:
la luna andava declinando
in un occaso d’oro e di seta
apersi la stalla per vedere se Egli
era là…
C’era…
Juan Ramón Jiménez Mantecón (Moguer, 24 dicembre 1881 – San Juan, 29 maggio 1958) è stato un poeta spagnolo. Premio Nobel per la letteratura nel 1956, è stato uno dei più importanti intellettuali della generazione del ’14. Tra il 1900 e il 1904 la depressione lo costringe a trascorrere lunghi periodi in una clinica ad Arcachon, vicino a Bordeaux e da qui compie viaggi in Svizzera e in Italia e si dà alla lettura dei poeti simbolisti.
Si trasferisce in una clinica a Madrid, dove organizza riunioni alle quali partecipano i fratelli Machado, Valle-Inclán, Benavente e in seguito si stabilisce presso il suo medico personale, Louis Simarro che lo introduce nell’ambiente della Residencia de Estudiantes, dove conosce le opere di Nietzsche e Schopenhauer.
In Francia Jiménez si era avvicinato alla poesia di Mallarmé, Rimbaud, Laforgue, Baudelaire ed era entrato in contatto con i poeti del Mercure e con Jammes. Si era così allontanato dall’influenza di Rubén Dario per scoprire Béquer.
C’era… ma…
“Non era vero nulla, proprio nulla,
oltre il gallo che cantava in fondo al prato
come un cherubino che arruffa le sue ali
nell’impetuoso vento che lo rapisce in estasi.
E dentro il buio della stalla nulla
oltre il pianto straziante dell’agnello
per celebrare il giorno del Natale.
Il battito del cuore strappato dal costato
lo sentiremo solo quando
avremo dato al pianto il senso oscuro
che la vita ci nasconde.”
© marcello comitini
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