“Prudenti come serpenti” di Lola Shoneyin: la poligamia in Nigeria e la donna di seconda mano
“Andrà tutto bene. Cos’altro può farmi? Non può umiliarmi più di quanto abbia già fatto. Le sue mogli non possono essermi più ostili di quanto non lo siano già. Lui è mio marito e il mio posto è a casa sua”.

A parlare è Bolanle, la protagonista del primo romanzo della nigeriana Lola Shoneyin “Prudenti come serpenti“, edito in Italia per i tipi di 66Thand2nd.
Bolanle è una giovane donna, istruita, ha conseguito la laurea in un paese in cui sono poche le donne che riescono a proseguire gli studi e a costruirsi una carriera professionale come capita invece agli uomini.
Eppure, nonostante la sua istruzione e nonostante il negativo parere della famiglia, in primis della madre, Bolanle sceglie di diventare la quarta moglie di Baba Segi, un uomo avanti con l’età, appesantito nel corpo e nell’animo, che divide la sua ricca dimora appunto con le sue tre mogli e con sette figli.
La storia si svolge secondo una narrazione circolare, la parola passa di volta in volta a tutti i protagonisti del romanzo: le altre mogli, il marito padrone e il suo autista, e ovviamente Bolanle, ognuno raccontando un pezzo di storia che si compone come in un mosaico, svelando una trama sorprendente che trascina tutti i protagonisti in un finale drammatico e liberatorio insieme.
L’autrice inanella nel suo racconto la descrizione delle tradizioni del suo paese, il modo di vivere delle donne nelle case facoltose ed in quelle più povere, ma soprattutto scandaglia quell’universo a tratti buio che è il rapporto fra uomini e donne in un paese dove la poligamia è sinonimo di potere dell’uomo sulla donna e dove la virilità diventa il metro di giudizio per il successo del maschio dominante.
Ma a suscitare maggiore interesse è l’analisi che la Shoneyin conduce sul rapporto che intercorre fra le donne e in particolare fra le quattro mogli. È sconcertante assistere alle rivalità, alle invidie, all’odio addirittura che si scatena nell’animo delle prime tre mogli all’arrivo di Bolanle, quella laureata.
La paura di essere messe da parte dal loro signore e padrone spinge due delle tre mogli ad architettare e mettere in atto azioni di intimidazione nei confronti di Bolanle, disvelando un mondo nel quale pur di mantenere il proprio status quo le donne sono capaci di farsi guerra fra loro e di sfoderare una crudeltà persino superiore a quella del più violento degli uomini.
“Va bene, mi sono detta infine. Ho sofferto troppo nella mia vita per permettere a quella specie di ratto di rovinare tutto. È laureata, e allora? Quando ci ritroveremo dinanzi a Dio nell’ultimo giorno, ci chiederà se siamo andati all’università? No! Ma vorrà sapere se siamo stati prudenti come serpenti, perché è così che la Bibbia ci chiede di essere”.

Altresì interessante è vedere come l’autrice abbia costruito la sua storia su ciò che di più prezioso possa esserci nella relazione fra un uomo e una donna: i propri figli. La capacità di generare sarà infatti l’oggetto delle lotte fra le mogli, raccontata in alcuni passaggi anche in chiave ironica, soprattutto mettendo a nudo le difficoltà che un uomo come Baba Segi ha nell’affidarsi alla moderna medicina piuttosto che alla stregoneria tradizionale.
Lola Shoneyin disegna un quadro le cui tinte spaziano dal rosa al noir, passando per il calore dei sentimenti che animano la protagonista e che ne svelano le motivazioni alla base della sua scelta apparentemente insensata.
Ma anche quella scelta, alla fine, si rivelerà un rito di passaggio, per curare antiche ferite e ricominciare una nuova vita.
“Non dimenticherò Baba Segi. Non mi mancherà, ma mi ricorderò di lui. Forse talvolta lo ricorderò con affetto. Ho imparato molte cose negli anni di permanenza in casa sua. È grazie al tempo trascorso sotto il suo tetto che mi sono svegliata. Gliene sarò sempre grata. Le mogli saranno sollevate per la mia partenza, lo so… mi ricorderanno come il vento malvagio che ha sconvolto la tranquillità della loro casa”.
Written by Beatrice Tauro