“Amore senza confini” di Martin Campbell: l’amore cambia le persone, alcune persone cambiano il mondo
“Ho impiegato una vita a capire che abbiamo un solo cuore, dobbiamo essere sinceri con lui.”

Beyond Borders, tradotto in italiano con il più lezioso Amore senza confini, è il titolo originale del film di genere drammatico, realizzato dal regista Martin Campbell nel 2003.
Il personaggio centrale della narrazione filmica è Sarah Jordan (Angelina Jolie), pronta a indossare i panni di una donna forte e coraggiosa. Colpita da un eclatante episodio avvenuto a Londra durante una serata di beneficenza, città dove Sarah vive con il marito, la donna si fa coinvolgere da una causa umanitaria di cui acquisisce consapevolezza.
A esprimere le sue profonde contrarietà, a causa della sospensione di fondi economici, determinanti per la sopravvivenza del popolo africano, e in Etiopia nel particolare, è un medico che ogni giorno combatte la sua battaglia contro la fame e la povertà.
Sarah è profondamente toccata dall’operato dell’uomo, tale Nick Callahan (Clive Owen), impegnato a salvare quante più vite possibili, tanto da aderire al progetto umanitario di Nick.
Nonostante appartenga a una famiglia benestante, dove certi sentimentalismi nei confronti degli ultimi della terra non le sono stati insegnati, Sarah parte per l’Africa per andare in soccorso di quella massa di diseredati che non hanno colpa alcuna se non quella di essere nati nel Sud del mondo.
Raccogliendo una gran quantità di materiale necessario alla sopravvivenza di quei poveretti: farmaci, cibo e acqua, Sarah va incontro a un destino difficile e pieno di incognite.
Perché, raggiunta l’Africa, si deve confrontare con una realtà più problematica di quanto abbia immaginato, in quanto parte dei beni vengono confiscati dal dittatore di turno.
Comunque, la giovane si adatta alle dure condizioni di vita e si prende cura di un bimbo e della propria madre ormai morente, salvandolo dal suo lugubre destino.
E, per dar loro un’opportunità di sopravvivenza, si scontra con Nick, uomo dall’apparenza rude ma colmo di un’indiscutibile umanità, che si dedica a strappare da morte certa un esercito di ultimi.
Ed è fra difficoltà inenarrabili, che vanno dall’assenza di cibo, di medicinali, di acqua, alla presenza di equivoche figure politiche, prive di umanità e che hanno a cuore solo interessi politici ed economici, che il film racconta un pezzo di storia del tutto verosimile ai ricorrenti fatti africani.
Realtà questa che sconvolge Sarah nel profondo, che si fa partecipe di quell’universo.
Ma a Londra ha un marito che l’aspetta, ed è tempo, a un certo punto della narrazione, di far ritorno alla propria casa. Ritorna, ma il suo cuore rimane lì, in quel lembo di terra polverosa, dimenticato da molti, ma di cui soldati improvvisati si dichiarano proprietari.
“L’amore cambia le persone. Alcune persone cambiano il mondo.”

Raggiunta Londra, impiegata a prestare servizio presso l’ONU, Sarah è ancora un’osservatrice attenta dei vari focolai di guerra presenti nelle diverse zone del pianeta, dove i conflitti, apparentemente senza logica, si consumano non tenendo conto della sorte di uomini e donne che lì esauriscono le loro vite.
Contattata da un amico di Nick, anch’egli votato alla stessa causa, che le chiede espressamente di intervenire con aiuti umanitari, Sarah è di nuovo in prima linea sul fronte di guerra. Questa volta raggiunge la Cambogia, nel periodo in cui i khmer rossi sono al potere mettendo in atto una ferocissima dittatura.
Anche in questo caso l’imperativo dei raffazzonati e crudelissimi militari, animati solo da un odio disumano e immotivato, è la violenza fine a se stessa. Violenza che colpisce anche il gruppetto di cui Sarah fa parte, che anche lì spende la propria esistenza per strappare gli indigeni alle brutali condizioni di vita in cui sono costretti a vivere le loro povere esistenze. In questo caso, purtroppo, la morte si fa ancora più vicina a Sarah e Nick, perché un componente del gruppo viene ferito a morte.
Toccati dal dramma, fra Nick e la bella Sarah, inevitabile, nasce una storia d’amore.
Pur dichiarandosi da sempre innamorato di Sarah, Nick impedisce a se stesso di trattenerla: non desidera infatti farla partecipe di una vita assediata dalla brutalità. La sollecita perciò a tornare alla propria vita.
Ma Sarah sarà ancora a fianco di Nick quando, aiutata dalla propria sorella che fa la giornalista, viene a conoscere la sorte che è toccata all’uomo di cui è ancora innamorata; nonostante la distanza che il tempo ha messo fra di loro.
Trascorsi 5 anni dal momento in cui i due si sono separati, fra i due il richiamo dell’amore è forte, e Sarah sente di dover andare in soccorso di Nick, adesso in Cecenia. Anche questa zona è ad altissimo rischio, dove le violenze compiute sono mostrate con cruda verosimiglianza nello sviluppo filmico di Amore senza confini.
“Se avessi un’altra vita la passerei con te, non ti lascerei nemmeno un secondo, ma non posso fermarmi e il tuo posto è con la tua famiglia o qualcuno si farà male.”
In Cecenia i due si ritroveranno più innamorati che mai; ma non è questo l’elemento più trascinante del film, perché a occupare il posto di evento principale è il tragico epilogo con cui si concludono le sequenze cinematografiche.

Amore senza confini è sì una storia d’amore, ma non intesa nel significato più classico della definizione.
Perché è soprattutto una storia di diritti violati. Una storia in cui i “cattivi”, purtroppo, hanno la meglio sui “buoni”. Come accade tutt’oggi in zone dove vige un’estrema povertà che, insieme a conflitti sempre più cruenti, mette a rischio la vita di intere popolazioni.
Vite di molti, esseri umani senza patria e neppure identità, considerati inutili presenze, anche se esseri umani con pieni diritti. Lasciati però morire di fame, sete e malattie che potrebbero essere debellabili.
Film di denuncia, Amore senza confini, mostra attraverso dure sequenze, purtroppo verosimili, una realtà di cui il genere umano dovrebbe vergognarsi; realtà in cui gli interessi geo-politici vanno contro quello che sarebbe il bene di popoli martoriati da guerre e malattie.
Notevole l’interpretazione dei protagonisti tutti, calati alla perfezione nei ruoli affidati loro dal regista.
Esemplare anche la sceneggiatura che, con scene toccanti, ha saputo esprimere un connubio non propriamente facile: coniugare una storia d’amore dall’indiscutibile intensità, con una realtà sconvolgente che, solo grazie a pochi uomini e donne generosi, viene resa un po’ meno pesante.
Certo, l’operato di medici e volontari è solo una piccola goccia in un mare. Importante è, però, credere che il genere umano non sia composto solo da esseri malvagi, come quelli di cui si racconta sia nella realtà filmica sia in quella reale raccontata dai media.
Brava la protagonista femminile in un ruolo per lei non convenzionale, che le permette di esprimersi al meglio e che va oltre la sua algida bellezza.
Eccellente la colonna sonora, ad accompagnare i momenti più intensi del film, così come la fotografia, capace di cogliere la desolazione spettrale in cui le sequenze sono state girate. Specchio della tragica realtà di cui la pellicola si è fatta interprete.
“Where hope survives.”
Written by Carolina Colombi