Intervista di Cristina Bucci a Daniele Rotella: dai The Rust and The Fury a Boda
“I can change the colors./ I can feel my pains./ I would restart your memories./ I could bring you my love./ I set the controls fore the heart of the sun./ I’m moving away from here./ I’m moving to the end of times, spaces, galaxies./ I’m just killing you./ I know your memories.” – “Killing you”
Daniele Rotella è musicista operaio, un chitarrista che ha fatto del suo strumento, sia in versione elettrica che acustica, una questione di vita. È il leader dei The Rust And The Fury, band rock perugina amata e dileggiata dalla critica.
Due dischi alle spalle con etichette del calibro di La Fame Dischi (il primo) e la prestigiosa Woodworm Label (il secondo).
Sotto il nome di Boda debutta con un album maturo registrato in solitaria. Undici canzoni sussurrate dal bosco, protagonista indiscusso dell’intera opera.
Un viaggio tra luoghi sonori evocativi e istantanee di vissuto. Arvo Part e i Sigur Ros che giocano con Neil Young.
C.B.: Daniele Boda Rotella dopo due grandi dischi con i The Rust And The Fury approda all’avventura solista. Com’è nata questa esperienza?
Daniele Rotella: Posso dire che è stato un processo molto naturale. Avevo da parte alcune canzoni scritte nel corso di questi ultimi quattro anni, alcune anche in tempi più “antichi”. Le ho registrate nell’arco di un anno e mezzo e hanno preso una forma ed una sostanza nuova. Una veste che si addice al mio modo personale di vedere oggi la musica.
C.B.: Con i The Rust avete avuto grandi riconoscimenti. Che periodo è stato?
Daniele Rotella: Un periodo meraviglioso. Tutto è successo in modo molto naturale e senza alcuna forzatura. Abbiamo vissuto un periodo di grazia, dove tutto ci è riuscito in maniera semplice e molto spontanea. Vivevamo in sincronia l’un con l’altro ed in una armonia unica che non ho mai “sentito” e vissuto prima.
C.B.: Quello che colpisce di questo disco è che sei riuscito a stupire. Riuscire a discostarsi pur mantenendo il proprio stile riconoscibile non è mai facile. Per me addirittura ti sei superato. Preferisco di gran lunga questo “Songs: for a lovely soul” alle tue vecchie produzioni. Sei maturato?
Daniele Rotella: Mi sono messo alla prova. Ho scavato nel fondo delle mie idee da produttore e le ho messe in pratica, cercando di cogliere tutti gli elementi di arrangiamento ed esecuzione che ho sempre ricercato nel mio modo di lavorare. Sì penso di essere maturato, ma in funzione di un naturale processo di evoluzione artistica. In una continua sensazione di bello e di bellezza. Perché la musica è una continua ricerca della bellezza, come in tutta l’arte.
C.B.: Lo avrai intuito che il tuo disco mi è piaciuto molto ma penso che avrebbe avuto più fortuna all’estero. Mai pensato di emigrare?
Daniele Rotella: Ci penso ogni giorno della mia vita. Emigrare dove però? Ho un’esigenza di scoprire nuovi posti e nuove frontiere sonore. Farmi contaminare. Conoscere nuove forme di espressione musicale e non. Ho vissuto in Scozia per un periodo. Devo dire che molto mi ha lasciato questo posto. Molti suoni, odori e pensieri.
C.B: A proposito di questo hai mai pensato all’italiano per i testi?
Daniele Rotella: Ovviamente sì. C’ho provato, ma non è nelle mie corde. Né degli strumenti, né tanto meno in quelle vocali.
C.B.: Ascoltando la tua musica si capiscono molto bene i tuoi riferimenti. Praticamente tutta roba non italiana, ma quali gruppi italiani tuoi colleghi ascolti o hai stima?
Daniele Rotella: Non ascolto musica prodotta in Italia. Lavoro come fonico e ti assicuro che mi basta ascoltare le band dal vivo. Difficilmente trovo qualcosa di stimolante. Viviamo in un tempo di banalità musicale dove funzionano solo i ritornelli ridondanti da coro da stadio. Non trovo differenza tra il pop becero e quello che viene definito “Indie”. Percepisco una grande confusione. Una mescolanza di generi, retaggi del passato e ritornelli senza senso.
C.B.: A quando un concerto nel bosco?
Daniele Rotella: Presto molto presto! Devo “celebrare” il bosco che ha dato vita a questa idea. Il bosco di Monte Malbe. Mi ha ispirato e sussurrato tutte le note di questo disco. Per l’esattezza ha “suonato” questo disco attraverso me.
Written by Cristina Bucci